Ultimo aggiornamento alle 10:22
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Bagnara, il comandante dei vigili resta in carcere

REGGIO CALABRIA Resta in carcere il comandante dei vigili urbani di Bagnara Calabra, Raimondo Cacciola, arrestato il 9 febbraio scorso per la «gestione domestica, sen non del tutto contraria alla l…

Pubblicato il: 29/02/2016 – 10:02
Bagnara, il comandante dei vigili resta in carcere

REGGIO CALABRIA Resta in carcere il comandante dei vigili urbani di Bagnara Calabra, Raimondo Cacciola, arrestato il 9 febbraio scorso per la «gestione domestica, sen non del tutto contraria alla legge» della polizia municipale del piccolo centro turistico della tirrenica. Lasciano invece i domiciliari, ma sono sospesi per un anno dal servizio la moglie Giuseppina Luppino, agente al suo comando, e Pasquale Clemente, collega dei due.
Così ha deciso il Tribunale della libertà di Reggio Calabria sui ricorsi presentati dai difensori dei tre indagati – gli avvocati Consolato Caroleo per Cacciola e Luppino, Lorenzo Gatto per Clemente – finiti al centro dell’inchiesta che ha svelato come Bagnara Calabra si fosse trasformata nel feudo del comandante della municipale, il quale – sottolineava il gip nell’ordinanza che lo ha spedito in carcere – come un signorotto medioevale «si arroga diritti che non gli sono propri, esercita quelli che gli spettano con margini di insindacabile e incontrollabile discrezionalità, ingenerando situazioni foriere di discriminazioni e iniquità, dispensa forme di giustizia sommaria, opera secondo criteri di dubbia opportunità ed evidente parzialità, offrendo un ombrello di impunità ad alcuni e mostrandosi integerrimo con gli altri, chiudendo un occhio di fronte a certi abusi, se non tutti e due».

LA DENUNCIA ALL’ORIGINE DELL’INDAGINE Quello di Cacciola – si leggeva nell’ordinanza che ha accolto e valorizzato le richieste del pm Antonio Cristillo e del procuratore aggiunto Gaetano Paci – era un «dominio assoluto ed esclusivo su ogni aspetto nevralgico dell’attività dell’ufficio» scoperto grazie alla denuncia di una donna che più volte ha visto ignorate le sue segnalazioni su abusi e violazioni commesse da un’impresa, impegnata in lavori di ristrutturazione nei pressi della sua casa. L’indifferenza della municipale e del suo comandante di fronte ai reiterati abusi ha indotto la donna a rivolgersi ai Carabinieri. Ma anche di fronte alle pressioni del sindaco e dei militari, Cacciola ha continuato a ignorare la situazione, permettendo alla ditta Fazzari di agire impunemente. Lo hanno scoperto i carabinieri, quando la donna si è nuovamente presentata in stazione per presentare denuncia per abusivismo edilizio, inducendo gli investigatori ad approfondire. Quello che è emerso, anche grazie ad una fortunata perquisizione che ha permesso di scoprire persino un registro di protocollo con una serie di progressivi lasciati in bianco per essere compilati alla bisogna, è una serie infinita di irregolarità, abusi e reati, tramutatisi in una lunga lista di contestazioni a carico di Cacciola, della moglie Luppino e del collega Clemente, ma anche di altri dieci indagati.

LA LEGGE DI CACCIOLA Fra loro c’è anche il titolare della ditta Fazzari, più volte “graziato” da un Cacciola curiosamente miope di fronte ai reiterati illeciti commessi. Quando costretto dalle circostanze, come nel caso di una volontaria demolizione di un muro, si limitava ad una semplice multa, al posto della doverosa denuncia. Stesso “trattamento di favore” di cui ha beneficiato Domenico Libro, beccato a ristrutturare interamente una casa senza uno straccio di autorizzazione, o Vittoria Ruggiero, titolare dell’omonimo hotel, che nei mesi estivi ha popolato di sedie e tavolini la piazza su cui l’attività affaccia senza averne alcun titolo. Un caso quest’ultimo che si è tradotto anche in un danno non di modesta entità per l’Ufficio tributi, cui la titolare dell’hotel ha potuto omettere di versare quasi diecimila euro.

PADRONI DI CASA
Tutto era concesso, purchè lo decidesse Cacciola. Del resto, per lui, come per la moglie Giuseppina Luppino, il comando della municipale era un prolungamento della casa padronale, dove loro e solo loro potevano dettare legge. Lo hanno dovuto rendere noto con una lettera di protesta consegnata al sindaco e al segretario generale i colleghi dei coniugi, cui veniva interdetto persino l’accesso alla fotocopiatrice, al fax e al computer su cui erano installate applicazioni necessarie, come quella che consente le visure delle targhe delle automobili. Allo stesso modo, il comandante aveva tentato di imporre all’impiegato del protocollo di consegnare solo ed esclusivamente a lui posta e documenti, presumibilmente per smistare a suo piacere le pratiche. «Avevano accesso completo agli atti Cacciola e la Luppino – mette a verbale uno dei colleghi – Questa situazione coniugale ci appariva potesse creare una certa incompatibilità, visto che il Cacciola era comandante e la Luppino era sua sottoposta».

INCIDENTE CON ESTORSIONE E da bravi padroni di casa, i due gestivano in maniera autonoma anche le ore di permanenza al comando, dove il canonico orario di servizio era d’obbligo solo per i sottoposti. È divenuto evidente ai carabinieri che hanno cercato di capire cosa stesse succedendo a Bagnara, quando si sono ritrovati in mano il verbale di un sinistro stradale causato dalla Luppino nelle ore in cui – almeno in teoria – avrebbe dovuto essere in servizio. Ma con la complicità del marito e di un collega, la donna non solo ha tentato di alterare l’orario dell’incidente, ma anche di estorcere soldi sia all’Inail con un’inesistente causa di servizio, sia allo sventurato automobilista. A qualche settimana dal tamponamento, il comandante Cacciola, in completa divisa, si è infatti presentato a casa dello zio dell’uomo pretendendo parte del risarcimento versato dall’assicurazione. Un’iniziativa che per il pm è qualificabile come tentata estorsione, ma che non esaurisce la lunga lista di illeciti commessa dai coniugi. Che d’altra parte, sapevano essere anche generosi. Quanto meno con il loro protetto, Pasquale Clemente. A lui è stato permesso – con il beneplacito del comandante Cacciola – persino di intervenire in favore di un parente.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x