«Mi sarei aspettato che dopo le parole di D’Alema, pasionarie e fedelissimi calabresi prendessero posizione».
Massimo Canale torna a parlare di politica, rompendo un silenzio che durava ormai da mesi. L’ex candidato alla segreteria regionale del Pd calabrese è stupito sì dal silenzio di alcuni dirigenti calabresi, ma solo fino a un certo punto.
Perché i dalemiani calabresi restano in silenzio dopo l’affondo del loro leader?
«Perché c’è un processo di mutazione genetica all’interno del Pd in cui si tende a diventare diversamente renziani. La chiamata alle armi di Massimo D’Alema non crea pochi imbarazzi e riporta l’asticella del confronto interno a livelli di guardia. Oliverio chiaramente non può rompere con Renzi perché di lui ha bisogno per governare la Calabria. E il garante dell’equilibrio tra questa regione e la capitale è Marco Minniti. Oliverio ha dovuto in qualche modo accettare questa impostazione romana nel momento in cui ha nominato la sua seconda giunta».
E gli altri?
«Se per esempio il capogruppo cuperliano Seby Romeo avesse rilanciato le parole di D’Alema avrebbe messo in difficoltà Oliverio, oltre che se stesso, e in fondo si rafforza in me la convinzione che le correnti servano esclusivamente per rivendicare un qualcosa. Si vogliono creare delle rendite di posizione, magari da sfruttare in futuro. Ma sul piano politico trovo molto più coerente l’atteggiamento di D’Alema e D’Attorre piuttosto che quello dei vari Bersani, Speranza e Stumpo. O si tenta davvero, con uomini e mezzi, di ribaltare la situazione oppure è meglio andare via dal partito come ha fatto D’Attorre».
Intanto la minoranza dem lavora al congresso per ribaltare la situazione…
«In queste condizioni il congresso non lo vinceranno mai e siccome non sono stupidi, ne sono consapevoli e bluffano. Forse mi ripeto, ma l’unico motivo per rivendicare il peso delle correnti è sperare di ottenere un posto al sole per la prossima legislatura».
Dunque, l’avranno vinta i renziani…
«Nessuno può pensare di ribaltare il nostro premier-segretario. Il suo è uno strapotere enorme, le sue riforme iniziano a convincere i più diffidenti, come me, e poi sul piano della comunicazione è almeno pari a Berlusconi».
Che fa? Anche lei “vittima” della fascinazione renziana?
«Io non sono mai stato cuperliano, né mai stato renziano, anzi, trovo del tutto inutile questa inattuale distinzione. Sono un militante del Pd. Certo, se renziano è sinonimo di innovazione, mi pongo una domanda: chi è più innovatore tra me ed Ernesto Magorno? Sono entrato di recente del Pd ma senza magliette. Il segretario è Renzi, ma non ho un legame fideistico con il leader come altri e se al prossimo congresso dovesse venire qualcosa di più convincente non esiterei un attimo a dare il mio contributo».
Siamo vicini alla scissione paventata da D’Alema?
«Non ci sarà nessuna scissione, si lavorerà soltanto per ottenere un minimo spazio al prossimo congresso e poi da lì contrattare qualche postazione».
Il Pd calabrese non sembra essere interessato a questi discorsi…
«Al di là delle consulte tanto care al segretario, esiste un vero dibattito politico nel Pd calabrese? Dal mio punto di vista, no. Il partito calabrese ha un livello di subalternità totale rispetto al livello romano».
Dice questo forse perché non ha ancora digerito la sconfitta al congresso regionale…
«No, è davvero acqua passata. Il problema che è i nodi interni al nostro partito non sono stati mai sciolti. Ad esempio sui tre segretari provinciali incompatibili non si è mai assunta una posizione di chiarezza nonostante le posizioni di facciata. In questo pastrocchio il partito è ingessato. Ai calabresi avevamo promesso cambiamento e questo non è mai arrivato».
Un Pd ingessato equivale a una giunta regionale ingessata?
«Oliverio e i suoi assessori, se non hanno alle spalle un Pd autorevole, sono destinati a inanellare dei flop. Purtroppo l’opinione pubblica ci vede come continuatori dell’attività di Scopelliti. Più in generale, diciamo che non vedo soluzione di continuità tra il primo Loiero e l’attuale Oliverio. Serve uno scatto in avanti e un partito in queste condizioni non aiuta certamente».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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