Ecco il verbale che salva i precari dell’Asp di Cosenza
COSENZA Bastano poche ore, forse pochi minuti, al dipartimento Lavoro per dimenticare tutte le perplessità sui precari “assunti” dall’Asp di Cosenza poco prima delle regionali 2014. È sufficiente una…

COSENZA Bastano poche ore, forse pochi minuti, al dipartimento Lavoro per dimenticare tutte le perplessità sui precari “assunti” dall’Asp di Cosenza poco prima delle regionali 2014. È sufficiente una chiacchierata a tre – sono presenti il direttore generale del dipartimento Fortunato Varone, il dg dell’Asp Raffaele Mauro e il sindacalista Franco Mazza per l’Ugl Sanità – per mettere da parte le incongruenze segnalate nelle note ufficiali e riconoscere una convenzione contestatissima sulla quale, peraltro, indaga da oltre un anno la Procura di Cosenza (e che la stessa Regione aveva annullato in autotutela alla fine del 2015).
Assieme ai tre, tutti in qualche modo vicini all’area del Pd che fa riferimento a Nicola Adamo, c’è anche una rappresentanza di lavoratori. La loro presenza, però, è coreografica: non hanno alcun bisogno di fare pressioni sui manager, già pronti a risolvere l’annosa faccenda delle assunzioni pre-elettorali che diventano un debito pre-referendario per la Regione.
È il 10 ottobre. Il primo a prendere la parola è Franco Mazza. Inevitabile: segue la pratica fin dal primo giorno. Quell’elenco – che all’inizio conteneva una cinquantina di nominativi e poi è cresciuto fino a includerne 135 – è nato diversi anni fa in una sede della Cgil, nell’area del Tirreno cosentino. Mazza, che arriva politicamente dal Pci, era uno dei pezzi grossi del sindacato nella zona e molti nomi portano direttamente a lui. Poi finì nell’inchiesta sull’Emiliana Tessile, assieme agli imprenditori Pietro Citrigno e Fausto Aquino. Finali diversi per le tre storie: assolti perché «il fatto non sussiste» – erano tutti a processo per una presunta estorsione – Citrigno e Aquino, condannato a cinque anni (ma con il rito abbreviato) Mazza, che nel frattempo era stato espulso dalla Cgil. Passando da una sigla all’altra, però, il sindacalista resta sempre legato alla storia dei precari ex Lsu-Lpu che approdano negli uffici della sanità cosentina. È lui che, il 10 ottobre nelle stanze del dipartimento, inquadra «inizialmente il contesto – è la sintesi della nota spedita all’Asp – in cui versano i lavoratori, provvedendo, in un secondo momento, a descrivere in maniera dettagliata i punti salienti di tutta la fattispecie».
Non serve molto per convincere i manager. Mauro precisa «che si è effettuata una ricostruzione della presa di servizio dei lavoratori da parte dei dirigenti che all’epoca hanno usufruito delle loro prestazioni». E Varone gli chiede «di predisporre una delibera che prenda atto della convenzione in oggetto (quella che ha assegnato i precari all’Asp per tre anni e che lo stesso dipartimento aveva cancellato un anno fa per le irregolarità, ndr)». Questo provvedimento, spiega ancora Varone, «dovrà ricostruire in maniera puntuale tutte le fasi del procedimento che si sono susseguite dalla data della sottoscrizione della convenzione; in particolare, dovrà contenere il percorso dell’Asp di Cosenza sulla procedura avviata, il numero dei lavoratori coinvolti e le attività espletate, i documenti comprovanti la loro presenza (foglio di rilevazione firma, timesheet o similari) e infine l’attività economica che deve porre in essere l’amministrazione». È il via libera alla spesa di 1 milione e 178mila euro che l’Asp segnala nella delibera del 16 novembre.
(La nota del dipartimento Lavoro che salva i precari “assunti” dall’Asp)
L’incontro – a dispetto delle tensioni che hanno accompagnato la vicenda fin dal principio – è molto rilassato. Difficile capire come il dipartimento possa aver capovolto il proprio parere sulla faccenda. A gennaio, negli uffici della Regione, il caso dei precari veniva presentato come uno scandalo pieno zeppo di buchi neri e (almeno presunte) illegittimità. Riassumiamo solo alcune delle questioni sollevate. Innanzitutto la scelta dei nominativi, selezionati Sulla base di istanze pervenute entro la data del 22 dicembre 2010. Istanze che – citiamo un documento ufficiale del dipartimento Lavoro – «appaiono irritualmente acquisite agli atti della Regione, la cui documentazione, peraltro, è oggetto di sequestro penale da parte dell’autorità giudiziaria». E l’iter? «L’istruttoria di selezione delle istanze dei lavoratori non risulta agli atti di questo dipartimento». La scelta dei nomi, a gennaio, pareva illegittima. Ma nei ragionamenti del 10 ottobre non c’è traccia di queste perplessità. La convenzione, poi, è «priva di impegno di spesa e di copertura finanziaria» e il numero «dei beneficiari risulta modificato più volte senza motivazione». L’analisi di inizio 2016 va sempre peggio: «I nominativi dei beneficiari risultano già individuati da parte dell’Asp di Cosenza con nota del 7 luglio 2014, in virtù di non meglio precisate autocandidature di lavoratori».
Il verbale di ottobre, però, non spiega come mai il parere tecnico sulla convenzione sia cambiato. Di sicuro sono cambiati i vertici del dipartimento Lavoro: all’ex dg Antonino De Marco, che firmava pareri trancianti sulla convenzione, è subentrato Fortunato Varone, che chiede all’Asp di prendere atto dell’accordo e fare i conti per predisporre i pagamenti. Una rivoluzione copernicana che salva tutti e mette nero su bianco un nuovo debito fuori bilancio per le casse pubbliche. Il nuovo dg, infatti, precisa «che, strutturando la delibera secondo le indicazioni, si potrà ottenere un provvedimento tale da poter essere propedeutico per qualsiasi determinazione che la Regione vorrà assumere nei confronti di questi lavoratori, soprattutto per l’eventuale riconoscimento del debito fuori bilancio». Questo segno meno nei conti della Regione passerà all’esame della Corte dei conti. La conclusione, però, è che sono tutti d’accordo; sia Mazza (ovviamente) che Mauro sono pronti «a porre in essere qualsiasi attività finalizzata a concretizzare in maniera definitiva la posizione dei lavoratori». Varone firma la nota e la invia all’Asp, che avvia le pratiche per sistemare i lavoratori che, abusivamente, hanno affollato gli uffici dell’Azienda per quasi due anni. Non tutti, però, sono dello stesso parere.
L’iter, infatti, rischia di incagliarsi proprio in via Alimena e nelle altre stanze della sanità cosentina. Non tutti i dirigenti, infatti, hanno voglia di mettere la propria firma sui fogli presenza e sulle attestazioni del lavoro svolto dai 135 precari. Tutto, negli scorsi due anni, è avvenuto in maniera fin troppo nebulosa. E con l’inchiesta della Procura di Cosenza che rimane sempre sullo sfondo, qualche rischio rimane. Per ora i problemi dei lavoratori sembrano risolti. Non è servito molto: sono bastati un cambio al timone del dipartimento e un incontro tra tre persone. Tutte molto vicine alla stessa area del Pd.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it