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Si dimette il capostruttura di Bova. «Non sapevo fosse massone»

REGGIO CALABRIA Arturo Bova irrompe nella sala Giuditta Levato di Palazzo Campanella come un fiume in piena. Da ventiquattro ore il consigliere regionale ha ricevuto la lettera con cui il suo capostr…

Pubblicato il: 26/07/2016 – 15:17
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Si dimette il capostruttura di Bova. «Non sapevo fosse massone»

REGGIO CALABRIA Arturo Bova irrompe nella sala Giuditta Levato di Palazzo Campanella come un fiume in piena. Da ventiquattro ore il consigliere regionale ha ricevuto la lettera con cui il suo capostruttura Carlo Piroso gli comunica le dimissioni perché iscritto ad una loggia massonica aderente al Goi (Grande Oriente d’Italia) e per tale motivo non può continuare la collaborazione «per timore che arrivi una velina ai giornali che creerebbe un danno al presidente della Commissione consiliare antindrangheta».
Bova, appresa la notizia con grande stupore, ha convocato d’urgenza per il giorno dopo una conferenza stampa e così, accompagnato dal vicecaporedattore Filippo Diano, si è presentato nella sede del consiglio regionale in cui prima si è detto all’oscuro dell’appartenenza di Piroso alla massoneria e poi ha manifestato tutta la sua indignazione per il comportamento dell’ex collaboratore («abbiamo provveduto noi a revocare il mandato perché la lettera non era una richiesta formale di dimissioni») che per due anni non ha ritenuto necessario mettere a parte il presidente di questa sua appartenenza e poi, con un’improvvisa accelerazione lo ha comunicato quasi in contemporanea sia a lui che ai giornali, poco prima che Bova iniziasse una riunione strategica di gruppo a Catanzaro alla presenza dei vertici regionali del Pd sui temi caldissimi della legalità e della trasparenza amministrativa.
«Nella lettera Piroso ha omesso un particolare non da poco: che io non sapevo assolutamente nulla della sua appartenenza alla massoneria. Avrebbe dovuto avere il buon gusto di scriverlo». Tale concetto, Bova, lo ribadisce più volte nel corso dell’incontro: «Non ero a conoscenza di nulla. Il mio capostruttura mi ha chiamato per chiedermi di leggere una lettera che mi aveva scritto in cui mi comunicava che le dimissioni erano necessarie per non ledere la mia immagine, ma l’effetto è stato esattamente contrario».
Si è sentito tradito, il presidente della Commissione antindrangheta, da una persona che aveva conosciuto poche settimane prima delle elezioni circa due anni fa e con il quale aveva stretto un rapporto di collaborazione molto delicato visto il fronte sul quale il presidente stava operando. Ha richiamato nel corso dell’incontro le sue origini comuniste – «sono un berlingueriano» – incompatibili con la massoneria. In astratto, non ha espresso giudizi negativi sulla filosofia e il credo massonico ma dell’appartenenza ad una loggia bisogna fare menzione esplicita se si ricoprono cariche pubbliche: «Sulla falsariga di quanto già fatto per le lobbies mi farò per questo promotore di una legge in consiglio regionale per la quale chiunque lavori nella Regione, a qualunque titolo, debba dichiarare, ove ci sia, la propria appartenenza alla massoneria». È un tema estremamente scottante quello della presenza della massoneria in Calabria. A tal proposito ha ricordato l’audizione in Commissione dell’avvocato Amerigo Minnicelli «in ordine alle pubbliche dichiarazioni relative a eventuali infiltrazioni mafiose nel mondo della massoneria». Minnicelli in prossimità delle elezioni del gran maestro del Goi, aveva manifestato molteplici dubbi sulle affiliazioni massoniche ma anche in quell’occasione Piroso non ritenne di dover affrontare l’argomento con Bova.
I tempi della comunicazione di Piroso per Bova sono stroppo sospetti: «Mi sembra molto strano che arrivino adesso tali dimissioni». Secondo l’ex sindaco di Amaroni, che ha subìto diverse intimidazioni, «c’è un processo in atto volto a colpire le Istituzioni. Un processo opaco. Ma la Calabria ha bisogno di trasparenza. Qual è il vero scopo di queste dimissioni?».

Red Rc

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