SIX TOWNS | Un territorio da divorare
CROTONE Modi spicci, linguaggio violento e diretto. «Qui si deve pagare … si deve pagare per mantenere le famiglie delle persone che sono in carcere… bisogna mantenerli.». E ancora: «Bene, s…

CROTONE Modi spicci, linguaggio violento e diretto. «Qui si deve pagare … si deve pagare per mantenere le famiglie delle persone che sono in carcere… bisogna mantenerli.». E ancora: «Bene, se è così … questo supermercato verrà chiuso perché sarà bruciato», «Non mi riconosci? Sono quello che l’anno scorso ti ha venduto le angurie». Non solo estorsioni a supermercati, anche per la realizzazione dei marciapiedi in granito nella frazione Lorica di San Giovanni in Fiore il linguaggio di Antonio Blaconà non cambia colore e manda a dire all’imprenditore che ha in appalto lavori per 180mila euro «che il 5% del lavoro di Lorica lo deve mettere da parte per me». Anche il servizio di security nei locali deve essere fornito dalla “premiata consorteria” di Belvedere Spinello, disarticolata dalla recente operazione Six Towns, condotta da circa 200 uomini tra carabinieri del comando provinciale di Crotone, con l’aiuto di unità territoriali di Cosenza e speciali eliportate dei cacciatori e del Goc di Vibo Valentia e della polizia di Stato, Squadra mobile e della Divisione anticrimine di Catanzaro, con il concorso delle squadre mobili di Crotone e Cosenza e del reparto prevenzione crimine Calabria, coordinata dalla distrettuale antimafia di Catanzaro. Nel territorio controllato dalla cosca che fa capo alla famiglia Marrazzo si impongono le estorsioni anche sulla verdura che i locali devono usare per il cenone di Capodanno. La mano della consorteria vuole arrivare ovunque, imporsi sull’asse Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Cerenzia, Caccuri, Castelsilano e San Giovanni in Fiore. L’importante è mangiare. E «mangiare» è proprio la parola che più ricorre tra le pagine dell’ordinanza che ricapitola oltre un decennio di illeciti operati dalla cosca.
«Voi venite dal Nord con i vostri bei contratti e con i vostri bei soldi, ma qui le cose sono diverse.
Qui tutti dobbiamo mangiare. Quindi da questo momento, oltre i due camion che sono partiti poco fa, da qua non si muove più niente fino a quando non viene giù chi di dovere a parlare con noi», dicono Antonio Balconà, Umberto Comito e Claudio Fortugno a un operaio che lavora nella miniera “Syndial – Eni” di Belvedere Spinello. Dalla ditta affidataria dei lavori di manutenzione voglio il 10% del valore dei lavori da eseguire.
Nel corso di un incontro tra Saverio Gallo, della ‘ndrina di san Giovanni in Fiore e Giulio Fortezza, soggetto contiguo alla cosca degli Arena, Gallo racconta di avere redarguito il figlio di Franco Gentile, di Isola Capo Rizzuto, dicendogli che gli isolitani dovevano occuparsi delle attività illecite di Isola – «cercate a mangiare qua a Isola» – invece di avvicinarsi al territorio di San Giovanni in Fiore: «che a San Giovanni non… non vi avvicinate che c’è già… gli ho detto… chi mangia».
Quando si parla di spartirsi l’affare delle biomasse, Nicolino Grande Aracri, in summit con Sabatino e Agostino Marrazzo, è chiaro, bisogna includere tutti: «allora io… ho messo nel mezzo… Crotonesi… Mesorachesi…Cutresi …siamo tutti noi». E Agostino Marrazzo annuisce: «dobbiamo guadagnare tutti quanti … dobbiamo mangiare tutti quanti…».
«Gli faccio un’attività per mangiare», dice Francesco Oliverio, ex capo del locale di Belvedere Spinello e oggi collaboratore di giustizia mentre parla coi familiari durante un colloqui in carcere a Castelfranco Emilia. All’incontro con i familiari, nel 2011, Oliverio parla degli assetti criminali del territorio, parla di sistemare le persone a lui vicine: «gli faccio un’attività per mangiare… una mano la dà pure a lui … fanno quattro soldi …l’importante è che sistemo a loro…poi si può anche ragionare diversamente …fino quando non sistemo a loro devo ragionare con il cervello».
Per rivendicare i propri interessi nel territorio di Rho, dove i crotonesi hanno anche creato un locale, Francesco Oliverio, ha avuto scontri con la famiglia Papalia. Riguardo alle estorsioni, racconta Oliverio nel 2012 al pm Curcio che lo stava interrogando, con Rocco Papalia non ha usato mezzi termini: «Qua non siamo né a Lecco, né a Corsico, qua siamo a Rho è sotto casa mia e devo mangiare pure io, che io c’ho fame, su’ diunu. Voi avete i soldi, io sugnu diunu e haju mangiare pure io».
Una volta in Calabria, a capo del locale di Belvedere Spinello, Oliverio comanda una serie di estorsioni. Le prime vicende estorsive riguardano il controllo della miniera di salgemma di Belvedere (ferma dal 2009, nda). «Ci guadagnavano… allora, innanzitutto faccio presente che il locale di Belvedere ci ha sempre mangiato supra a Montecatini», racconta Oliverio che dice “Montecatini” per riferirsi alla miniera che nel 1967 era stata presa in concessione dalla Montecatini Edison. La cosca, attraverso lavori di manutenzione mai effettuati e false fatturazioni, riusciva a trarre profitto da ogni attività riconducibile alla miniera. «Noi – racconta il pentito durante un interrogatorio – da aMontecatini prendevamo un settantamila euro fissi all’anno, solo per manutenzione, per la recinzione, per mantenere la recinzione che non c’era qualche varco o qualche cosa». Non solo tutte le ditte esterne che lavoravano all’interno della miniera per conto della società concessionaria erano messe in condizioni di pagare il pizzo agli esponenti del locale di Belvedere di Spinello, come risulta anche dalle denunce delle ditte Baker Huges e Halliburton, ma c’erano anche ditte riconducibili al locale che prendevano in appalto lavori fittizi.
Le estorsioni sono una fonte di guadagno importantissima per il locale di Belvedere Spinello. Intercettato in auto prima di essere arrestato e collaborare con la giustizia, Oliverio declinando le sue credenziali ad un altro affiliato di ‘ndrangheta dichiara: «poi quando mi dicono 100 euro mi fanno ridere… è per…» «io… mi mangio pure 1000 euro… noi … la famiglia mia … non ne mangia di meno».
La cosca mangia, mangia con le estorsioni a locali, supermercati, aziende più o meno accondiscendenti. La cosca mangia e deve fare mangiare i suoi sodali. Mangia e non restituisce a un territorio sbranato dal malaffare.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it