Ernesto Magorno, segretario regionale del Pd calabrese, ricorda la figura di quel diligente marines americano che chiama via radio il suo comandante e, raggiante, gli comunica: «Capo ho appena fatto irruzione oltre le linee nemiche e ho catturato sei soldati avversari».
Il comandante gli fa i complimenti: «Ottimo lavoro Johnny, portali subito qui che li interroghiamo».
Ma Johnny balbetta: «Vorrei farlo… capo… ma… vede, è che questi… questi non mi lasciano… non mi lasciano tornare».
Magorno comunica che l’assemblea regionale del Partito democratico calabrese stavolta si terrà davvero. Indica la data, «il prossimo 28 e 29 luglio», e assicura: «Sarà un evento straordinario». E questo sicuramente è vero, visto che non si riunisce da prima delle elezioni regionali e che vanta un non invidiabile record di convocazioni non rispettate.
Magorno, però, assicura anche che la lezione è stata capita e si è «consapevoli del fatto che è necessario e indispensabile avviare un percorso di seria e profonda ristrutturazione del partito a ogni livello. L’assemblea regionale sarà chiamata a decidere e definire insieme il progetto di riorganizzazione, chiamando all’appello la comunità vasta e aperta del nostro partito».
Altro annuncio solenne, venerdì, su sua richiesta, il capogruppo del Pd in consiglio regionale, Sebi Romeo riunisce il gruppo per avviare un confronto interno e con la segreteria regionale… che non c’è, perché tra le peculiarità del Pd calabrese c’è anche quella di non avere mai avuto una segreteria regionale.
E siccome le promesse e i buoni propositi nel Pd sono come le ciliegie, una tira l’altra, ecco Magorno garantire che ci saranno decisioni serie e saranno prese «con il pieno coinvolgimento dell’intero Pd calabrese, ascoltando tutti e rendendo protagonisti i territori».
Se lo farà davvero, dai territori che vuole rendere protagonisti arriverà una richiesta secca: basta con il sistematico riciclaggio di vecchi arnesi politici; basta con le ipocrisie di una dirigenza che promette una cosa, ne pensa un’altra e ne mette in pratica un’altra ancora; basta con i doppi e tripli incarichi; basta con le sistematiche violazioni dello Statuto. Soprattutto, verrà una richiesta di cambiamento nell’etica politica. Prima Mario Oliverio e, subito a ruota, Ernesto Magorno, hanno dato fiato alle trombe per salutare, sottoscrivere, condividere, fare proprie le esternazioni del procuratore Nicola Gratteri sulla burocrazia infetta che condiziona la vita delle istituzioni, particolarmente di quelle calabresi.
A prescindere dal fatto che quella burocrazia è stata assecondata e coccolata da decenni e da tutte le giunte di qualsivoglia colorazione politica, compresa quella in carica, l’intervento di Gratteri andrebbe letto per intero e non, come sempre più spesso capita, estrapolandone solo la parte gradita.
Lo si legga per intero e si scoprirà che, lungi dall’essere una assoluzione per la classe politica, il discorso del nuovo procuratore distrettuale di Catanzaro chiede conto della mancata attuazione in Calabria di quelle riforme varate proprio per mettere mano al risanamento della burocrazia infetta.
Esempio: Magorno e Oliverio sanno che nessun dirigente regionale ha dato disponibilità per coprire il ruolo di referente dell’Anac per la lotta alla corruzione? E se lo sanno, che ne pensano? Come intendono intervenire? E se la burocrazia è infetta e Gratteri viene osannato per averlo detto, come mai ogni volta che c’è da scegliere un commissario da mettere al vertice di qualche ente il nostro governato(re) pesca sempre tra i dirigenti, meglio se andati in pensione da tempo? E tutte quelle leggi e leggine che hanno spianato carriere e promosso funzionari reclutati senza concorso, chi le ha varate? Sono piovute dal cielo o sono frutto del perverso rapporto tra politica, pubblica amministrazione e burocrazia? E se i figli dei dirigenti regionali sono in gran parte dirigenti regionali e padri di dirigenti regionali è grazie alla “scienza infusa” o al fatto che mai un concorso degno di questo nome è stato bandito presso la Regione Calabria?
Ecco, i “territori”, se ascoltati, chiederanno di non essere presi in giro. I calabresi, soprattutto quelli che hanno guardato, e guardano, al Pd come al partito che potenzialmente potrebbe rappresentarli, sono molto ma molto più intelligenti di quanto una certa comunicazione politica sembrerebbe intendere. Non basta uscire col tamburo e dire che Gratteri ha ragione per appropriarsi almeno di un pezzetto del consenso di cui gode. Non funziona così. Funziona che chi ha in mano le redini della Regione con una maggioranza schiacciante e chi ha la guida del maggiore partito senza neanche una segreteria a cui dare conto, debbono fare, testimoniare, agire. E debbono farlo con un minimo di coerenza, altrimenti Johnny continuerà a chiamare entusiasta per i prigionieri presi, ma il suo comandante neanche gli risponderà, perché tanto sa che Johnny annuncia grandi cose, ma poi non è libero neanche di tornare a casa.
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