Rango-Zingari, in aula la ricostruzione delle indagini
COSENZA Indagini con una solida impalcatura. Così gli investigatori hanno descritto, in modo dettagliato, le attività condotte a carico della cosca Rango-Zingari nel corso di diverse operazioni che h…

COSENZA Indagini con una solida impalcatura. Così gli investigatori hanno descritto, in modo dettagliato, le attività condotte a carico della cosca Rango-Zingari nel corso di diverse operazioni che hanno decapitato e sgominato il clan del Cosentino. Una descrizione precisa e puntuale resa ai giudici del Tribunale di Cosenza dal dirigente della squadra mobile di Cosenza Giuseppe Zanfini e dal maresciallo capo dei carabinieri Roberto Sisti nel processo contro i presunti affiliati ai Rango-Zingari, clan che dominava il territorio soprattutto attraverso lo spaccio di droga e le estorsioni. Sul banco degli imputati, che hanno scelto il rito ordinario, ci sono Franco Bruzzese, Daniele Lamanna, Francesco Vulcano, Antonio Chianello, Alessio Chianello, Stefano Carolei, Gianluca Cinelli, Gianluca Marsico, Sharon Intrieri, Jenny Intrieri, Anna Abbruzzese e Giovanni Fiore. Nell’udienza odierna, il collegio ha stralciato per oggi la posizione di Lamanna perché non era presente il suo nuovo legale dal momento che il presunto boss da alcune settimane ha deciso di collaborare con la giustizia. Di lui si discuterà nella prossima udienza del 12 maggio. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero fatto parte del clan Rango-Zingari al cui vertice ci sarebbe Maurizio Rango. La cosca, nel tempo, avrebbe stretto alleanze con altre due consorterie criminali attive nel Cosentino, la cosca Lanzino-Patitucci e Perna-Cicero-Musacco-Castiglia. L’associazione – sempre secondo l’inchiesta – avrebbe gestito il racket delle estorsioni imponendo il pizzo anche con la violenza. A inizio dell’udienza il pm della Dda Pierpaolo Bruni ha depositato al collegio una sentenza definitiva che riguarda la cosca Bruni. Acquisiti anche i verbali resi da un imprenditore vittima del racket che doveva essere sentito oggi, e quello del maresciallo Ferrari. Si è proceduto poi con la deposizione del maresciallo Sisti, ora in servizio a Roma ma all’epoca in servizio a Cosenza. Sisti ha riferito, in particolare, sulle attività a cui ha preso parte direttamente e che riguardavano il filone paolano. Indagini che hanno preso il via dopo una serie di intimidazioni perpetrate ai danni dei commercianti. Una ricostruzione dettagliata in cui il maresciallo ha riferito anche su tutte le informative redatte ed entrando nello specifico di ogni intercettazione telefonica e ambientale. Dall’attività investigativa – ha detto il maresciallo – a un certo punto è venuto fuori che nel contesto di Paola compare Adolfo Foggetti anche perché imparentato con una dei La Rosa. Il maresciallo, rispondendo alle domande del pubblico ministero, ha fornito nomi e cognomi, numeri di informative, date e orari precisi delle captazioni telefoniche, i sequestri di droga effettuati e dei quali sono stati depositati i provvedimenti.
«Dalle indagini – ha detto – è emerso con chiarezza come Adolfo Foggetti dipendesse da Maurizio Rango. Quest’ultimo spesso lo contattava anche per fare delle cose su Paola che sembravano più degli ordini che dei favori». Più concisa, invece, è stata la deposizione del dirigente Zanfini perché il collegio (presieduto dal giudice Enrico Di Dedda) non ha voluto che riferisse su alcune intercettazioni inserite nell’informativa redatta dalla squadra mobile perché si trattava di attività fatte non direttamente da Zanfini. Una decisione assolutamente non condivisa dal pm Bruni che a questo punto ha deciso di ascoltare nella prossima udienza del 12 maggio tutti gli investigatori che si sono occupati di quelle intercettazioni e di quelle attività nello specifico.
Mirella Molinaro
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