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Calabria, la ripresa resta una chimera

CATANZARO L’accesso al credito resta uno dei più grandi punti deboli della Calabria. Nonostante i timidi segnali di ripresa, il sistema bancario continua a tenere ben stretti i cordoni della borsa….

Pubblicato il: 02/01/2017 – 18:00
Calabria, la ripresa resta una chimera

CATANZARO L’accesso al credito resta uno dei più grandi punti deboli della Calabria. Nonostante i timidi segnali di ripresa, il sistema bancario continua a tenere ben stretti i cordoni della borsa. Restituendo molto poco di quanto raccoglie sul territorio al mondo delle imprese per realizzare investimenti. Gli ultimi dati rilasciati dal report di Bankitalia confermano che anche nel 2016 il fenomeno del credit crunch ha interessato il settore produttivo calabrese. Inibendone la capacità di capitalizzare le poche risorse liberate dalla “ripresina” registrata dai termometri economici. Se da un verso, infatti, l’anno appena concluso dovrebbe confermare la crescita del Pil già annotato nel 2015, dall’altro resta negativo l’indice dei prestiti concessi alle imprese calabresi (-1,5 per cento). Un valore, registrato nel primo semestre del 2016, che diviene ancor più sfavorevole se parametrato alla dimensione dell’azienda. Per le piccole imprese si traduce in 1,8 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente e sfiora il 2 per cento se si scende nelle microimprese o alle ditte individuali. Ma non è tutto.
Quel che colpisce ancor di più è che la stretta creditizia registrata anche nel corso del 2016 non si attenua neppure nei confronti di uno dei settori che ha maggiormente saputo tenere testa alla crisi e che per primo ha anzi offerto segnali incoraggianti di ripresa: l’agricoltura.
Il report dell’Osservatorio regionale sul credito agricolo, rilasciato dalla Rete rurale nazionale lo scorso 29 dicembre, dimostra come la flessione dei prestiti bancari abbia interessato pesantemente il settore primario calabrese. Nella nostra regione lo stock ha riportato un calo del 6,2 per cento rispetto al 2011 (anno di riferimento) segnando un ulteriore peggioramento rispetto a quanto avvenuto nel 2015 (-2,6 per cento). In particolare nel corso del secondo trimestre (ultimo dato disponibile) le imprese agricole calabresi hanno ottenuto prestiti per 631 milioni di euro, nello stesso periodo dell’anno precedente i milioni concessi dagli istituti di credito per investimenti erano stati 648. Restando nel settore agricolo si nota che c’è stata una flessione consistente dei prestiti a lungo termine sempre per ciò che attengono gli investimenti. Nel dettaglio, ad esempio, nel secondo trimestre le risorse offerte alle aziende per realizzare immobili rurali si è più che dimezzata (-54,4 per cento). Di gran lunga il peggior dato del Sud Italia (-35,4%). Non meglio è andato in termini di prestiti concessi per acquistare immobili o attrezzature che hanno riportato rispettivamente un -51,8 per cento e -14,5 per cento. Numeri dunque che dimostrano quanto poco credito ottenga l’intero sistema produttivo calabrese. Anche se potrebbero essere la cartina al tornasole dell’incapacità o della diffidenza ad investire presente tra gli imprenditori. In altre parole i modesti utili ottenuti nel corso della “ripresina” potrebbero essere stati accantonati in attesa di tempi migliori. A confortare questa tesi l’incremento registrato nei depositi a risparmio detenuti da titolari d’imprese cresciuti nel corso del primo semestre del 2016 di ben il 18,2 per cento a dicembre del 2015 aveva registrato un +3,4 per cento. In un verso o nell’altro, restano comunque chiari i segnali di forte resistenza a credere in una reale ripresa economica della Calabria. Aspettando dunque ancora una volta il domani.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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