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Appalti alla 'ndrangheta? A pagare non siano i lavoratori

La maxi operazione portata a compimento nella giornata di ieri a opera delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro, che ha portato al sequestro di oltre 50 imprese operanti nel settore edile e al fermo…

Pubblicato il: 20/01/2017 – 10:55
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Appalti alla 'ndrangheta? A pagare non siano i lavoratori

La maxi operazione portata a compimento nella giornata di ieri a opera delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro, che ha portato al sequestro di oltre 50 imprese operanti nel settore edile e al fermo di una trentina di persone, ha squarciato il velo su importanti appalti pubblici. Il quadro delineato in conferenza stampa dai magistrati titolari dell’inchiesta è, a dir poco, sconcertante.
Dalle indagini emergerebbe con molta chiarezza come parte dell’imprenditoria calabrese vada a braccetto con i clan mafiosi dominanti nella nostra regione.
Un meccanismo perverso, oliato alla perfezione con metodi speculativi e illeciti, finalizzato all’aggiudicazione dei più grossi appalti pubblici.
Da tempo la Cgil Calabria e la Cgil Cosenza denunciano le irregolarità e i soprusi perpetrati a danno delle maestranze e in più occasioni la nostra categoria di riferimento ha tentato di coinvolgere i Comuni, in qualità di stazione appaltante, la Confindustria, le Prefetture e gli uffici ispettivi delle Direzioni Territoriali del Lavoro.
La Cgil, pur confidando nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, tiene a ribadire che non possono essere i lavoratori gli unici a pagare le conseguenze di questa squallida storia. Quegli stessi lavoratori che da mesi si battono, senza esito, per ricevere le proprie spettanze. Auspichiamo che gli inquirenti procedano a passo spedito per far luce su eventuali secondi livelli di responsabilità. Questa regione deve essere liberata dalla morsa della malapolitica, della massoneria deviata e dai colletti bianchi in modo da far emergere la parte pulita di questa terra, quella che lavora e produce.
La nostra organizzazione ritiene che il lavoro della magistratura debba essere sostenuto fino in fondo anche dal governo centrale e dai ministeri competenti con il rafforzamento degli organici.
Riteniamo, inoltre, che l’opera di contrasto alla corruzione e alla concussione, da parte delle stesse imprese operanti nel settore, debba essere maggiormente incisiva così come è necessario che in questa direzione si muovano anche le associazioni di categoria assumendo un ruolo maggiormente determinante ed allontanando senza tentennamenti quelle imprese in odore di mafia.
Gli eventi stanno dimostrando che la responsabilità solidale delle imprese nella catena degli appalti, oggetto dei referendum proposti dalla Cgil, rappresenta un’opportunità di contrasto a questo modello che mercifica e distrugge le buone imprese, il buon lavoro e la democrazia.

*Segreteria regionale Cgil

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