COSENZA «Ricordare, nel centenario della nascita, Giacomo Mancini, evitando la retorica e le frasi di circostanza, significa soprattutto, riconoscere la grande attualità del suo pensiero e della sua azione e sforzarsi di operare conseguentemente in sintonia e in prosecuzione con l’orizzonte di una politica realmente riformista e innovatrice, fatta anche di grandi intuizioni, della quale il Leader Socialista è stato un grande interprete e un assoluto protagonista».
Così Michele Drosi, descrive la figura dello statista nel suo volume “La politica di Giacomo Mancini per la difesa del suolo e la tutela del paesaggio-Dalla frana di Agrigento alla Legge Ponte”, introdotto dalle prefazioni di Giorgio Benvenuto e di Emanuele Macaluso ed edito da Rubbettino.
Come ministro dei Lavori pubblici, Giacomo Mancini, seppe trasformare le idee e le esperienze migliori dell’urbanistica moderna in iniziative di governo, facendo approvare la “legge ponte” iscritta negli annali della storia urbanistica italiana, che dotò gli enti locali degli strumenti di pianificazione urbana e determinando l’attuazione della “legge 167” che permise di avviare i piani per l’edilizia economica e sociale in quasi tutte le città italiane. Inoltre, diede prova di grande fermezza contro gli speculatori di ogni risma, intervenendo sulla frana di Agrigento e bloccando la lottizzazione dell’Appia Antica. Ed è proprio su questi fatti che l’autore ha scelto di soffermarsi in questo scritto prendendo spunto da una visita di Mancini al suo paese, a Satriano, dopo la disastrosa alluvione del 1973 dove pose con forza le questioni relative alla difesa del suolo e alla tutela del paesaggio.
Per Drosi «A quasi cinquant’anni dal varo della “legge ponte”, infatti, la figura e l’opera di Giacomo Mancini, ap- pare di grande attualità, nell’ambito della cultura urbanistica italiana, se un grande urbanista e sto- rico, la cui autorevolezza è universalmente riconsciuta, come Leonardo Benevolo ha ritenuto giusto richiamare alla memoria degli italiani il contributo che l’autorevole politico calabrese ha dato con la sua attività di governo al processo di modernizzazione e di civilizzazione del nostro Paese. Infatti, Benevolo ha pubblicato sul prestigioso “Giornale dell’Architettura”, dell’ottobre 2006, un suo saggio che con grande evidenza ricorda l’opera di Mancini, ponendola esemplarmente in contrapposizione al degrado urbanistico del giorno d’oggi, che presenta un quadro devastante della condizione territoriale in ogni regione, quale che sia il governo politicamente responsabile».
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