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Clientele, 'ndrangheta e mazzette. Benvenuti a "Calabria corrotta"

CATANZARO Il comitato d’affari era composto da politici, imprenditori, amministratori pubblici e affiliati alla ‘ndrangheta. Tutti insieme per gestire le risorse del progetto regionale “Credito socia…

Pubblicato il: 02/02/2017 – 11:37
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Clientele, 'ndrangheta e mazzette. Benvenuti a "Calabria corrotta"

CATANZARO Il comitato d’affari era composto da politici, imprenditori, amministratori pubblici e affiliati alla ‘ndrangheta. Tutti insieme per gestire le risorse del progetto regionale “Credito sociale”, finanziato con fondi della Comunità europea finalizzati all’erogazione di micro-crediti a favore di nuclei familiari in difficoltà economiche. È forse questo l’aspetto che indigna di più: i soldi destinati ai poveri finivano su conti (anche esteri), nelle tasche di imprenditori spregiudicati. E alimentavano il cortocircuito mafia-burocrazia-politica che segna tante, troppe pagine calabresi di cronaca. L’indagine condotta dalla Procura di Catanzaro ha raccolto consistenti elementi probatori a carico di Nazzareno Salerno, all’epoca dei fatti assessore al Lavoro e alle Politiche sociali della Regione, oggi consigliere regionale di minoranza. A Salerno sono contestati i reati di abuso d’ufficio, turbativa d’asta, corruzione e minaccia a pubblico ufficiale aggravata dal metodo mafioso.

MANI SUL CREDITO SOCIALE In particolare, il politico di Forza Italia esercitava una pressione continua nei confronti dei dirigenti del proprio assessorato, per imporre scelte che gli avrebbero garantito ampia discrezionalità nella gestione del progetto Credito sociale e dei relativi fondi comunitari. Altro che separazione tra livello politico e livello amministrativo: secondo carabinieri e finanzieri, a quei tempi in Regione i ruoli si sovrapponevano. Questo anche grazie alla presunta complicità di Vincenzo Caserta, all’epoca direttore generale reggente del dipartimento di riferimento dell’assessorato, e di Pasqualino Ruberto, all’epoca presidente della fondazione Calabria etica (che di etico, stando all’inchiesta, aveva ben poco). Due ruoli necessari per affidare la gestione “economica” e “finanziaria” del fondo, cioè l’attività di erogazione dei sussidi in questione, a un soggetto esterno, individuato nella società finanziaria Cooperfin spa, di cui era amministratore delegato l’indagato Ortenzio Marano.

MAZZETTA DA 230 MILA EURO PER SALERNO Gli accertamenti bancari effettuati dalla Guardia di finanza avrebbero consentito di tracciare il corrispettivo in denaro percepito da Salerno per l’esternalizzazione del servizio di erogazione dei mini-crediti: un accordo corruttivo in virtù del quale l’affidamento alla società Cooperfin sarebbe avvenuto in cambio di una somma di circa 230.000 euro.

FUNZIONARIO INTIMIDITO A mettersi di traverso rispetto al sistema criminoso, aveva provato un funzionario regionale. Risultato: le indagini avrebbero documentato l’intimidazione organizzata sempre da Salerno nei confronti del dipendente della Regione che aveva ostacolato l’iter amministrativo, andando contro il complessivo progetto criminoso. L’ex assessore, nel ramo intimidazioni preferiva andare sul sicuro: secondo i magistrati della Dda di Catanzaro si sarebbe rivolto a due pregiudicati notoriamente indicati come riferibili alla cosca Mancuso, che minacciavano il funzionario riottoso nel corso di un incontro svoltosi all’interno di un vivaio. Peccato per tutti che i carabinieri del Ros fossero lì a documentare tutto. L’intervento dei picciotti si rivelerà provvidenziale (almeno in quella fase): il dipendente viene costretto a desistere e consentire lo svolgimento delle operazioni di gestione del progetto secondo i desiderata del comitato d’affari. Come? Affidando la procedura per assegnare il servizio di esternalizzazione a Vincenzo Caserta, che gli inquirenti considerano la longa manus di Salerno. A quel punto è Caserta ad affidare la gestione dello strumento di ingegneria finanziaria alla fondazione Calabria Etica (in realtà priva di competenze e dei requisiti per la gestione di uno strumento finanziario di microcredito). Calabria etica, guidata da Pasqualino Ruberto, “in affari” con Salerno, nel giro di appena 8 giorni provvede ad assegnare il servizio alla Cooperfin. È un altro dei tasselli che compongono il mosaico. Perché gli accertamenti bancari svolti dalla Guardia di finanza hanno consentito di documentare come la finanziaria aggiudicatrice, sotto la guida del suo rappresentante legale Marano, si sia appropriata di ben 1,9 milioni di euro di fondi pubblici di matrice comunitaria, tra cui somme che venivano versate su conti correnti di Nazzareno Salerno, per un importo complessivo di 230 mila euro.

SOLDI IN SVIZZERA I rimanenti fondi sono stati gestiti da Cooperfin mediante riversamenti su propri conti correnti intestati principalmente a una società partecipata (la M&m management), per effettuare prestiti cambializzati nell’ambito della sua normale attività di finanziaria. In più, la quota di circa 800 mila euro ancora giacente sul conto corrente dedicato, è stata “investita” in Svizzera, con la causale “Progetto giubilare” in capo ad una società sulla quale sono ancora in corso accertamenti.
Questa operazione, che i magistrati definiscono «spregiudicata» è stata condotta con la consapevolezza della provenienza pubblica del denaro, assieme a due soggetti (Bruno Della Motta e Giuseppe Castelli Avolio), già “attivi” nel mercato finanziario illecito.

LA MANO DEI MANCUSO Non sfugge agli investigatori il lato più inquietante dell’intera faccenda. E cioè che l’operazione è̀ stata avallata e resa possibile dall’intervento di matrice intimidatoria di soggetti riferibili alla famiglia di ‘ndrangheta dei mancuso, (gli arrestati Gianfranco Ferrante e Vincenzo Spasari), intervento resosi indispensabile e eseguito al momento giusto per il raggiungimento del programma criminoso. Senza i due uomini, sarebbe stato difficile “convincere” il funzionario “ribelle” a soggiacere alle richieste di Salerno&Co. Ovviamente, nulla si fa senza una contropartita. E per questo determinante intervento la famiglia Mancuso riceve in cambio una serie indiscriminata di assunzioni presso l’ente regionale Calabria etica, una delle quali in favore di un cognato dello stesso capo cosca Luigi Mancuso. Il trionfo del clientelismo e delle mazzette. Con la ‘ndrangheta a fare da sponsor e beneficiario. Che bel quadretto.

Pablo Petrasso
Alessia Truzzolillo
redazione@corrierecal.it

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