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Sangue infetto, i medici: «Le sacche erano contaminate»

COSENZA C’erano delle «criticità» all’interno del Centro trasfusionale dell’ospedale di Cosenza. Lo hanno confermato, al collegio del tribunale, due dottoresse in servizio al Centro trasfusionale d…

Pubblicato il: 01/03/2016 – 15:31
Sangue infetto, i medici: «Le sacche erano contaminate»

COSENZA C’erano delle «criticità» all’interno del Centro trasfusionale dell’ospedale di Cosenza. Lo hanno confermato, al collegio del tribunale, due dottoresse in servizio al Centro trasfusionale dell’Annunziata nel corso di una nuova udienza del processo che vuole fare luce sulla morte, avvenuta nell’estate del 2013, di Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende.
Ruffolo aveva effettuato una trasfusione, nell’ospedale Annunziata, con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Sul banco degli imputati che hanno scelto il rito ordinario – già giudicati, invece, quelli che avevano optato per l’abbreviato – ci sono l’ex direttore dell’Unità di immunoematologia dell’Annunziata, Marcello Bossio; il dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, Luigi Rizzuto, e Osvaldo Perfetti direttore medico del presidio unico dell'”Annunziata”.
Questa mattina sono state ascoltate come testimoni della Procura le dottoresse Angela Soda e Maria Ferni. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Domenico Frascino, entrambe hanno riferito delle «criticità» esistenti. In particolare la dottoressa Ferni si è soffermata su un audit del 2012 in cui erano emerse tali criticità. Per loro gli «eventi avversi» che portarono alla morte di Ruffolo e al peggioramento del quadro clinico di Salvo che sono stati «drammatici». Le sacche di sangue – hanno riferito ai giudici – provenivano dal presidio di San Giovanni in Fiore e dopo l’episodio che riguardò Francesco Salvo venne informato della vicenda sia il direttore sanitario di San Giovanni in Fiore che il responsabile dell’Avis.
Entrambe hanno confermato che «le sacche erano contaminate» e dopo il caso Salvo sono state eseguite emoculture alla sacca trasfusa a Salvo e al sangue del paziente. Il risultato è stato univoco. Anche perché – ha aggiunto la dottoressa Soda incalzata dalle domande delle difese – «il donatore era sano. Ho controllato principalmente questo». La collega Ferni ha saputo «dopo che la sacca era infetta». L’avvocato Francesco Chiaia ha chiesto e ottenuto l’acquisizione della documentazione relativa al sequestro e poi dissequestro dei locali di San Giovanni in Fiore. Il processo è stato aggiornato al prossimo 5 aprile.
Nel collegio difensivo ci sono, tra gli altri, gli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Luigi Forciniti, Marianna De Lia, Chiara Penna, Francesco Chiaia, Nicola Carratelli, Franz Caruso, Marco Stefano e Gianluca Bilotta.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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