Ultimo aggiornamento alle 22:38
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

Esami medici, la stretta della Regione: stop ai privati

CATANZARO Se sei un malato calabrese vivi in una gabbia invisibile. Non hai facoltà di scelta, né puoi decidere per il meglio. Il modo in cui ti prendi cura di te stesso viene stabilito dall’alto: …

Pubblicato il: 02/07/2016 – 13:00
Esami medici, la stretta della Regione: stop ai privati

CATANZARO Se sei un malato calabrese vivi in una gabbia invisibile. Non hai facoltà di scelta, né puoi decidere per il meglio. Il modo in cui ti prendi cura di te stesso viene stabilito dall’alto: sono i burocrati, le circolari, a dirti quello che devi fare, come lo devi fare e, soprattutto, dove. Succede solo in questa regione. Perché qui i conti sono in profondo rosso e molti, nel tempo, hanno lucrato milioni sfruttando le permissiva maglie di un sistema dominato da politici a caccia di clientele e da medici in cerca di guadagni extra. E ora a farne le spese, in tempi di spending review e di sanità ragionieristica, sono i malati.
La nuova disposizione del direttore generale del dipartimento Salute, Riccardo Fatarella, è a dir poco controversa. Il titolo della circolare – firmata il 28 aprile scorso e inviata ai vertici di Asp e Aziende ospedaliere della regione – è di per sé emblematico: «Blocco richieste prestazioni eseguibili in ambito Ssr Regione Calabria». Fatarella esplicita il suo pensiero – anzi, il suo ordine – poche righe più giù: «Da un’analisi effettuata dal dipartimento Tutela della salute emerge che alcuni sanitari» di Aziende provinciali e ospedaliere «inviano esami, anche fuori regione, a strutture private con costi lapalissianamente elevati a carico del Ssr, a fronte della possibilità di eseguire detti esami, con qualità e affidabilità sovrapponibili o superiori, nelle strutture pubbliche e con costi assolutamente più fisiologici». Un abuso bello e buono, secondo Fatarella, che impone lo stop: «Alla luce di quanto sopra non sarà più possibile mantenere dette procedure che configurano danno erariale, la cui responsabilità ricade sul richiedente e su chi autorizza e liquida la spesa». Il capo dipartimento invita i management delle Aziende «a vigilare attentamente, allertando le direzioni mediche e di presidio e gli uffici finanziari che dovranno segnalare prontamente comportamenti non in linea». La stretta riguarderà soprattutto i «particolarmente onerosi» esami di genetica, «che dovranno obbligatoriamente essere inviati ai laboratori di genetica esistenti nel Ssr».
fatarella
(Riccardo Fatarella)

LA CIRCOLARE Il provvedimento firmato da Fatarella è legittimo e costituzionalmente valido? Restringe ancor di più i diritti dei malati calabresi? Intacca la loro facoltà di scegliere liberamente la struttura dove svolgere gli esami a tutela della propria salute? Le premesse da cui parte il dg paiono fondate, per almeno due ragioni: 1. è più che probabile che medici “infedeli” approfittino del loro ruolo per esternalizzare gli esami, magari verso istituti “amici”; 2. la mobilità passiva (i calabresi che fanno esami e si curano fuori regione) ha da tempo superato il livello di guardia, con costi insostenibili per tutto il sistema regionale. Ma la circolare, oltre a vietare esami fuori regione, sembra implicare un giro di vite anche per tutte le strutture private calabresi. Un embargo tout court, che non esclude neppure gli istituti convenzionati che, in teoria, dovrebbero integrare i servizi del sistema sanitario regionale. E decongestionare gli ospedali pubblici, dove le liste d’attesa diventano ogni giorno più lunghe. Senza contare, poi, che la fuga dalla Calabria trova le sue ragioni nelle diffuse e documentate inefficienze di un comparto che, con cadenza quasi settimanale, fa parlare di sé per i continui casi di malasanità.

FATARELLA HA RAGIONE «L’invio inspiegabile da parte del professionista di richieste di esami anche fuori regione a strutture private con costi alquanto superiori, segna una discrezionalità professionale preoccupante che, di fatto, esautora un rapporto corretto con le strutture pubbliche del nostro sistema sanitario di cui lo stesso operatore è espressione professionale». Sebastiano Andò, direttore del dipartimento Farmacia dell’Unical e ordinario di Patologia generale, sembra accogliere di buon grado la direttiva di Fatarella. La dinamica medico-ospedale, a suo modo di vedere, deve svolgersi anche sul piano “formativo”, «per evitare che possa accedere a dinamiche professionali sospette che nulla hanno a che vedere con la qualità delle prestazioni, qualitativamente garantite a costi di gran lunga inferiori anche nelle strutture pubbliche della nostra regione». E lo stesso si può dire «per la larga quota di terapia interventistica di bassa complessità che viene inspiegabilmente e sistematicamente compiuta fuori regione». In questo senso, per Andò, limitare la mobilità passiva significa voler «stimolare il nostro ceto professionale» e ostacolare «interessi professionali eterodiretti, che da postazioni soprattutto extra-regionali, hanno costruito per anni su una subalterna sanità calabrese posizioni di rendita incontrastate».
Ando
(Sebastiano Andò)

NIENTE DENUNCE? La pensa in modo diametralmente opposto Enzo Paolini, presidente regionale dell’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), che non esita a stigmatizzare le decisioni del dg regionale. «Evidentemente Fatarella ha avuto un momento di confusione, dal momento che le prestazioni delle strutture private calabresi sono stabilite da Regione e dipartimento e non possono essere superiori a quelle del pubblico». L’alt agli esami privati, da solo, non basta a risolvere il problema. «Se Fatarella si riferisce a episodi che configurano ipotesi di reato, non solo erariale, avrebbe l’obbligo di denunciarli», rilancia l’ex candidato sindaco di Cosenza. Che però concorda su un punto: «Per quanto riguarda la mobilità passiva, concordiamo con il dg sull’opportunità di erogare in Calabria le prestazioni che le strutture sono in grado di assicurare sia sotto il profilo quantitativo che da quello qualitativo».
Paolini-Enzo-Aiop
(Enzo Paolini)

LE LISTE D’ATTESA Il nuovo regime, tra l’altro, potrebbe ingenerare discriminazioni di “classe”: i meno abbienti non avranno più la possibilità di scegliere la struttura che ritengono migliore, magari pagando un semplice ticket, a differenza di quelli che potranno comunque permettersi di sottoporsi a esami spesso costosi in istituti privati non convenzionati. Per allargare la forbice delle disuguaglianze, insomma, basta una semplice circolare. Un pezzo di carta che rischia di aumentare il caos in ospedali già in apnea per mancanza di personale medico e infermieristico, falcidiato dal blocco del turnover imposto dal Piano di rientro. Con un effetto preciso: l’allungamento ab libitum delle già infinite liste d’attesa. Oggi per fare una mammografia in una struttura dell’Asp di Crotone servono 6 mesi. Per una visita senologia all’ospedale di Reggio devono passare 324 giorni; per quella reumatologica ed ematologica 180 e 260. E ancora: gastroenterologica, 179; neurochirurgica, 148; ecografia polmonare, 173. Esami all’orecchio? 323 giorni. Alla colonna dorsale? Sempre 323. E via così. All’ospedale di Tropea la prima data utile per un esame urodinamico è aprile 2017. Una risonanza magnetica, allo Jazzolino di Vibo, necessita di 3 mesi, mentre per una visita ortottica ne servono 4 e mezzo.
I tempi delle strutture pubbliche sono questi, su e giù per la Calabria. Di certo la nuova circolare non li migliorerà.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x