TSUNAMI RENDE | Nel mirino (anche) un pezzo del mondo di Oliverio
COSENZA Le elezioni provinciali del 2009 sono un passaggio chiave nella storia recente della politica a Cosenza e dintorni. Quella tornata elettorale spezza il patto di non belligeranza tra i fratell…

COSENZA Le elezioni provinciali del 2009 sono un passaggio chiave nella storia recente della politica a Cosenza e dintorni. Quella tornata elettorale spezza il patto di non belligeranza tra i fratelli Gentile e il centrosinistra: Pino Gentile scende in campo contro Mario Oliverio e molti equilibri, per qualche anno, saltano. Sono elezioni vere: mai prima d’allora il centrodestra aveva schierato un candidato capace di contendere lo scettro agli storici oppositori.
La caccia ai voti parte. E il centrosinistra – Pd in testa – mette in campo tutti i suoi pezzi da novanta. Tutti tranne Principe, che preferisce appoggiare le candidature di Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo. Secondo la Dda di Catanzaro, le candidature del gruppo Principe sarebbero state infettate dal sostegno del clan Lanzino. È una macchia su tutto il centrosinistra, all’epoca guidato dall’attuale presidente della giunta regionale. L’inchiesta antimafia tocca anche il suo mondo. E non soltanto a Rende. Agli arresti domiciliari, infatti, è finito anche Rosario Mirabelli, candidato alle regionali del 2014 proprio nella lista “Oliverio presidente”. Una candidatura chiacchierata, all’epoca, non per via di eventuali (e presunti) contatti con la criminalità ma per la tendenza di Mirabelli a saltare di partito in partito con una certa facilità. Partito dalla Dc e poi transitato in Alleanza nazionale, l’ex consigliere regionale è passato all’Udeur e poi tra i rutelliani di Api per giungere, alla fine della scorsa legislatura, nel Nuovo Centrodestra, prima di riconvertirsi al centrosinistra per sostenere da vicino il futuro governatore. Ruffolo, invece, dopo la riconferma di Oliverio alla guida della Provincia di Cosenza nel 2009, era stato nominato assessore provinciale, ruolo dal quale si «autosospese» (senza tuttavia mai essere sostituito) per effetto di un’altra inchiesta al termine della quale venne rinviato a giudizio per usura (e fu poi assolto al termine del processo). Dunque, nell’elenco dei politici arrestati ci sono un ex assessore nominato dal governatore e uno dei pezzi forti (un pezzo da 4.780 voti) della lista che portava il suo nome.
LE PROVINCIALI DEL 2009 Ma torniamo alle provinciali del 2009 e a quella «coalizione» che, «per il procacciamento dei voti e per la sua propaganda, godeva dell’appoggio di Michele Di Puppo e dei suoi sodali per come è emerso da numerose conversazioni telefoniche oggetto dell’attività captativa». Per i magistrati, «il rapporto tra Di Puppo e la coalizione facente capo a Principe, sostanzialmente lo scambio tra l’attività di sostegno alle campagne elettorali a fronte di “favori”, emergeva in conversazioni dello stesso Di Puppo. A Rocco Infusino (ex consigliere comunale di Rende, molto legato a Rosario Mirabelli, ndr) chiedeva: “Ti raccomando chi ti è vivo… che sennò mi metti dentro i casini… perché mi stanno facendo alcuni favori… hai capito?”. A un dipendente della Rende Servizi srl, invece, raccomandava di invitare al comizio “anche l’onorevole per far convergere sul luogo molta più gente (“se viene l’onorevole tira anche gente…”) e che “sì, sì, già ho iniziato a muovermi… questa sera c’è Ponzio che parla là no? E invece noi gli facciamo la contromossa”». Sono schermaglie elettorali che vedono protagonisti i dipendenti della coop rendese “inventata” dall’amministrazione Bernaudo e sostenuta dal bilancio cittadino a suon di milioni. Le telefonate tra Di Puppo e Ruffolo raccontano «l’interesse della cosca Lanzino-Ruà nel procacciare i voti ai candidati indicati: Di Puppo chiede a Ruffolo “stammi a sentire, al Comune c’è qualcuno per queste richieste elettorali? Dato che c’è qualcuno che… due o tre persone che ci danno il voto… però chi non ha la scheda elettorale». Dopo aver ricevuto i nominativi chiesti, Di Puppo aggiungeva: «Non ti preoccupare, l’importante è che vinciamo sennò facciamo una figura di merda… e io figure di merda non ne ho mai fatto». L’impegno capillare porta risultati – stando alle valutazioni dei protagonisti – molto soddisfacenti: «Abbiamo camminato – dice Di Puppo a un collega della Rende Servizi – i voti glieli abbiamo dati da tutte le parti. Cecchino (il padre di Sandro Principe, ndr) una cosa di questa non l’ha mai fatta, ci ha sfondato».
LE REGIONALI DEL 2010 Sfondò anche Mirabelli alle elezioni regionali del 2010. Ai suoi rapporti con esponenti della cosca Lanzino-Ruà l’ordinanza dedica un paragrafo: «Nelle elezioni regionali 2010, Mirabelli diventa consigliere grazie alla campagna elettorale prestata in suo favore da Michele Di Puppo e dal suo gruppo: Di Puppo, tramite Marco Paolo Lento, factotum di Mirabelli, avanzava richieste di assunzione di familiari e conoscenti quale contropartita dell’attività di propaganda elettorale in favore di Mirabelli». Il canovaccio è sempre lo stesso: voti in cambio di favori. Quella del 2010 fu una campagna elettorale fortunata per il politico rendese: la sua coalizione perde ma lui guadagna un posto in consiglio regionale. Siede, almeno all’inizio, tra i banchi dell’opposizione, nel gruppo di “Autonomia e diritti”, lista concepita dall’ex governatore Agazio Loiero. Cinque anni costellati da avvicinamenti al centrodestra, seguiti da parziali allontanamenti, fino al 2014. A quel punto Mirabelli torna nelle file del centrosinistra per sostenere Oliverio. Nella lista che porta il suo nome. Una candidatura che, un anno e mezzo dopo, rischia di creare un po’ di imbarazzo al governatore.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it