COSENZA «A Bruzzese e Lamanna vanno riconosciute le attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti». Per la difesa è necessario tenere conto del percorso collaborativo dei due nuovi pentiti condannati lo scorso 16 giugno per l’omicidio di Luca Bruni. È quanto hanno evidenziato gli avvocati Emanuela Capparelli e Caterina De Luca nel ricorso presentato alla Corte d’Appello di Catanzaro dopo il dispositivo di sentenza con le contestuali motivazioni depositate dalla Corte d’Assise di Cosenza due settimane fa.
I pentiti Franco Bruzzese e Daniele Lamanna dovranno scontare undici anni di carcere per l’omicidio del presunto boss reggente del clan “Bella bella”, scomparso il 3 gennaio 2012 e il cui cadavere è stato trovato nel dicembre del 2014 in una campagna di Castrolibero. Si tratta del procedimento con rito ordinario che ha visto sul banco degli imputati Franco Bruzzese, ritenuto il mandante dell’assassinio, e Daniele Lamanna, accusato di essere organizzatore ed esecutore dell’agguato. È stato proprio il pentito Adolfo Foggetti (condannato in abbreviato a sei anni per lo stesso omicidio) a fare ritrovare il cadavere di Luca Bruni. Per Bruzzese e Lamanna il pm della Dda Pierpaolo Bruni aveva chiesto nove anni di carcere tenendo conto delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia.
Ma la Corte d’Assise ha emesso la sentenza e contestualmente anche le motivazioni (circa 95 pagine). Bruzzese e Lamanna sono stati condannati per i capi di imputazione 8, 9 e 10 ovvero per omicidio, detenzione illegale di armi da fuoco e occultamento di cadavere.
I giudici della Corte d’Assise (presidente Giovanni Garofalo, a latere Francesca De Vuono) hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. I neo collaboratori sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, a tre anni di libertà vigilata e al pagamento di 40mila euro come risarcimento danni al Comune e alla Provincia di Cosenza, che si erano costituiti parte civile e al pagamento delle spese processuali.
I due sono stati anche legalmente interdetti per la durata della pena. Ed è proprio sulle pene accessorie e sulle «diminuenti riconosciute» che si basa il ricorso dei legali. In particolare, l’avvocato Capparelli ha evidenziato come la pena sia stata determinata in modo erroneo e come «sia stata effettuata un’erronea valutazione della condotta» di Bruzzese ritenendo «sussistente la recidiva». E inoltre l’avvocato Capparelli ha precisato: «Si voglia infine considerare come il gip di Catanzaro, nella sentenza con la quale si è definito in rito abbreviato la posizione di Adolfo Foggetti, imputato per gli stessi reati e pentito – le cui motivazioni sono state ampiamente utilizzate dalla Corte di Assise di Cosenza per motivare la sentenza – abbia condannato lo stesso alla pena di sei anni con vaglio decisamente diverso delle aggravanti contestate». I legali, in conclusione, chiedono che a Lamanna e Bruzzese vengano riconosciute le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e venga riconosciuta la riduzione della pena inflitta.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
x
x