«Sequestro della concessionaria, il valore dei beni è di 27.500 euro»
Riceviamo e pubblichiamo: In merito alla vicenda pubblicata sulle varie testate giornalistiche locali che riguarda il sequestro dell’auto concessionaria di proprietà dei miei assistiti in quanto rite…

Riceviamo e pubblichiamo:
In merito alla vicenda pubblicata sulle varie testate giornalistiche locali che riguarda il sequestro dell’auto concessionaria di proprietà dei miei assistiti in quanto ritenuti “vicini alla cosca Labate” sono state riportate delle notizie non corrispondenti a verità. Più specificamente la circostanza secondo la quale i beni sequestrati ai coniugi il cui valore viene valutato sui 300.000 euro non è veritiera poiché il valore dell’intera auto concessionaria e dei beni al suo interno è quantificabile in 27.500 euro. Ciò considerando che il “lussuoso” e “nutrito” parco auto per come è riportato dagli articoli era costituito da poche vetture di modico valore immatricolate tutte tra il 2000 e il 2008 quindi già ampiamente svalutate sul mercato. L’unica Mercedes che si trovava all’interno era un’auto in conto vendita concessa dalla Casa Produttrice esclusivamente per l’esposizione e già restituita alla stessa. A riprova di quanto detto vi è che la detta vettura non è rientrata nemmeno nel provvedimento di sequestro. Per ciò che concerne la Jaguar, trattasi di un’auto di seconda mano acquistata dagli stessi per la cifra di 2.700 euro dal valore commerciale attuale di 1.000 euro e utilizzata dalla moglie poiché invendibile. Inoltre vi è che i locali che ospitavano l’auto concessionaria erano in affitto e non di proprietà dei coniugi e che al proprio interno vi erano esclusivamente due scrivanie “usate” e ricevute in regalo due computer e una stampante. Nulla quindi che risulta minimamente paragonabile alla cifra riportata in articolo.
Infine si ritiene di assoluta importanza porre in rilievo che la contiguità alla cosca Labate per la quale il mio assistito ha subìto una ingiusta misura di prevenzione è stata smentita dai provvedimenti giudiziari così come si evince dalla sentenza di ampia assoluzione dal reato associativo ex 530 co. 1 c.p.p. emessa dalla Corte di Appello di Reggio Calabria e già definitiva.
Con riserva sin d’ora di produrre nelle sedi opportune la documentazione a riprova di quanto su detto.
Con osservanza
Avvocato Giacomo Iaria