Sparò alla ex, chiuse le indagini
REGGIO CALABRIA Si complica il quadro indiziario a carico di Davide Assumma, il 22enne reggino costituitosi dopo aver sparato all’ex ragazza, ferendola al polpaccio. Il pm Sara Amerio al giovane…

REGGIO CALABRIA Si complica il quadro indiziario a carico di Davide Assumma, il 22enne reggino costituitosi dopo aver sparato all’ex ragazza, ferendola al polpaccio. Il pm Sara Amerio al giovane ha contestato, oltre all’accusa di detenzione illecita di arma da fuoco che circa un mese fa lo ha fatto finire dietro le sbarre, anche le lesioni personali aggravate, lo stalking e la tentata violenza sessuale. Adesso, Assumma avrà venti giorni per presentare memorie difensive o chiedere di essere sentito, ma dalla notte in cui si è presentato in Questura si è chiuso nel più granitico silenzio.
SILENZIO Non ha mai spiegato cosa avesse intenzione di fare il 27 febbraio scorso, quando si è appostato all’interno del palazzo dell’ex ragazza, portando con sé una pistola che non aveva alcun titolo ad avere o usare. Non ha mai detto cosa gli sia passato per la testa, quando lei, per l’ennesima volta, è stata costretta a spiegargli di non aver alcuna intenzione di parlare, di non aver nulla da chiarire, di non voler più avere nulla a che fare con lui. Non ha mai chiarito cosa volesse fare davvero quando ha impugnato la pistola e le ha sparato alle gambe, forse qualche secondo dopo averle chiesto di tornare insieme, giurandole amore.
UN CALVARIO È toccato a lei, dolorante per le ferite e il delicato intervento che ha dovuto subire, raccontare agli investigatori della Mobile, cosa fosse successo. Ma soprattutto come quell’episodio, non fosse stato che l’ultima di una lunga serie di violenze, iniziate ben prima che la storia con Assuma finisse. Geloso in modo morboso, se non ossessivo, fin dall’inizio della loro relazione – e lo confermeranno agli investigatori anche le amiche di lei – il 22enne ha iniziato a controllare movimenti, contatti e amicizie della ragazza, a obbligarla a modificare abitudini e stile di vita. Pressioni che in breve sarebbero diventate minacce così pesanti da farle temere per la sua stessa vita.
CONCRETE MINACCE DI MORTE Almeno un paio di volte – ha confessato la ragazza agli investigatori – ha creduto che lui fosse davvero pronto a ucciderla. È successo quando l’ha trascinata sui binari della ferrovia, minacciando di farla travolgere dal treno in arrivo, o quando l’ha spinta sul bordo di un balcone senza protezioni, dicendole di buttarsi giù. Sarebbe successo – e stavano insieme solo da cinque mesi – quando senza ragione alcuna ha iniziato a picchiarla selvaggiamente con schiaffi e calci così forti da farla sbattere contro il muro. Violenze continuate poi per mesi, ma che lei non ha avuto mai la forza o il coraggio di denunciare, nonostante lividi e segni le macchiassero regolarmente il corpo e il viso. Solo nel gennaio scorso, la ragazza ha trovato la forza per dire basta e mettere un punto a quella relazione tossica. Ma il suo calvario non è finito.
PERSECUZIONE Assumma avrebbe continuato a pedinarla per strada e a braccarla sui social, l’avrebbe tempestata di chiamate e messaggi, più volte – incontrandola per strada o presentandosi nel bar in cui lei lavorava – le avrebbe fatto capire di essere pronto a tutto, anche a ucciderla. Un dito passato lentamente sulla gola, mimava il coltello che avrebbe potuto usare. La pistola che spudoratamente portava alla cintola, pur senza averne alcun titolo, l’arma che – presumibilmente – con cui era pronto a spararle. Una minaccia che il 27 febbraio è diventata concreta.
LA FUGA Dopo averla ferita, le avrebbe voltato le spalle e sarebbe corso via. Sono stati i parenti a soccorrere la ragazza e ad allertare il 118, che l’ha immediatamente trasportata in ospedale, mentre la Mobile iniziava a stringere il cerchio attorno al ragazzo. Alla madre e a un’amica lei lo ha detto subito: «È stato Davide». Ma quando vicini e parenti sono usciti di casa, allarmati dalle grida della ragazza ferita, di lui nel palazzo non c’era più traccia. La sua fuga però è durata poco. Assumma poco dopo mezzanotte si è presentato spontaneamente in Questura, ma l’atteggiamento collaborativo si è concluso lì. Nessuna parola di pentimento o spiegazione sul gesto, nessun tentativo di giustificazione è uscito dalla sua bocca di fronte agli uomini della Mobile. Il 22enne si è chiuso in un silenzio che fino ad oggi non ha rotto.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it