Di Maio scalda il popolo dei Cinquestelle
RENDE Hostess all’ingresso: «La maglietta, dai. Comprati la maglietta. Abbiamo ancora tutte le misure. E poi porterà bene il 4 dicembre». Il militante arrivato dalla Presila alla fine accetta: «Va be…

RENDE Hostess all’ingresso: «La maglietta, dai. Comprati la maglietta. Abbiamo ancora tutte le misure. E poi porterà bene il 4 dicembre». Il militante arrivato dalla Presila alla fine accetta: «Va bene, taglia M. Lo faccio perché Renzi deve tornare a casa». Nell’auditorium che porta il nome di Papa Giovanni Paolo II indossano quasi tutti la t-shirt con la scritta #IodicoNo. È variegato il popolo pentastellato che a Rende celebra uno dei momenti più attesi di questa lunga campagna referendaria. In platea trovi un po’ tutti: impiegati, dirigenti, pensionati, professionisti e, soprattutto, tanti giovani. Il partito interclassista tanto inseguito dal Pd prende corpo tra le pieghe del M5S calabrese.
(La platea nell’Auditorium “Papa Giovanni Paolo II”)
Luigi Di Maio arriva in perfetto orario a bordo di un’utilitaria. Ad attenderlo non trova nessuno fra i parlamentari calabresi del M5S, ma solo l’eurodeputata Laura Ferrara. Uomini dello staff si avvicinano con un sorriso largo così alla troupe del Tgr Calabria: «Ma un passaggio con Laura lo fate pure? Sapete com’è… sarebbe importante». Risposta glaciale: «L’abbiamo mandata in onda due giorni fa una sua intervista».
Di Maio, intanto, è carico. Davanti alle telecamere inizia il consueto rosario contro la “premiata ditta” Renzi-Boschi-Verdini. Estasiati, due attivisti del meetup di Cosenza, non resistono e a intervista in corso dicono: «Certo che questo è proprio bravo». Luigi, come lo chiamano un po’ tutti da queste parti, incassa il complimento con un sorriso. Poi, a domanda specifica, sgancia un siluro grande così su Federica Roccisano e sul caso dei disabili non accompagnati a scuola finito su Report: «Questi sono i risultati che si ottengono quando gli assessori non vengono scelti in base alle competenze ma sulla base di spartizioni tra correnti di partito». Boom. Ora che il colpo è assestato, si può passare al confronto pubblico.
Domenico Miceli, rappresentante del Movimento nel consiglio comunale di Rende, non sta quasi nella pelle: «Luigi vieni qua. Luigi leggi questo. Luigi guarda quanta gente che c’è». L’audio in sala fa i capricci. Ferrara, intanto, strappa applausi quando scandisce che questa riforma «è un favore fatto alle banche e alle grosse società finanziarie come la JP Morgan». Ovazione poi per il costituzionalista Silvio Gambino, che a chiare lettere dice di considerare il M5S «l’unico movimento realmente schierato a difesa della Costituzione».
Poi i flash degli smartphone si moltiplicano quando Di Maio inizia il suo intervento. «È l’inizio della fine per Renzi», sentenzia un anziano signore che dice di aver votato sempre a sinistra fino alle ultime politiche. Un altro ragazzo seduto in disparte: «Finalmente c’è qualcuno che gliela canta, altro che la falsa opposizione di Berlusconi e della destra», fa di rimando un ragazzo sui 25 anni.
«Siamo il primo partito nel Paese e vinceremo il referendum e poi le elezioni perché gli italiani hanno capito che Renzi pensa solo ai suoi affari», spiega Di Maio. Palazzo Chigi non è così lontano visto da qui. Ma domenica 4 dicembre bisogna vincere la prima tappa decisiva.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it