Sanità, c'è la "salva-commissari". Alla vigilia del voto
REGGIO CALABRIA Certi commissariamenti non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Oliverio e il centrosinistra calabrese sono vittime di una doppia morale, quando si tratta di sanità: pri…

REGGIO CALABRIA Certi commissariamenti non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Oliverio e il centrosinistra calabrese sono vittime di una doppia morale, quando si tratta di sanità: prima invocano a gran voce la fine del commissariamento regionale (tradotto: via Scura e Urbani), poi – per legge – prolungano i commissariamenti delle aziende sanitarie e ospedaliere (sospetto: per mantenere in sella tutti quegli “amici” che non possiedono i requisiti da direttore generale?).
DA 6 A 12 L’incoerenza politica si mostra in tutta la sua evidenza nel giro di poche settimane. Il 31 marzo, al termine del primo consiglio regionale dedicato alla sanità, la maggioranza partorisce un documento con il quale si chiede al governo la conclusione della fase commissariale entro il 2018. Pochi giorni dopo, il 19 aprile, Palazzo Campanella vara una norma destinata a cambiare l’assetto manageriale di Asp e ospedali. Non se ne accorge nessuno, né in Aula – i consiglieri di minoranza non conoscono nemmeno il testo che sta per essere approvato – né gli addetti ai lavori. E, in effetti, è difficile capire subito quel che succede, dato che il putsch sanitario avviene tramite la semplice sostituzione di una parola a un’altra: da “sei” a “dodici”. Il parlamentino dà disco verde e i commissariamenti, come per magia, si allungano: da 6 a 12 mesi.
LA LEGGE La norma – che precedentemente non figurava all’ordine del giorno ma è stata inserita a lavori del Consiglio in corso – porta la firma di due consiglieri di maggioranza (Michele Mirabello e Giuseppe Giudiceandrea) e, apparentemente, riguarda tutt’altro, cioè l’istituzione dei servizi di diverse professioni sanitarie, tra cui quelle infermieristiche, ostetriche e riabilitative. Tra gli articoli di legge ce n’è uno passato inosservato: è di sole tre righe e modifica la legge 29 del 2002, che fissa le disposizioni relative alla sanità regionale. Il comma 3, articolo 20, prima di essere cambiato, recitava così: «Per esigenze di carattere straordinario possono essere nominati dalla giunta commissari nelle Aziende sanitarie e in quelle ospedaliere». Per quanto tempo? «Per un periodo di sei mesi eventualmente rinnovabile per una sola volta fino a un massimo di sei mesi». L’ultima decisione del Consiglio stravolge i precedenti riferimenti temporali: 12 mesi rinnovabili per altri 12. La sintesi è che di certi commissariamenti Oliverio&co vorrebbero liberarsi subito; di altri, invece, no: più durano meglio è.
E I BENEFICIARI? Cambiano molte cose, ai vertici della sanità. Anzi, restano uguali a prima. Perché alcuni manager particolarmente graditi a Oliverio e alla sua giunta non dovranno raccogliere le loro cose e andare via. Potranno infatti restare ancora a lungo al loro posto i commissari dell’ospedale e della Mater Domini di Catanzaro, Giuseppe Panella e Antonio Belcastro (entrambi, comunque, ritenuti idonei alla carica di dg), così come i componenti della triade che guida l’Asp di Reggio (Giuseppe Priolo, Felice Iracà e Francesco Silvio Campolo). Ma di certo le nuove disposizioni potrebbero dilatare nel tempo l’esperienza di Sergio Arena ai piani alti dell’Asp di Crotone. Nominato una prima volta nel marzo 2015, il cardiologo ha ricevuto una proroga di sei mesi nell’ottobre scorso. Il suo incarico, quindi, fino a qualche giorno fa era agli sgoccioli. Ora, forse, non più. Arena, inoltre, non può essere nominato direttore generale, perché il suo nome non compare nell’elenco degli idonei alla carica approvato dalla giunta regionale.
LE ELEZIONI D’altronde non sembra un periodo adatto ai cambiamenti, soprattutto in ambito sanitario. La città pitagorica a giugno andrà al voto ed è meglio non sconvolgere determinati assetti. Lo stesso Arena, tra l’altro, di recente è stato al centro di una accesa polemica, accusato dal candidato a sindaco “sculchiano”, Ugo Pugliese, di usare il suo ruolo per “fare politica” a favore del Pd.
«Parrebbe», ha spiegato Pugliese, che negli uffici della direzione generale dell’Asp «vi siano soggetti appartenenti a un ben definito partito politico, i quali, al fine nemmeno tanto celato di stimolare clientele elettorali, nonché di promuovere “suggerimenti” e “inviti” nei confronti di dipendenti e di possibili candidati in liste elettorali poco gradite al management dell’Asp, suggeriscano di avvicinarsi a “questo” e solo a “questo” partito politico». Le «pressioni del management», secondo l’aspirante sindaco, «sarebbero state ancor più pressanti nei confronti di soggetti titolari di realtà del settore sanitario, affinché “prediligano” una certa parte e coalizione elettorale. Parrebbe anche, e anche ciò appare incredibile, che lo stesso management dell’Asp avrebbe promosso persino tentativi di dissuasione nei confronti di soggetti che avrebbero manifestato la volontà di porre la propria candidatura in liste elettorali non gradite allo stesso».
Arena e il suo staff, ha aggiunto Pugliese, «sono lì demandati a occuparsi esclusivamente della tutela della salute dei cittadini e svolgere il proprio mandato istituzionale con correttezza e secondo i prescritti parametri di legge, senza utilizzare, pertanto, i propri poteri in una dinamica inaccettabile».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it