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A Reggio la “nave dei ragazzi” di Msf con 430 migranti

REGGIO CALABRIA C’è un nuovo fronte che si apre della cronica emergenza Mediterraneo. O meglio si assesta, divenendo un punto di riferimento per chi dall’Africa Subsahariana al Maghreb, passando pe…

Pubblicato il: 30/06/2016 – 15:42
A Reggio la “nave dei ragazzi” di Msf con 430 migranti

REGGIO CALABRIA C’è un nuovo fronte che si apre della cronica emergenza Mediterraneo. O meglio si assesta, divenendo un punto di riferimento per chi dall’Africa Subsahariana al Maghreb, passando per il Medio e Vicino Oriente si mette in viaggio in cerca di futuro.

ALESSANDRIA, NUOVO CROCEVIA È il porto di Alessandria, nuova centrale delle partenze dal lato sud del Mediterraneo. Lì si sono imbarcati i 430 migranti accompagnati oggi a Reggio Calabria dalla “Bourbon Argos”, la nave di Msf che da due anni solca il Mediterraneo per prestare soccorso a quanti preferiscono rischiare la vita in mare, piuttosto che attendere la morte nei rispettivi paesi spezzati da guerre, sanguinose dittature, fame e povertà.

INTERVENTO COMPLESSO «Abbiamo ricevuto la segnalazione in serata, ma mentre eravamo in avvicinamento a capo Spartivento, le condizioni del mare sono rapidamente peggiorate – racconta Sara di Msf – per questo sul posto sono state dirottate anche alcune motovedette e un mercantile». Ma nonostante le imbarcazioni di supporto, le operazioni di trasbordo non sono state per nulla semplici. «I migranti erano tutti molto debilitati – spiega ancora Sara – quindi abbiamo deciso di trasferire comunque donne e bambini. Prima abbiamo imbarcato 39 donne e 21 bambini, poi altre sei persone, fra cui un uomo ferito ad una gamba. Il resto dei migranti sono stati soccorsi da una nave da carico, assistita dalla Guardia costiera, e trasferite a bordo della Bourbon Argos».

IN VIAGGIO DA DODICI GIORNI Solo attorno alle 11 la nave di Msf è arrivata in porto a Reggio Calabria. E dopo i controlli di rito, lo sbarco è iniziato. Stanchi, debilitati, affamanti i migranti sono scesi a piccoli gruppi dalla scaletta della nave, per sottoporsi ai controlli sanitari prima e alle procedure di identificazione poi. Portano sul viso e sul corpo i segni di un viaggio lungo e difficile, per alcuni iniziato oltre dodici giorni fa, quando con piccole imbarcazioni sono stati accompagnati dal molo di Alessandria alla nave madre, un grosso peschereccio male in arnese. Pensavano che sarebbero partiti subito. Invece sono stati costretti ad aspettare ore, giorni. Fino a quando la barca non si è riempita fino a scoppiare. Nel frattempo, molti avevano già esaurito le scorte di cibo e di acqua. Per più di ventiquattro ore, nessuno a bordo ha avuto nulla da bere.

FAMIGLIE, FERITI E MINORI A bordo c’erano interi nuclei familiari, con bimbi anche piccoli, feriti, come un anziano uomo yemenita, costretto a scappare dalla ferocia di un conflitto che nessuno racconta, diverse donne sole, che con sollievo hanno scoperto una rotta alternativa a quella libica. «Sanno perfettamente che la traversata dall’Egitto è molto più rischiosa e difficile, ma hanno tutti paura di passare dalla Libia. Ormai si sa – spiegano da Msf -, lì donne e uomini vengono sottoposti a ogni tipo di abuso prima di poter salire sulle navi». Per questo – se possono – accettano anche di pagare un prezzo maggiore per partire da Alessandria. Per un adulto la traversata costa almeno 1500 dollari, un po’ di più per i subsahariani. Ne bastano 1000 invece per i minori. E a bordo del peschereccio soccorso da Msf erano tanti i bambini e i ragazzi, per lo più non accompagnati.

LA NAVE DEI RAGAZZI «Molti di loro – spiega Ahmed, mediatore culturale di Msf – sono eritrei. Il regime sta imponendo la leva militare a ragazzi sempre più giovani, che pur di non vestire la divisa tentano di raggiungere l’Europa. Lì la leva è a tempo indeterminato e più volte l’esercito è stato usato contro la popolazione. Per questo nelle nostre operazioni di soccorso ne troviamo sempre di più e sempre più giovani. Molti altri invece sono somali e sudanesi, soprattutto della zona del Darfur, dove la guerra non è mai finita. Ma iniziamo a vedere anche molti minori egiziani». Pur di sfuggire ad una dittatura che l’Europa non sembra vedere, in tanti in Egitto scelgono la strada del mare. Intere famiglie vendono tutto ciò che hanno pur di racimolare il denaro necessario per affrontare la costosa e rischiosa traversata. Altre invece non possono. E allora puntano su uno dei figli, che sulle spalle porta il peso delle speranze di una famiglia intera.

L’APPELLO DI MSF «Ai minori arrivati oggi a Reggio Calabria è necessario assicurare immediatamente tutte le misure di protezione relative all’accoglienza, dall’assistenza socio legale al supporto psicologico», dice Tommaso Fabbri, capo missione di Msf Missione Italia. «I minori non accompagnati rappresentano una categoria molto vulnerabile, particolarmente esposta a rischio di violenza, abusi e sfruttamento. Dopo aver affrontato un viaggio lungo e rischioso – a causa della mancanza di alternative legali e sicure per raggiungere l’Europa – è necessario proteggerli e garantire loro una presa in carico completa, così come previsto dalla legislazione italiana e europea».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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