Veleni nell'Oliva, l'ex comandante dei vigili: mai fermato camion di Coccimiglio
COSENZA «Non sono mai stati segnalati scarichi di rifiuti da parte della ditta Coccimiglio». È la sintesi del racconto dell’ex comandante dei vigili urbani di Amantea, sentito come testimone nel proc…

COSENZA «Non sono mai stati segnalati scarichi di rifiuti da parte della ditta Coccimiglio». È la sintesi del racconto dell’ex comandante dei vigili urbani di Amantea, sentito come testimone nel processo sui veleni rinvenuti nella vallata del fiume Oliva, che si sta celebrando in Corte d’Assise a Cosenza. Sul banco degli imputati ci sono l’imprenditore di Amantea, Cesare Coccimiglio, e quattro proprietari dei terreni, dove – secondo l’impianto accusatorio – sarebbero stati interrati materiali contaminati.
Si tratta di: Vincenzo Launi, Giuseppina Marinaro, Antonio Sicoli e Arcangelo Guzzo. E, secondo l’accusa, proprio a causa di quegli interramenti ci sarebbe stato il disastro ambientale della zona nonché si sarebbe verificato un nesso anche con la diffusione di tumori nell’area della Valle dell’Oliva, la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni a un amico del pescatore. Questa mattina il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, ha continuato a sentire i testimoni della lista della difesa di Cesare Coccimiglio, rappresentata dall’avvocato Nicola Carratelli.
L’ex comandante dei vigili ha ribadito di non aver mai fermato camion della ditta di Coccimiglio per rifiuti sospetti: non è arrivata nessuna segnalazione per lo scarico di rifiuti.
Secondo quanto emerse da alcuni controlli – ha detto l’ex comandante – la ditta Coccimiglio prelevava materiale inerte da una cava autorizzata. Anzi, ha precisato che il comune di Amantea aveva una discarica che veniva utilizzata anche da tutti i Comuni vicini. Ma mai – ha aggiunto – sono stati rinvenuti rifiuti tossici però si era creata una psicosi tra i cittadini tanto che una volta – ha raccontato in aula – venne segnalata la presenza di un fusto con sostanze inquinanti ma, poi, giunto sul posto assieme ai colleghi si sono accorti che in realtà si trattava di un materasso arrotolato. Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 giugno.
mi.mo.