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Pioggia di piombo per controllare le piazze di spaccio


LAMEZIA TERME La recrudescenza criminale a Lamezia Terme, nel 2011, si manifestò con una serie di atti intimidatori a diversi esercizi commerciali e fatti di sangue che trovarono l’apice della…

Pubblicato il: 18/07/2016 – 7:53
Pioggia di piombo per controllare le piazze di spaccio


LAMEZIA TERME La recrudescenza criminale a Lamezia Terme, nel 2011, si manifestò con una serie di atti intimidatori a diversi esercizi commerciali e fatti di sangue che trovarono l’apice della loro efferatezza col ferimento al piede di un ragazzino di 14 anni nel corso di una sparatoria. Il tutto, suppongono gli invetigatori, per poter controllare la piazza di spaccio del quartiere di Capizzaglie a Lamezia Terme, storica roccaforte dei Torcasio-Cerra-Gualtieri. Ogni potenziale rivale andava eliminato. Secondo le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Lamezia e dal comando provinciale di Catanzaro e coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Elio Romano, i tentati omicidi di Giuseppe Morello e Pasquale Saladino (compiuti a noembre e dicembre 2011) sono da ricondurre all’iniziativa di Angelo Francesco Paradiso, 30 anni, che aveva l’intento di eliminare soggetti che potevano ostacolare la sua attività criminale. Attività che Paradiso, dopo la morte di Vincenzo e Francesco Torcasio (che gestivano lo spaccio di droga a Capizzaglie) stava portando avanti insieme a Umberto Egidio Muraca, Pasquale Carnovale e Nino Cerra. Il gruppo, intraneo alla consorteria, portava avanti il controllo del quartiere lametino.

Angelo Francesco Paradiso
(Angelo Francesco Paradiso)

Tra l’altro la posizione di Carnovale è attualmente al vaglio degli inquirenti per quanto riguarda il fatto di sangue ai danni di Giuseppe Morello. «È stata fatta luce su un duplice episodio di sangue dopo gli omicidi dei Carrà, ossia Vincenzo e Francesco Torcasio, padre e figlio, nell’estate del 2011», ha detto il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa di lunedì mattina. Il fermo di Paradiso non è stato convalidato per l’insussistenza del pericolo di fuga ma il gip di Lamezia Terme, visti gli indizi nei confronti dell’indagato, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Dopo gli agguati ai danni di Saladino e Morello le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Lamezia Terme e del comando provinciale di Catanzaro già portavano verso Francesco Paradiso. «Gli esami dello stub avevano portato all’individuazione di alcune cellule compatibili con l’uso di una pistola 9×21», ha aggiunto il capitano Fabio Vincelli che guida la compagnia di Lamezia. In seguito, alle indagini si sono aggiunte le dichiarazioni di collaboratori come lo stesso Umberto Egidio Muraca e Luciano Arzente.  Tra l’altro la pistola usata per gli agguati dell’autunno 2011 è compatibile con una serie di atti intimidatori compiuti nello steso anno ai danni di esercizi commerciali di Lamezia Terme: contro il bar Millennium, il negozio Outlet e Outlet, la pizzeria di Rocca Annamaria, un negozio di abbigliamento e altri. Ma non solo, nel corso dell’agguato a Saladino, davanti a un circolo ricreativo di Capizzaglie, venne ferito al piede un ragazzo di soli 14 anni. In entrambi gli agguati le”vittime designate” di Paradiso, oggi accusato di tentato omicidio in concorso premeditato aggravato dalle modalità mafiose, rimasero ferite ma sopravvissero. «Con le operazioni degli ultimi mesi situazione su Lamezia sta diventando sempre più comprensibile e chiara», ha sottolineato il colonnello Ugo Cantoni, comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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