VIBO VALENTIA Dopo la nomina dei due nuovi assessori tira aria di tempesta nella maggioranza che ha finora sostenuto il sindaco Elio Costa e la sua giunta. Le recenti scelte del primo cittadino non sembrano essere infatti andate giù al gruppo consiliare “Vibo Unica” che, oltre al presidente del consiglio comunale Stefano Luciano, può contare su cinque eletti e un assessore. Secondo questi ultimi, in sostanza, Costa nel procedere al rimpasto non ha rispettato gli accordi presi nelle ultime riunioni di maggioranza. E alla presa di distanza del gruppo di Luciano si è aggiunta anche quella – analoga, ma numericamente molto meno preoccupante per il sindaco – del Ncd rappresentato in provincia da Alfonso Grillo.
Tanto, ovviamente, è bastato per far scendere in campo anche l’opposizione che fa riferimento al Pd. Anzi, ai Pd, perché anche a queste latitudini i dem che fanno capo all’area maggioritaria (Censore-Mirabello) e quelli che si rifanno alle posizioni dei dissidenti guidati da Roberto Speranza agiscono ormai come due forze politiche separate e spesso in contrasto tra loro.
«Quanto successo in questi ultimi giorni in seno alla maggioranza – si legge in una nota del gruppo consiliare del Pd guidato da Giovanni Russo – ci induce a fare una riflessione approfondita. Appare infatti tradito il pieno mandato che i cittadini vibonesi hanno conferito al sindaco e alla sua coalizione. A lui chiediamo il coraggio di dire finalmente ai cittadini che si trova ostaggio di una maggioranza, ormai divisa in diversi gruppi e sottogruppi, che non gli permette di amministrare la nostra città. È chiaro ed evidente che ormai da mesi, il lavoro del sindaco è finalizzato esclusivamente a ricomporre le fratture e le divisioni che la sua maggioranza genera quotidianamente, a dispetto dei tanti problemi che la città vive e che andrebbero affrontati da un’amministrazione seria e capace. L’inadeguatezza di questa amministrazione è ormai tangibile e non ha bisogno di ratifiche in consiglio comunale, poiché la scommessa di Costa per una città “giardino sul mare” è definitivamente perduta. Chiediamo quindi a quei consiglieri che ancora conservano dignità e amore per la nostra città, un atto di responsabilità che si traduce nelle dimissioni immediate da presentare contestualmente a quelle dell’opposizione». Il gruppo consiliare dem si rivolge dunque anche ai consiglieri di “Vibo Unica” e al presidente Luciano «che volutamente si è svestito della sua funzione istituzionale e imparziale», chiedendo «di avere il coraggio di uscire da questa ambiguità e di trarre quelle conclusioni da loro stessi annunciate, che non possono che tradursi nelle dimissioni dalla carica consiliare».
Posizione un po’ diversa rispetto a quella dell’ex candidato a sindaco di Pd e Sel Antonio Lo Schiavo (Pd area Stumpo-Speranza) e dei colleghi Tomaino, Fiorillo e Pilegi: «Riteniamo ormai necessario che il sindaco della città di Vibo Valentia verifichi, come tra l’altro già anticipato dal segretario cittadino del Pd (Stefano Soriano, ndr), l’esistenza di una maggioranza a sostegno del suo programma amministrativo per come presentato agli elettori. Questa verifica va rapidamente effettuata non sui giornali, ma nella sede competente che è solo il consiglio comunale. Di fronte ai problemi della città intendiamo quindi prendere le distanze dal dibattito che si sta alimentando sulla stampa, espressione della solita politica sempre più autoreferenziale e distante dalla vita reale dei cittadini». Quindi la stoccata all'”altra” opposizione: «Riteniamo altresì giusto precisare che il compito dell’opposizione non è quello di prendere posizione nelle dinamiche interne ai gruppi di maggioranza, come purtroppo sembra evincersi in alcuni comunicati stampa, né lasciarsi andare ad interpretazioni sulle intenzioni di chi esprime disagio politico nella stessa, ma di chiedere invece al sindaco, il solo a cui spetta il compito, di dimostrare di avere la forza politica e i numeri necessari per potere continuare, nella sua amministrazione evitando quello che per noi è il rischio maggiore per i prossimi mesi, e cioè una lunga agonia e paralisi dell’azione amministrativa».
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