Una giovane nichilista
Vi giuro che non vorrei proprio parlare di lei, perché è molto probabile che usi questo umile blog per farsi altra pubblicità. Non è infatti mio desiderio alimentare con altre superflue parole l’inga…

Vi giuro che non vorrei proprio parlare di lei, perché è molto probabile che usi questo umile blog per farsi altra pubblicità. Non è infatti mio desiderio alimentare con altre superflue parole l’ingannevole aura di predestinata di una ragazzetta di provincia dall’ego ipertrofico e dalla banalità spinta. Epperò Anna Rita Leonardi, la prossima candidata del Pd alle amministrative di Platì, plastica nel suo perenne atteggiarsi a “donna del destino”, ormai da mesi ci perseguita quotidianamente con le sue ovvietà, con la sua sempliciotta e stucchevole e insopportabile weltanschauung. Dobbiamo difenderci, dunque, e opporre strenua resistenza alla carica del nullismo cosmico che promana dai suoi post sui social, l’unico terreno dove la vera campionessa del nichilismo politico calabrese ha dimostrato di esistere.
Oggi si occupa (su Facebook, ça va sans dire), senza nominarlo, del Corriere della Calabria. Dice che la possibile esclusione dei Comuni commissariati dai finanziamenti della Città metropolitana (che rientrano nei Patti per il Sud) è una BUFALA», scritto proprio così, in stampatello. Sono stato io a darne notizia e quindi mi sento tirato in causa. Confermo: Falcomatà, come aveva confidato ad alcuni sindaci, aveva intenzione di escludere i Comuni nelle condizioni di Platì. Se poi ha cambiato idea in seguito alle polemiche generate dalla notizia, ne ha pieno diritto ma non è un problema mio. Vorrà dire che in futuro daremo conto dei progetti realmente finanziati.
Certo, si può sbagliare: chi lavora sa che l’errore è sempre dietro l’angolo. Quelli che parlano soltanto, invece, rimasticando tra l’altro frasi fatte e di un conformismo imbarazzante, corrono senz’altro meno rischi.
Quanto a Leonardi, la risposta più semplice da darle sarebbe stata questa: «La vera bufala è la tua pseudocarriera politica», ma non mi abbasso a tanto.
Resta la domanda: chi è davvero questa instancabile fustigatrice di costumi?
È la spia di un malessere che non è solo calabrese e non è solo italiano; è il trascurabile e localissimo prodotto della nientificazione del pensiero politico occidentale (figuriamoci di quello regionale). Quando una civiltà declina, quando una tradizione politica (in questo caso quella della sinistra) finisce al macero, a emergere sono i venditori di fumo e di supercazzole, gli arrivisti, gli scaltri e i demagoghi. I marchettari di se stessi. La giovane dem è riuscita a imporsi assolutamente, a colpi di tweet e di amenità, fino a essere “incoronata” nientemeno che da Renzi in persona, il re dei rottamatori che hanno lasciato macerie e vuoti nella coscienza politica collettiva.
Leonardi, è vero, ha tanto fiuto per gli “affari”. Ha approfittato delle sciagure di Platì per proiettare la sua figura nell’agone politico nazionale. Era l’occasione che cercava da tempo, l’ha sfruttata come una veterana. Ha trovato una vetrina buona per costruirci dietro una promettente (sic) carriera politica fin lì consumata all’ombra dei ras calabresi di turno. La ribalta, finalmente. Le interviste nei più importanti giornali nazionali. Le ospitate sempre più frequenti. L’endorsement del presidente del Consiglio. L’interesse generale verso una tipa venuta da chissà dove a dire che, con lei al timone, la negletta e disgraziata Platì risorgerà. Che coraggio, che mirabile sacrificio.
Ricordo ancora quando la carneade Leonardi cercava il suo posto al sole, quando nessuno se la filava. Le tentava tutte. Una volta, ma proprio all’inizio, andò perfino a provocare l’ex governatore Scopelliti direttamente nella sua bacheca Twitter (sono questi i luoghi privilegiati della sua “politica”), nella recondita e inconfessabile speranza di ricevere un’offesa da qualche militante parafascista (sapeva bene che l’ex Fronte della gioventù e i suoi seguaci hanno una predilezione per la rissa verbale). Le contumelie (comunque da condannare senza se e senza ma) alla fine arrivarono e lei gridò allo scandalo, convocò pure una conferenza stampa (una conferenza stampa!) per comunicare a tutti che era in pericolo, che era preoccupata per quello che le poteva accadere. Per fortuna non le è successo niente, ma da quel momento in poi i calabresi hanno visto crescere il tam tam mediatico – costruito con sapienza, va detto – attorno a questa fantomatica dirigente del Pd che, da allora, non ha mai smesso di far parlare di sé senza un motivo davvero concreto; di imbastire duelli verbali (cioè risposte non richieste ai tweet altrui) con parlamentari ed esponenti istituzionali di altro segno politico; di lottare contro tutti i poteri forti (tranne quelli renziani), i fascisti, gli alieni, i nani, i mujaheddin, i terroristi, le cavallette, il riscaldamento globale, eccetera eccetera eccetera. Lei, tutta sola. Una donna della provvidenza che, da dietro una tastiera (o usa lo smartphone?), promette di guidare la rivoluzione della Locride, e poi – chi lo sa? – della Calabria intera, dell’Italia, dell’Europa tutta.
Perciò – e chiedo venia – sentivo come il dovere di scrivere qualcosa di inutile su questo “fenomeno” della comunicazione politica moderna. Non perché animato da una richiamo divino, ché sempre di miserie umane parliamo; ma perché mi irrita tutto ciò che è stucchevole, perché provo astio verso le insulsaggini e il buonismo d’accatto. Deploro l’apparenza che non ha un minimo di sostanza.
È la politica di oggi, purtroppo. E quando il nulla grida e si fa i selfie, la ragione non può farci proprio nulla.