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Ecoreati, il triste record della Calabria

CATANZARO Sono trascorsi 8 mesi da quando è stata introdotta nell’ordinamento italiano la norma sugli ecoreati. Per tracciare un primo sommario bilancio dell’attività svolta dalle forze dell’ordine s…

Pubblicato il: 23/03/2016 – 14:49
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Ecoreati, il triste record della Calabria

CATANZARO Sono trascorsi 8 mesi da quando è stata introdotta nell’ordinamento italiano la norma sugli ecoreati. Per tracciare un primo sommario bilancio dell’attività svolta dalle forze dell’ordine su questo tema dopo la creazione della fattispecie di reato ambientale, Legambiente ha reso noti i risultati di un’indagine che ha coinvolto tutto il territorio nazionale. Secondo Legambiente «i numeri dei reati contestati e dei conseguenti sequestri e denunce raccolti, dimostrano che l’impianto legislativo entrato in vigore il 29 maggio ha determinato l’avvio di una nuova stagione per il contrasto delle ecomafie, grazie a nuovi delitti specifici da contestare, come l’inquinamento e il disastro ambientale, con limiti di pena adeguati, tecniche investigative efficaci e tempi di prescrizione raddoppiati“.
La fotografia della situazione calabrese dice che la nostra regione è al secondo posto per maggior numero di beni sequestrati (25) e al tredicesimo posto tra le regioni in cui si è concentrato il più alto numero di contestazioni della legge 68 con 23 infrazioni accertate e 29 denunce per illeciti.
In totale, a livello nazionale, sono 947 i reati penali e le violazioni amministrative accertate, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Contestato in 118 casi, il nuovo delitto di inquinamento e per 30 volte, il disastro ambientale.

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Diverse sono state le operazioni di contrasto alle illegalità in Calabria alcune delle quale vengono evidenziate nel dossier, come quella del 27 novembre che ha visto il Corpo forestale dello Stato porre sotto sequestro l’area dell’ex stabilimento della Legnochimica (da tempo in liquidazione) in contrada Lecco a Rende, estesa per circa 90.000 mq. Sotto i sigilli sono finiti 15 pozzi situati nella zona, alcuni dei quali usati a scopo irriguo e altri utilizzati da alcuni allevamenti di bestiame. Il provvedimento si è reso necessario poiché la falda acquifera, come emerso dalle consulenze tecniche, è risultata fortemente inquinata da metalli pesanti. L’area, mai bonificata, è stata negli anni oggetto di incendi dolosi. Al liquidatore viene contestato il delitto di omessa bonifica e di inquinamento ambientale.
Anche la gestione illegale di tre dei cinque depuratori esistenti a Caccuri (in provincia di Crotone) è finita nel mirino della Capitaneria di porto. Le indagini hanno infatti permesso di accertare come le acque reflue urbane provenienti dalla rete fognaria cittadina facevano ingresso nei depuratori ma non venivano sottoposte al previsto ciclo depurativo e finivano direttamente nei corsi d’acqua o fossi naturali. Gli impianti di depurazione, infatti, non erano nemmeno serviti da energia elettrica e versavano in completo stato di abbandono e totalmente inefficienti, con facoltà d’uso per essere ripristinati.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione del dossier, che si è tenuta a Roma, il presidente nazionale di Legambiente ha sottolineato come «i risultati dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge sugli ecoreati, fortemente voluta dalla nostra associazione, stanno dimostrando tutta l’efficacia del nuovo sistema sanzionatorio, ma per rendere ancora più efficace il contrasto agli ecocriminali è ora fondamentale attivare una grande opera di formazione per tutti gli attori della repressione dei reati ambientali, a partire dai magistrati e dalle Forze dell’ordine, procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale partendo dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive. A tal proposito, va fermato il pericoloso Ddl Falanga, già approvato dal Senato e ora in discussione in commissione giustizia della Camera, perché andrebbe in direzione opposta e fermerebbe gli abbattimenti messi in campo in questi anni dalle Procure della Repubblica sul territorio nazionale».

ale. tar.

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