Erano poveri ma costruivano resort, la storia della famiglia Saraco
CATANZARO Un gap profondo e sproporzionato quello tra i redditi dichiarati dalla famiglia Saraco e le spese, gli acquisti, il tenore di vita. Da un lato vi sono dichiarazioni di redditi sotto la sogl…

CATANZARO Un gap profondo e sproporzionato quello tra i redditi dichiarati dalla famiglia Saraco e le spese, gli acquisti, il tenore di vita. Da un lato vi sono dichiarazioni di redditi sotto la soglia di povertà, dall’altro acquisti di terreni, immobili, auto, moto, appartamenti e la costruzione di un resort. Le indagini della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinata dalla distrettuale antimafia del capoluogo, hanno fatto le pulci a 24 anni di movimenti finanziari, dal 1985 fino al 2013.
Secondo gli inquirenti, «l’analisi delle movimentazioni patrimoniali di Antonio Saraco per tutti gli anni presi in considerazione attesta non solo che lo stesso ha speso più di quanto possibile in base alle entrate dichiarate, bensì che lo stesso sia anche riuscito ad accantonare e investire risorse finanziarie consistenti non coerenti rispetto alle entrate dichiarate e lecitamente nella sua disponibilità». Le incongruenze non riguardano solo il patrimonio del capo famiglia, 63 anni, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, e arrestato nell’estate del 2013 nell’ambito dell’operazione “Free Boat Itaca”, blitz che convolse 25 persone ritenute affiliate o fiancheggiatrici della cosca Gallace-Gallelli-Saraco di Guardavalle e Badolato. Lo stesso discorso vale per i beni sequestrati ricadenti nelle disponibilità di sua moglie Liberata Carnovale, 61 anni, e per i figli Nicolai, 39 anni, Pasquale, 42, Francesco, 37, e Domenico, 20 anni.
La sproporzione tra le entrate e le uscite prende l’avvio nel 1991, anno in cui la disparità è di poco più di 5mila euro, «e cresce – scrivono gli inquirenti – progressivamente ed esponenzialmente ogni anno», sino ad arrivare a una difformità ben superiore il milione di euro nell’anno 2013. Anno in cui «il reddito dichiarato familiare complessivo è pari a 32.080,00 euro». Le entrate per i Saraco, nel 2013, corrispondono ad appena 25mila euro ma le uscite sono dieci volte tanto: 250mila euro.
Pur dichiarando ben poco, «il nucleo familiare Saraco negli anni risulta avere acquistato, edificato, e accumulato beni immobili e valori mobiliari, ivi comprese quote di società».
Basti pensare che nel 1998 Antonio Saraco ha comprato uliveti per circa 3mila euro anche se in quell’anno l’uomo non aveva un reddito personale e il reddito familiare ammontava a poco più di 11mila euro. Nel 2000 dichiarano un reddito familiare complessivo di 24.638,08 euro. Ma nello stesso anno Antonio Saraco, che certifica un reddito personale di 9.973,29 euro, acquista due magazzini a Davoli per 118.500,00 euro. L’acquisto è un’occasione nata in seguito a una procedura ingiuntiva di esproprio. Come un’occasione sono gli immobili che acquista nel 2008 a un’asta giudiziaria, per un valore di 157.642,88 euro. Si tratta di due magazzini a Montepaone e due magazzini a Taverna. Sempre nel 2008 il capo famiglia compra un terreno dal valore di 15mila euro nel comune di Davoli. Eppure il reddito familiare è di 65.192,00 euro e quello personale è di appena 5.211,00 euro.
GLI ACQUISTI DI NICOLAI Pur certificando un reddito personale pari a zero, nel 2012 Nicolai Saraco ha comprato un vigneto da 5mila euro. Le sue sono le spese più lussuose con il reddito dichiarato più basso. Nel 2013 compra un villino da 78mila euro nel comune di Roma a fronte di un reddito da lavoro dipendente da 11.706,00 euro.
Nel 2010 l’appartamento a Monasterace lo acquista per intero al costo di 180mila euro quando, nel medesimo anno dichiara di avere guadagnato 18mila euro da rendita di terreni e fabbricati. Ma il prestanome più importante per Antonio Saraco, secondo gli inquirenti, è sua moglie Liberata. È a lei che è intestato il resort “Aquilia” nel comune di Badolato, un complesso turistico edificato tra il 2000 e il 2006 per un valore di stima di 269.984,45 euro, ossia 38.569,00 euro annui «del tutto inconciliabili anche in questo caso con le disponibilità della intestataria e del nucleo familiare per i relativi anni che, per quasi tutte le annualità in questione, risultano finanche insufficienti al soddisfacimento della spesa familiare annua».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it