Molinaro: «Ho sempre agito correttamente»
Dal presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, riceviamo e pubblichiamo: La procedura di revoca (si riferisce ai finanziamenti ricevuti dalla sua azienda ndr) è stata avviata, in via p…

Dal presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, riceviamo e pubblichiamo:
La procedura di revoca (si riferisce ai finanziamenti ricevuti dalla sua azienda ndr) è stata avviata, in via precauzionale e come atto dovuto, unicamente sulla base di una relazione della Guardia di Finanza, frutto di approfondite e lunghe verifiche iniziate nel 2005, che ha determinato esclusivamente la richiesta di archiviazione da parte del pm, che è stata immediatamente accolta dal gip nel 2011. Infatti, non si è avuto alcun seguito processuale, stante l’assenza di elementi oggettivi e soggettivi attestanti comportamenti illeciti. Sta di fatto che le opere interamente realizzate, oltre ad essere tutt’ora pienamente funzionanti, sono state verificate e accertate dalla Regione Calabria, durante le fasi di esecuzione che successivamente alla realizzazione dei progetti, con espressa certificazione della congruità dei costi sostenuti e rendicontati, nonché del completo pagamento da parte della Cooperativa delle spese di investimento. Nonostante l’evidenza dei fatti, la Cooperativa attende pazientemente che il giudice civile, non il Tar, ponga fine a questa anomalia e cioè: da una parte è sancita l’assenza di responsabilità penali (leggi archiviazione gip su richiesta del pm) e dall’altra vi è un provvedimento amministrativo anomalo sul quale si è attardato l’esame della legittimità. Nello specifico, è incomprensibile che la Regione Calabria sconfessando se stessa sugli accertamenti compiuti sul piano amministrativo ed i collaudi in loco attestanti la conformità delle opere e la regolarità delle procedure possa imporre la restituzione di contributi pubblici in assenza di qualsivoglia accertamento e riscontro ed in presenza di una archiviazione peraltro non opposta.
A chi scrive che nel silenzio si è fatto tutto ciò, ricordo che la Regione Calabria ha pubblicato gli atti sul Burc. Infine, sulle domande poste: 1) nessun reato di contraffazione, come precisato nell’altra replica, per Molinaro e la cooperativa di cui è socio; 2) nessuna contestazione di reati penali a danno della Regione (vedi archiviazione effettuata da parte del gip); 3) opposizione legittima e motivata ad una revoca anomala, sulla quale non si può che attendere i tempi della giustizia civile. Di fronte a questi fatti documentati e veri quale imbarazzo avrei dovuto avere? Ho sempre svolto e mi auguro continuerò a svolgere con serenità il legittimo e impegnativo esercizio della rappresentanza scevro da interessi personali.
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Informo che il Tribunale di Cosenza circa due mesi fa ha emesso sentenza favorevole alla Coop Cozac con la formula “perché il fatto non sussiste” come ben si sa, questa formula prefigura l’assoluzione piena. Ciò significa che il reato contestato non ha trovato riscontro in ciò che è risultato dal dibattimento, perché non c’era alcunché ed elementi oggettivi che sostenessero l’accusa. Una attenta e maggiore verifica della notizia, avrebbe impedito di riportare informazioni non veritiere e certamente parziali. Con l’assoluzione piena perché il fatto non sussiste, tutte le argomentazioni riportate nell’articolo vengono quindi a cadere, così come il tentativo di infangare la mia persona. Dispiace che ci si sia distratti su un tono inquisitorio, piuttosto che tenere conto della completezza del procedimento giudiziario che invece si è voluto sommariamente celebrare solo mediaticamente. Nel merito ed in sintesi, poi la vicenda è questa. In un normale controllo di routine, sono stati trovati nello stabilimento circa 78 Kg di insaccati in fase di stagionatura, prodotti con carni di suini conferiti da un socio-ingrassatore di Lamezia che aveva acquistato suinetti in Olanda che poi allevati in Calabria erano destinati alla commercializzazione non per il circuito dei salumi di Calabria DOP. L’errore di ritenere che questi 78 Kg fossero destinati al circuito della DOP, pure in presenza di prodotto non stagionato, senza etichetta che potesse ingannare il consumatore ne tantomeno ancora pronto per la vendita. Il dispositivo e la formula della sentenza dopotutto ha reso giustizia. Per chi è in mala fede i fatti sono questi. Preannuncio che su questa fattispecie, ho dato mandato al mio avvocato che nelle prossime ore presenterà formale querela.
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In attesa di completare il confronto in Tribunale, dove il presidente della Coldiretti Molinaro annuncia di volerci trascinare, prendiamo atto di un particolare e invitiamo il presidente Molinaro, e i suoi legali, a prende atto di tanti altri “particolari” che evidentemente hanno dimenticato, non volendo pensare che tentino di nasconderli.
Prendiamo atto che il procedimento che noi avevamo correttamente indicato come “in itinere” si è concluso, in primo grado, con una sentenza non definitiva di assoluzione perchè il fatto non sussiste,
Prenda atto, invece, il presidente della Coldiretti, che sul sequestro dei suini artatamente fatti passare come prodotti in Calabria e per questo sequestrati dai carabinieri del Nas, il pronunciamento è definitivo essendo stato convalidato da una sentenza della Corte di Cassazione (sent. cass. Pen, numero 41699 del 9 ottobre 2013). La Suprema corte era stata chiamata a cassare la convalida del sequestro delle carni avallata dal Tribunale del riesame di Cosenza ed impugnata dall’azienda del presidente Molinaro.
Scrive la Cassazione: «Nel caso in specie il Tribunale ha accertato che il salume in sequestro, rinvenuto dai carabinieri nelle celle di stagionatura, anche s eprivo di etichettatura per ogni singolo pezzo, appariva inequivocabilmente contrassegnato come Dop (cioè con una sigla che riguarda esclusivamente i suini nati e allevati in Calabria secondo le norme della disciplinare di produzione della soppressata di Calabria), mentre invece trattavasi di salame prodotto con carne suina proveniente dall’Olanda».
Non troviamo traccia, invece, nella replica del presidente Molinaro di alcuna osservazione sui provvedimenti adottati dalla Regione Calabria a carico della sua azienda. In forza di tali provvedimenti, accompagnati da una robusta relazione che solo problemi di spazio ci impediscono di pubblicare interamente ma che ovviamente forniremo al magistrato quand l’annunciata querela cesserà di essere un mero intimidatorio annuncio, si impone all’azienda del presidente Molinaro di restituire alla Regione Calabria e quindi ai calabresi la non modica somma di euro 1.124.072,92 che, secondo la Regione Calabria, sarebbero stati indebitamente percepiti come finanziamento concesso tramite i bandi legati al Pfr nell’ambito della programmazione 2007/2013.
pa. po.