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TSUNAMI RENDE | Gli altri politici negano le accuse

CATANZARO Non conosceva i presunti esponenti del clan Lanzino-Ruà. E ha negato ogni responsabilità. È durato quasi due ore l’interrogatorio di garanzia di Pietro Ruffolo, l’ex assessore provinciale d…

Pubblicato il: 29/03/2016 – 17:09
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TSUNAMI RENDE | Gli altri politici negano le accuse

CATANZARO Non conosceva i presunti esponenti del clan Lanzino-Ruà. E ha negato ogni responsabilità. È durato quasi due ore l’interrogatorio di garanzia di Pietro Ruffolo, l’ex assessore provinciale di Cosenza ed ex assessore al Bilancio del Comune di Rende, finito ai domiciliari nell’inchiesta “Sistema Rende” che ha coinvolto politici e amministratori della cittadina oltre il Campagnano per presunti rapporti con le ‘ndrine. Dopo il lungo interrogatorio di Sandro Principe (pure lui ai domiciliari e difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Marco Amantea) è toccato a Pietro Ruffolo raccontare la sua versione agli inquirenti: ha risposto alle domande del gip Carlo Saverio Ferraro e ha precisato che non aveva nessun potere per assumere persone nelle cooperative, anche perché fino al 2005 non aveva incarichi politici e svolgeva la sua attività professionale in banca. Ruffolo ha detto di non conoscere i vari Ettore Lanzino, Adolfo D’Ambrosio e altri se non solo per aver letto le cronache sui giornali.
I legali di Ruffolo, gli avvocati Franz Caruso e Francesco Tenuta, hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari per il ne bis in idem perché si tratta – secondo la difesa – degli stessi fatti già contestati in una precedente inchiesta in cui il politico venne coinvolto anni fa. Sia Ruffolo che Bernaudo, infatti, nel 2012 erano stati già arrestati per corruzione elettorale ma in quelle indagini il gip non ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. Come fecero, anche, il Tribunale del Riesame e poi la Cassazione. E, dopo, Ruffolo nel primo pomeriggio di martedì è stato ascoltato proprio Bernaudo accompagnato dal suo legale Francesco Calabrò. Pure l’ex sindaco di Rende ha respinto ogni accusa. Come hanno fatto anche l’ex consigliere provinciale Giuseppe Gagliardi e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli. Tutti hanno espresso la loro totale estraneità ai fatti contestati. Gagliardi (difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Marco Amantea) ha parlato dei rapporti con i presunti esponenti delle cosche, che non conosceva assolutamente. L’ultimo a essere sentito dal gip è stato Mirabelli (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Carmela Mirabelli), che è accusato di aver usufruito dei voti della cosca alle Regionali del 2014.
Tutti i legali hanno chiesto al gip Ferraro la revoca degli arresti domiciliari. Decisione che il gip dovrebbe prendere a breve. Alcuni, come i legali di Ruffolo, hanno anche già presentato istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame. 

GLI INTERROGATORI DEI PRESUNTI BOSS Alla vigilia di Pasqua si sono svolti, invece, gli interrogatori di garanzia per i presunti esponenti della cosca Lanzino-Ruà arrestati nell’inchiesta “Sistema Rende”. Si tratta di Michele e Umberto Di Puppo (difesi dall’avvocato Marcello Manna); di Adolfo D’Ambrosio (difeso dall’avvocato Cesare Badolato), Francesco Patitucci. A loro è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. A parte D’Ambrosio (ristretto in regime di 41 bis) che ha fornito la sua versione dei fatti al gip, gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Umberto Di Puppo ha rilasciato dichiarazioni spontanee affermando la sua totale estraneitèà a ogni accusa. Tra i difensori ci sono anche Paolo Pisani, Gianluca Garritano, Luigi Gullo e Angelo Pugliese. 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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