REGGIO CALABRIA A loro e a chi come loro lo contesta, ha fatto più volte riferimento durante il suo breve intervento, ma – alla fine – non è andato ad incontrarli di persona. A guastare la festa – e quanto organizzato per l’occasione – al presidente del consiglio Matteo Renzi, oggi a Reggio Calabria per la riapertura del Marc e la firma dei patti per la Calabria e la città metropolitana, sono stati gli studenti e i lavoratori, guidati da Cgil, Usb e Sul. Alla festa per la riapertura del Museo di Reggio, loro non sono stati invitati ma i loro slogan e i loro cori sono così forti da essere avvertiti distintamente anche all’interno del Museo. Ci sono gli studenti dell’Accademia di Belle arti, nelle ultime settimane a lezione nelle piazze e nelle arene della città perché rimasti senza assicurazione che copra il rischio di frequentare la vecchia struttura loro assegnata, i lavoratori del porto di Gioia Tauro, quelli del Comune di Reggio Calabria, gli insegnanti contrari alla “buona scuola” voluta dal governo e i tanti disoccupati di una provincia e di una regione rimasta tagliata fuori dall’asfittica ripresa certificata dalle statistiche.
L’INUTILE ATTESA Al suo arrivo, il premier – entrato dall’ingresso secondario – aveva promesso loro «dopo, dopo vengo». Ma finita la cerimonia è scappato via in fretta, perché in ritardo sulla tabella di marcia che oggi lo porterà a Catania e Palermo. Lavoratori e studenti si sono dovuti accontentare del sindaco Falcomatà, che ha promesso ai dipendenti del Comune che «lunedì mattina depositiamo gli stipendi in banca» ed ha ascoltato i portuali, promettendo, insieme al presidente del consiglio regionale Nicola Irto, di farsi latore delle loro istanze. Parole che non sono bastate a lavoratori e manifestanti in presidio, che hanno tentato di sfondare il cordone di polizia e superare le transenne per entrare al Museo, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine. «Non c’è alcun elemento che ci permetta di credere alle promesse di un governo che ha dimenticato la Calabria, ancora aspettiamo che diventino concrete le promesse fatte da Renzi due anni fa». I patti firmati per Reggio e la Regione – affermano – sono specchietti per le allodole. «Qui abbiamo fame di lavoro, ma non c’è nessuno che abbia voglia di ascoltare. Questa terra ha bisogno di lavoro, non di passerelle».
a. c.
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