VIBO VALENTIA Alcune cosche di ‘ndrangheta avevano progettato di uccidere i magistrati Marisa Manzini e Giancarlo Bianchi «per la loro azione incisiva contro il clan Mancuso». A riferirlo stamani, nel corso del processo “Purgatorio” che vede imputati, con le accuse a vario titolo di associazione mafiosa e concorso esterno, l’ex dirigente della Squadra Mobile di Vibo Valentia, Maurizio Lento, il suo vice, Emanuele Rodonò, e l’avvocato Antonio Carmelo Galati, è stato lo stesso Lento durante l’esame cui è stato sottoposto dal pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo. L’imputato ha fatto riferimento, in particolare, a «un’intensa attività investigativa» che riguardava Salvatore Bonavota, esponente dell’omonimo cosca di Sant’Onofrio, e altre persone, dalla quale era emerso il progetto di attentato di danni di Marisa Manzini, ex pm della Dda di Catanzaro e attuale procuratore aggiunto a Cosenza, e di Giancarlo Bianchi, presidente della sezione penale del Tribunale di Vibo, a capo del collegio che nel 2008 emise la prima sentenza di condanna contro la cosca Mancuso.
x
x