SIX TOWNS | Il pizzo alle multinazionali del petrolio
CROTONE Nessuno sfugge al pizzo: fa poca differenza che ci si trovi davanti a piccole attività commerciali o a colossi del settore estrattivo. Nel Crotonese il curriculum imprenditoriale non conta: o…

CROTONE Nessuno sfugge al pizzo: fa poca differenza che ci si trovi davanti a piccole attività commerciali o a colossi del settore estrattivo. Nel Crotonese il curriculum imprenditoriale non conta: o si paga o sono guai. In uno dei capitoli dell’operazione “Six Towns” – nella quale sono state emesse 36 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti appartenenti al clan Marrazzo – si evidenziano proprio le condotte estorsive tentate dalla cosca per il controllo delle attività estrattive nell’area mineraria di “Timpa del Salto” (nel territorio del comune di Belvedere Spinello), gestita dalla Eni-Syndial spa. Le investigazioni hanno portato alla luce i casi che hanno coinvolto le maestranze della “Baker Hughes” e della “Halliburton”, multinazionali estere specializzate nel ramo petrolifero ed estrattivo. Il settore, in quell’area, è in forte espansione da anni: un nuovo business sul quale i clan hanno pensato di mettere le mani. Esponenti ‘ndranghetisti avevano più volte avvicinato i responsabili delle ditte, con minacce di morte o di danneggiamenti ai mezzi in cantiere, pretendendo il versamento di una percentuale – ordinariamente del 5% – dell’importo degli appalti ottenuti da quelle aziende. Piccoli e grandi episodi (rottura di parabrezza dei mezzi d’opera, furti di chiavi di avviamento) hanno rappresentato moniti e pressioni per convincere le società a sottostare alle richieste.
ESTORSIONI E NIGHT CLUB Ma le estorsioni erano la norma. Per gli inquirenti, la cosca pretendeva «in maniera diffusa e sistematica dai singoli imprenditori il pagamento di tangenti in relazione lavori pubblici di cui avessero ottenuto l’appalto o l’esecuzione». E accadeva la stessa cosa per i titolari di strutture commerciali per la grande distribuzione e anche per un imprenditore edile «impegnato nella ristrutturazione di una clinica nel comune di Castelsilano, estorsione peraltro fallita per l’emersione di pregressi rapporti di contiguità tra la vittima designata ed esponenti di primo piano della ‘ndrangheta».
Per questioni di “vicinato”, la «’ndrina dei sangiovannesi» esercitava la sua influenza sul comune silano «nella gestione, in via esclusiva e con modalità estorsive, del servizio di security presso numerosi locali notturni».
I titolari e i gestori di night club e discoteche del centro silano sono stati costretti, «anche in occasione di particolari manifestazioni come i veglioni organizzati per il Capodanno», ad affidare il servizio di vigilanza alle agenzie riconducibili alla cosca o a quelle altre, sempre da questa indicate, alle quali era stata imposta l’assunzione di soggetti di interesse. Come catturare due piccioni con una fava: da una parte ci si procura reddito in maniera illecita, dall’altra si esercita la propria egemonia e si rafforza il controllo del territorio.
LATITANTI E MACCHINE AGRICOLE Il ramo estorsioni, tuttavia, non è l’unico in cui la cosca era attiva. Non mancava, infatti, di dare una mano agli amici in difficoltà. Come nel caso della «collaborazione, in primis logistica, assicurata alla latitanza di Ugo Vallone, esponente della ‘ndrangheta crotonese». Gli affiliati di Castelsilano, d’altra parte, erano attivi anche nella ricettazione di macchine agricole. Rubati in aziende toscane tramite complici residenti in loco, i mezzi venivano poi trasportati in Calabria e alterati, per poi essere reimmatricolati e rivenduti sul mercato locale.