Le Regione elargisce soldi ai dipendenti senza trasparenza
Abbiamo appreso dal Corriere della Calabria la notizia secondo la quale il decreto con cui sono state liquidate le somme in favore di dodici dipendenti della Regione Calabria che sono stati impegnati…
Abbiamo appreso dal Corriere della Calabria la notizia secondo la quale il decreto con cui sono state liquidate le somme in favore di dodici dipendenti della Regione Calabria che sono stati impegnati alle elezioni regionali del 2014 non sia stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, né sulla rete intranet della stessa.
Così si legge nell’articolo apparso domenica 8 gennaio 2017 a firma di Antonio Ricchio: «… non c’è traccia né sulla rete intranet, né tantomeno sul Bollettino Ufficiale della Regione. Tutto oscurato per motivi di riservatezza». Il sindacato Cisal vuole vederci chiaro e si domanda come mai un decreto così importante non venga reso pubblico e quali siano i motivi di riservatezza che non ne permettono la conoscenza.
Se non fosse stato per la succitata testata giornalistica, oggi, non si sarebbe saputo assolutamente nulla riguardo l’erogazione di fondi pubblici. Attenzione! Perché il punto cruciale è proprio questo. Non si tratta di dover dar conto di fondi privati ma di quelli appartenenti alla collettività che ha il diritto di sapere in che modo siano stati spesi.
Ed allora un documento di tale portata non può assolutamente rimanere segreto poiché interessa tutti i dipendenti regionali e cittadini calabresi. Del resto la somma liquidata non è di poco conto, considerato che ammonta a 178 mila euro e che ha riguardato solo dodici dipendenti regionali. Una cifra importantissima per la quale non è dato sapere l’iter amministrativo che è stato adottato, quale sia stato il bando e/o manifestazione d’interesse che ha regolamentato il reclutamento del personale qualificato a svolgere mansioni specifiche, chi ha stabilito la scelta dei dodici dipendenti.
Forse si tratta di persone segnalate? Una domanda sorge spontanea: «Ma che lavoro immane hanno dovuto fare questi dipendenti per vedersi liquidati tutti questi soldi? Se le operazioni da svolgere erano di così elevata entità perché non coinvolgere il numero necessario di lavoratori affinché potessero essere fatte nel più breve tempo possibile riducendo, così, il numero delle ore di straordinario ed i relativi costi?».
Sempre secondo quando riportato dal Corriere della Calabria, la Regione avrebbe ricorso a tale misura perché «… in assenza di personale stabilmente addetto, l’amministrazione si è dovuta dotare in via straordinaria ed urgente di adeguate professionalità e competenze in grado di assolvere, nei ristretti tempi consentiti dal procedimento elettorale, tutte le funzioni connesse alle elezioni medesime». È possibile che su circa 1.300 dipendenti regionali (nell’anno 2014) solo 12 fossero in grado di poter svolgere le operazioni elettorali?
Peraltro è da capire, e chiediamo che venga fatto al più presto, se tra i dipendenti premiati vi siano lavoratori già assegnatari di “posizioni organizzative” o “alte professionalità”, ricordando a tutti che tali “posizioni” sono già inclusive di qualunque altro emolumento accessorio.
Questa vicenda ha dell’assurdo e dell’inconcepibile e presenta, a nostro avviso, gravi irregolarità.
Innanzitutto crediamo che la Regione Calabria abbia violato il principio di trasparenza che stabilisce l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rendere visibile e controllabile all’esterno il proprio operato; in sintesi, la trasparenza contribuisce a rendere conoscibile l’azione amministrativa e di conseguenza il principio di motivazione del provvedimento amministrativo emesso.
Oltre a ciò, per il cittadino la trasparenza si traduce in un mezzo per consentire un controllo sul corretto esercizio di un potere pubblico, ma anche un diritto a comprendere l’operare delle PP.AA. specie nell’impiego del danaro pubblico affinché questo non sia gestito in maniera personalistica dagli amministratori. Il principio di trasparenza è una sicura espressione del principio democratico della nostra carta costituzionale che è alla base della sovranità popolare.
In secondo luogo ci si chiede quali siano i motivi di riservatezza che limiterebbero la pubblicazione del decreto in questione. Non c’è violazione della “privacy” poiché si tratterebbe di dati personali pertinenti allo scopo per cui il decreto è stato emanato, né crediamo che il decreto stesso possa contenere dati sensibili e giudiziari che ne limiterebbero la pubblicazione. Sta di fatto che pur trovandosi in tutti questi casi limitativi della pubblicazione del documento si sarebbe potuto, certamente, provvedere all’ostensione dello stesso, semplicemente oscurando i dati sensibili.
Nulla avrebbe, pertanto, ostato alla pubblicazione qualora ce ne fosse stata la volontà della Regione Calabria di farlo, ma non è dato comprendere tale tipo di comportamento da parte di un ente che dovrebbe attenersi all’osservanza della legge ed invece la viola.
La Cisal chiede e pretende che il decreto venga reso conoscibile a tutti e pertanto pubblicato sul sito dell’Ente nonché sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, così come viene fatto per tutti gli altri atti, al fine di porre termine ad un modus operandi che, da quanto si apprende, non costituisce un caso isolato, dovuto alla disattenzione di qualche responsabile, ma è reiterato e per questo non casuale, quindi voluto.
Per queste ragioni e altre ancora si faccia presto chiarezza.
D’altronde, basta leggere la dichiarazione di ieri del senatore dell’Idv Francesco Molinari, membro della Commissione Antimafia, che dichiara: «Una consuetudine, quella della Regione, che non si è mai dotata di un ufficio elettorale stabile, ma ha proceduto per costituzioni straordinarie ad ogni elezione in barba ad una regola ribadita dal Ministero dell’Economia nel 2014 che dichiara illegittimi pagamenti extra per le prove elettorali. Da calabrese – dichiara sempre lo stesso senatore Molinari – sono fortemente indignato e auspico un profondo e radicale rinnovamento della classe politica, capace di restituire dignità e senso civico al nostro territorio e alle sue genti».