L'Unitas di Reggio è al buio
REGGIO CALABRIA Al buio. I minori ospitati presso la struttura Unitas Catholica sono rimasti al buio. L’erogazione di corrente, nel plesso che li ospita, è stata sospesa a causa delle troppe morosità…

REGGIO CALABRIA Al buio. I minori ospitati presso la struttura Unitas Catholica sono rimasti al buio. L’erogazione di corrente, nel plesso che li ospita, è stata sospesa a causa delle troppe morosità accumulate. Lo ha confermato anche l’avvocato Chizzoniti, legale del commissario della struttura, monsignor Antonello Foderaro, denunciando l’inerzia della Regione nel pagamento delle rette arretrate, ma anche quello che definisce «un clima ostile». Nel frattempo, la situazione all’Unitas precipita. Senza luce sono rimasti i ragazzi. Senza luce è rimasta anche la stanza della fondatrice della comunità, Suor Maria Grazia, che anche dopo essersi ritirata dalle attività per l’età avanzata, ha deciso di continuare a vivere insieme ai suoi “ragazzi”. E come loro, questa sera è rimasta al buio. E questo, all’Unitas Catholica, vuol dire anche al freddo, perché da tempo l’unico riscaldamento viene fornito solo da stufe elettriche.
UNA PROLUNGA CI SALVERÀ Fortunatamente l’interruzione dell’erogazione di corrente non riguarda tutta la struttura ma solo alcune ali, dunque è stato possibile approntare qualche soluzione d’emergenza. Una lunghissima prolunga, collegata ad una presa elettrica presente in una stanza vicina ma alimentata da un’altra linea, ha permesso di portare elettricità nella stanza della religiosa, che in questo modo può avere luce e calore.
SPOSTATI IN ALTRA ALA Per i ragazzi invece, si è dovuto optare per un’altra soluzione. Tutti quanti hanno dovuto prendere le loro cose, i materassi, i cuscini e trasferire tutto ai un altro plesso. Lì la corrente c’è ancora. E una sistemazione più o meno di fortuna si può arrangiare. Domani si vedrà. «Questo pomeriggio, racconta uno dei ragazzi, sono venuti quelli dell’Enel e hanno staccato la luce. Siamo rimasti senza luce». Al terzo piano, sopra l’ex asilo da tempo chiudo, la corrente elettrica arriva ancora. Nelle altre zone che ospitano i ragazzi no. «I bambini, i ragazzi, tutti sono senza luce».
EMERGENZA CELLE FRIGO Il problema vero – spiegano alcuni operatori che preferiscono rimanere anonimi – è che senza corrente dovrebbe essere rimasta anche la zona delle celle frigorifere, dove vengono conservati alimenti e bevande destinati ai minori. Non è dato sapere che tenuta abbiano, tanto meno quanto rischia di andare perso. Al riguardo, più di un ragazzo ha lamentato che da un po’ di tempo il cibo scarseggia. «Alcuni riescono a mangiare solo il primo, altri solo il secondo. Non è più come prima». O almeno, questo è quello che raccontano – sommessamente – i ragazzi. Se possono, evitano di parlarne, o lo fanno con estrema riluttanza. Hanno paura di finire per strada, di perdere anche quel poco che hanno.
NIENTE SCUOLABUS Ma che ci siano difficoltà economiche all’Unitas, lo rivela anche la sospensione del servizio scuolabus, prima affidato ad un pullmino. Non c’erano soldi sufficienti per pagarlo ogni mese, quindi si è deciso di andare a risparmio. C’è una macchina messa a disposizione per portare i ragazzi a scuola e sono gli operatori, con tutte le difficoltà logistiche del caso, a smistarle nelle differenti scuole della città. Non è la prima volta che Unitas finisce sotto i riflettori.
SOPRALLUOGO L’estate scorsa, su impulso della Procura, all’indomani di un reportage pubblicato da Corriere della Calabria, gli uomini di diverse sezioni della Questura di Reggio Calabria – Scientifica e Ufficio Minori- insieme a personale dell’Asp e della polizia provinciale hanno effettuato un sopralluogo nella struttura, riscontrando – si leggeva nel comunicato dell’epoca – «pessime condizioni igienico-sanitarie e la carenza dei sistemi di prevenzione e sicurezza, necessari a garantire l’incolumità degli ospiti e del personale dipendente, come evidenziato dal competente personale dell’Asp».
SEQUESTRO DEI LOCALI Per questo la procura, oltre ad aprire un fascicolo, aveva chiesto e ottenuto il sequestro di alcuni dei locali in cui venivano ospitati i minori, anche sulla base delle dichiarazioni dei ragazzi lì ospitati, che con gli assistenti sociali presenti durante il sopralluogo «si lamentavano della scarsità dei cibi offerti, dell’assenza al piano di linea telefonica e wifi, dell’assenza di acqua calda e di prodotti di igiene personale, della carenza di educatori nelle ore notturne e pomeridiane».
IL RIESAME ANNULLA Il provvedimento è stato poi annullato dal Tribunale della Libertà perché a detta dei giudici «il precario stato igienico-sanitario degli ambienti sequestrati al fabbricato A (evidentemente non allarmante se si considera che i locali sono stati sequestrati con facoltà d’usi fino al trasferimento degli ospiti in altra struttura, che alla data di udienza non risultava avvenuto) non vale da solo a configurare la nozione di abbandono penalmente rilevante» e i dati forniti dalla difesa di monsignor Foderaro – assistito dagli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti – priverebbero di «inequivocità» le circostanze valorizzate da inquirenti e investigatori per contestare al sacerdote l’elemento psicologico che rende configurabile il reato e rendono «carente» il quadro indiziario «in ordine alla sussistenza di una condizione di effettivo pericolo per l’integrità fisica dei minori ospitati nella struttura».
LA REGIONE Nel frattempo, nei giorni caldi della polemica, la Regione – da cui Unitas dipende – oltre a spedire una squadra di ispettori, si era impegnata a pagare le rette che l’ente è tenuto a liquidare per i minori ospitati da Unitas, come previsto dalla convenzione firmata anni orsono con la struttura. Ma né dei risultati dell’ispezione, né degli eventuali pagamenti si è più avuto notizia.
LA DENUNCIA DI CHIZZONITI Al riguardo l’avvocato Chizzoniti ha denunciato non solo il lassismo della magistratura civile, interpellata riguardo i mancati versamenti delle rette previste, ma anche «l’impavida e spericolata richiesta articolata qualche mese addietro dal Dirigente regionale Dott. Antonio De Marco che, interloquendo telefonicamente con l’ormai sconfortato Commissario dell’Unitas Prof. Antonio Foderaro, lo invitava a rinunciare all’emissione del decreto ingiuntivo indicando detta rinuncia quale precondizione per ottenere il pagamento sia pure in parte delle notevoli somme arretrate». Per Chizzoniti è l’ulteriore elemento che si aggiunge a quel «decreto di pagamento di sei mesi di arretrati predisposto dalla Dott.ssa Lucia Forchino ma “bloccato presso la segretaria della giunta regionale per una incomprensione”». Promettendo di assolvere alle ulteriori richieste della magistratura contabile, il legale annuncia «una esplosiva conferenza stampa che terrò a Catanzaro per comunicare urbi et orbi “lo stile ostile” che produce quotidianamente inimmaginabili sacrifici ai circa trenta ospiti dell’Unitas Catholica la cui gravissima situazione è stata segnalata via Pec al Magistrato procedente».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it