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Giallo di Belmonte, il 27enne aveva il cranio fracassato

BELMONTE CALABRO Il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Francesco Cervino non ha ancora sciolto la riserva. I primi esiti dell’esame autoptico hanno rivelato solo che il 27enne …

Pubblicato il: 02/06/2016 – 17:14
Giallo di Belmonte, il 27enne aveva il cranio fracassato

BELMONTE CALABRO Il medico legale che ha effettuato l’autopsia sul corpo di Francesco Cervino non ha ancora sciolto la riserva. I primi esiti dell’esame autoptico hanno rivelato solo che il 27enne il cui cadavere è stato rinvenuto carbonizzato all’interno della fabbrica di calze in località “Annunziata” di Belmonte Calabro, aveva il cranio fracassato e i polmoni inondati di sangue. Aspetti che se da un verso confermerebbero che Cervino era ancora vivo prima del rogo non chiarirebbero se si sia trattata di una morte dovuta a un fattore accidentale o a un omicidio. La presenza nel luogo dove è stato rinvenuto mercoledì mattina dai carabinieri e dai vigili del fuoco il corpo del giovane – che è genero del titolare della ditta – di diverse travi cadute in seguito all’esplosione e all’incendio rendono plausibile l’ipotesi della causa accidentale.
Secondo questa ricostruzione, Cervino sarebbe entrato ancora vivo nello stabile e poi sarebbe stato colpito da una delle parti collassate a seguito dell’esplosione. D’altronde sono stati in molti a sentire quel boato tra le persone ascoltate in Procura a Paola dove si sta lavorando alacremente per venire a capo di questo vero e proprio giallo. Tanti, infatti, ancora i punti non chiariti della vicenda, tra cui la circostanza che il 27enne avrebbe raggiunto lo stabilimento non utilizzando la sua auto. Nei pressi della fabbrica, infatti, i carabinieri della compagnia di Paola che stanno svolgendo le indagini, coordinate dal procuratore capo Bruno Giordano e dal sostituto Maria Camodeca, non hanno rinvenuto alcun mezzo. Segno che Cervino si sarebbe recato a piedi nella fabbrica o che qualcuno lo abbia accompagnato. Elementi che assieme ad altri particolari sono ora al vaglio degli inquirenti per comprendere cosa sia successo quella notte.
Ricordiamo che l’incendio, secondo quanto appurato di natura dolosa, è divampato martedì intorno alle 22 e che ha praticamente distrutto il capannone. Lo stabilimento da quanto emerso era stato di recente svuotato di quanto conteneva, visto che buona parte del materiale e delle attrezzature sarebbero state trasferite in una nuova struttura dell’azienda di proprietà di Antonio Picone, suocero della vittima.
Tra gli altri elementi che sono al vaglio degli inquirenti alcune contraddizioni che sarebbero emerse nel corso degli interrogatori. Proprio ascoltando la ricostruzione di quanto avvenuto quella sera le persone sentire in Procura avrebbero offerto una versione dei fatti non prive di elementi contrastanti.
Gli inquirenti, inoltre, starebbero passando a setaccio il tabulato e il traffico effettuato sull’utenza del telefonino della vittima, compreso il materiale inviato e ricevuto su quel numero. Da questi particolari, gli uomini coordinati dal procuratore capo Giordano, contano di poter trovare altri elementi utili a comprendere cosa sia avvenuto all’interno di quella fabbrica.
Un’azienda, molto nota non solo nella zona, che è di proprietà di Antonio Picone suocero della vittima. L’uomo assieme ad altre persone sono state ascoltate a lungo a Paola dai carabinieri e dal sostituto procuratore Maria Camodeca che assieme al procuratore capo Bruno Giordano stanno cercando di dipanare il giallo.
Per venire a capo di questo caso un apporto fondamentale potrebbe comunque arrivare dalla valutazione di cosa abbia causato la morte del giovane. Solo dalle conclusione del perito a cui la Procura della Repubblica di Paola ha affidato l’incarico, gli inquirenti potranno comprendere se quella morte sia o meno accidentale. E da qui proseguire nell’indagine. Una riserva sul perché il 27enne sia morto che il medico, che ha effettuato l’autopsia, potrebbe sciogliere già domani.
Così al momento gli investigatori non escludono alcuna pista, compresa quella dell’omicidio. Ma sul tappeto ci sarebbe anche l’ipotesi di un tentativo di truffa alle assicurazioni finito in tragedia.
Intanto c’è sgomento a Belmonte per quanto accaduto. La famiglia del giovane, padre di un bambino, ma soprattutto quella del suocero è molto conosciuta nella cittadina del Tirreno cosentino. Antonio Picone, oltre ad essere un imprenditore, è un esponente politico locale: alle ultime competizioni comunali è risultato il primo eletto nella lista guidata dal candidato sindaco Giancarlo Pellegrino.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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