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Diciamo no al Piano rifiuti della giunta Oliverio

Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, il Wwf non ha partecipato all’incontro svoltosi sabato scorso a Cosenza tra il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, l’assess…

Pubblicato il: 01/12/2016 – 14:21
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Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, il Wwf non ha partecipato all’incontro svoltosi sabato scorso a Cosenza tra il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, l’assessora regionale all’Ambiente, Antonella Rizzo, e alcuni rappresentanti di associazioni ambientaliste in merito all’approvazione del piano regionale dei rifiuti (per la cronaca: l’invito era stato trasmesso tramite e-mail solo ventiquattro ore prima). Alcuni titoli inoltre lascerebbero intendere una totale condivisione da parte delle stesse associazioni sullo stesso piano, mentre in realtà il consenso, per come evidenziato successivamente nel testo, sarebbe stato espresso sul metodo della consultazione e del confronto e non su tutti i contenuti del piano in via di approvazione.
Senza voler entrare nei dettagli di un lavoro senza dubbio corposo e articolato, il Wwf auspica che si possa finalmente uscire da una situazione di estrema arretratezza gestionale e culturale sul problema dei rifiuti in Calabria. Una situazione che vede ancora la nostra regione, secondo i dati elencati minuziosamente dallo stesso Piano, ferma a un misero 18,59% di raccolta differenziata, rispetto a una media nazionale del 45% (e con un Nord che sfiora il 57%). Ciò significa che la Calabria non è riuscita a raccogliere in maniera differenziata (e a riciclare!) neppure quel 35% che invece avrebbe dovuto separare dai rifiuti urbani entro la scadenza del 31 dicembre di dieci anni fa, secondo quanto prevedeva il decreto legislativo 152 del 2006; lo stesso che indicava il 65% di raccolta differenziata da realizzare entro la fine del 2012. Un ritardo vergognoso costato più di un miliardo di euro, 15 anni di commissariamento, continue situazioni di emergenza che si aggravano nel periodo estivo con lo spettacolo indecoroso di intere città sommerse dai rifiuti e il consueto ricorso alle discariche che violentano il paesaggio e minacciano la salute dell’ambiente e dei cittadini. L’obiettivo dichiarato delle “discariche zero”, dell’implementazione degli impianti di compostaggio per il recupero e la trasformazione della frazione organica e un deciso e sostanziale incremento della raccolta differenziata spinta in tutta la regione sostenuta da opportuni incentivi, con il riciclaggio al 50% entro il 2020, non può dunque che trovare la condivisione anche del Wwf, purché vengano sciolti alcuni nodi fondamentali, uno dei quali è rappresentato dal continuo ricorso all’inceneritore di Gioia Tauro.
Il Piano prevede infatti la combustione di 120mila tonnellate all’anno degli scarti di lavorazione provenienti dai 9 impianti pubblici di trattamento in attività al 2020, (anche se, nello stesso allegato 1 al rapporto ambientale, la quantità indicata scende a 112.000 t/a) e quindi con un netto incremento rispetto alle 72.850 tonn. conferite all’impianto gioiese nel 2014. In proposito, il piano chiarisce però che, essendo ipotizzata una potenza termica prodotta dalla combustione, inferiore a 300 Mw, non è prevista la Valutazione di impatto sanitario (l’inceneritore ha generato nel 2014 un recupero di energia elettrica di 59.600 MWh).
Il Wwf non può dunque non ricordare tutti i problemi che l’inceneritore di Gioia Tauro ha causato e l’opposizione delle popolazioni della Piana costrette a subire una scelta dannosa per la loro salute . Del resto l’aumento dei materiali da destinare all’incenerimento (con conseguente incremento delle scorie altamente tossiche da smaltire in apposite discariche), risulta in contraddizione con l’obiettivo, auspicabilissimo, di una riduzione a monte della produzione di rifiuti nell’ambito di una strategia finalizzata al raggiungimento dei “rifiuti zero”.

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