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La piccola Manuela, nata sulla nave dei migranti




REGGIO CALABRIA È scesa in braccio all’ostetrica che l’ha aiutata a nascere e cui deve il nome, la piccola Manuela, che ha visto la luce ieri notte a bordo della nave Bettica della Marina Militare…

Pubblicato il: 06/07/2016 – 18:55
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La piccola Manuela, nata sulla nave dei migranti




REGGIO CALABRIA È scesa in braccio all’ostetrica che l’ha aiutata a nascere e cui deve il nome, la piccola Manuela, che ha visto la luce ieri notte a bordo della nave Bettica della Marina Militare. Dall’altra parte, quasi aggrappata alla mano della donna, c’è la sorellina maggiore della neonata, mentre qualche passo dietro, percorre la scaletta con passo malfermo la mamma delle piccole. Provata ma felice, la giovane donna camerunense, sorride, forse ancora sorpresa del doppio miracolo sperimentato nel giro di poche ore. Lei, che forse aveva iniziato a temere di non riuscire a vedere terra, non solo è sopravvissuta a quel mare improvvisamente divenuto minaccioso, ma è anche riuscita a far nascere una bimba completamente sana.

LA NASCITA DI MANUELA Assistita dal pediatra e dall’ostetrica della Fondazione Francesca Rava NPH Italia-Onlus , la giovane donna ha partorito senza problemi. «Una gioia indescrivibile» per il comandante della Bettica, Francesco Iavozzo, che si lascia scappare: «Mi considero un po’ il padre putativo della bimba. Forse è un parolone ma sicuramente è un onore enorme». E una responsabilità nuova per la Marina Militare, cui da tempo gli equipaggi hanno imparato a far fronte. «Siamo attrezzati per ogni evenienza – sottolinea l’ufficiale – e d’altra parte non è la prima volta che accade. Anzi, è la terza volta e la mia seconda in una singola missione».

FIOCCO ROSA, FIOCCO BLU Qualche giorno fa, sempre sulla Bettica, è nato infatti il piccolo Francois Manuel. Anche lui deve il suo nome al personale medico volontario della Fondazione Rava, che lo ha aiutato a nascere. «Devo dire grazie, mille volte – ci tiene a sottolineare il comandante – alla presenza del personale volontario della Fondazione Rava che ci ha fornito una ostetrica che ha guidato due parti, facendo nascere due bambini. Assolutamente bravissima». Proprio lei ha voluto accompagnare sul molo Manuela, l’ultima nata, seguita dalla mamma, che ha continuato a sorridere anche quando l’hanno fatta stendere su una barella, per portarla in ospedale per una visita di controllo.

DIFFICILI OPERAZIONI DI SALVATAGGIO Insieme alla donna e alle sue bimbe, a Reggio sono sbarcati insieme altri 979 migranti, fra cui 693 uomini, 162 donne e 125 minori, solo 16 dei quali accompagnati. Sono stati tutti salvati nel corso di diversi interventi, eseguiti spiega il comandante Iavozzo «in un lasso di tempo molto ristretto tra la mattinata ed il pomeriggio di ieri al largo delle coste libiche». E la situazione- dice – era tutt’altro che semplice. «C’erano dieci gommoni, uno vicino all’altro, con 120-130 persone a bordo – spiega ancora Iavozzo –. Recuperarli tutti quanti non è stato facile. Abbiamo dato priorità ai gommoni più carichi. Abbiamo mandato i nostri mezzi e abbiamo trasbordato 30-40 persone alla volta mettendoli in sicurezza. Poi abbiamo recuperato tutti».

LA LEGGE DEL MARE Un successo – aggiunge il comandante – che fa onore alla legge del mare. «Siamo qui, con i migranti, perché la nostra priorità in mare, che è quella di tutti i marinai, è la salvaguardia assoluta alla vita umana. Noi siamo militari e proteggiamo gli interessi nazionali del mare. È chiaro che come tutti i marinai laddove esiste il pericolo per la vita umana, a prescindere da razza, religione, e di qualunque tipo di valutazione accessoria, noi interveniamo per salvarli». E sono arrivati tutti provati, ma salvi, i migranti soccorsi dalla Bettica, che solo 36 ore rischiavano la vita al largo della Libia.

MACCHINA DELL’ACCOGLIENZA Scesi sul molo, ordinatamente si mettono in fila per i controlli sanitari di routine e le procedure di identificazione. Chi ha bisogno di cure, si avvia verso il punto di primo soccorso allestito dalle Pantere Verdi, in collaborazione con alcuni medici del Riuniti. Quelli che portano i segni di scabbia o pediculosi, vengono invece smistati verso le tende chimiche fornite dalla prefettura per un rapido trattamento. Nel frattempo, ci pensano i volontari a rendere l’attesa meno dura distribuendo succhi di frutta e merendine per recuperare rapidamente le forze e ciabatte ai tanti che hanno perso le scarpe durante il viaggio. I migranti sorridono, ringraziano, attendono.

CABALA Sulle loro magliette c’è scritto in rosso il numero che la Marina ha dato loro per contarli, appuntato sul petto quello che la Questura ha assegnato loro dopo l’identificazione. Quasi una cabala della salvezza, che determinerà il loro destino. L’incrocio di quelle cifre significa che hanno superato il Mediterraneo, ma che il viaggio non è ancora finito. La maggior parte di loro, già stasera si metterà in viaggio verso i centri individuati dal Viminale, mentre chi rimane a Reggio cercherà di trovare spazio nei punti di accoglienza temporanea allestiti in città. È la routine di un’emergenza che da anni non è più tale, ma che continua ad essere affrontata come se lo fosse.

LA PETIZIONE DEL MASCI Per questo motivo, i volontari del Masci, anche oggi al lavoro al molo, si sono fatti promotori di una raccolta di firme per la presentazione, al Parlamento Italiano ed al Parlamento Europeo, di una Petizione popolare per il riconoscimento dei diritti umani dei migranti. Un’iniziativa, presentata proprio oggi a Reggio Calabria, che mira anche all’individuazione di corridoi umanitari sicuri per consentire il transito ai migranti ed a realizzare percorsi di integrazione, al superamento del Regolamento di Dublino, alla strutturazione di percorsi di integrazione stabili, come di un’accoglienza degna e rispettosa dei diritti della persona. «Noi – si legge nell’opuscolo che il Masci ha iniziato a distribuire – preferiamo assumere il ruolo del samaritano, che soccorre l’uomo senza nulla chiedersi circa la sua identità, la sua storia, la sua appartenenza, i motivi per cui è ridotto in quello stato, piuttosto che quello di quanti, per paure, egoismi, indifferenza, tirano dritti per la loro strada».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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