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PROVVIDENZA 2 | Tutti gli affari dei Piromalli – VIDEO INTERCETTAZIONE

REGGIO CALABRIA Dalla commercializzazione di olio d’oliva contraffatto, alla distribuzione nazionale e internazionale di prodotti agricoli, dalla gestione di servizi per resort e villaggi turistici…

Pubblicato il: 21/02/2017 – 8:41
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PROVVIDENZA 2 | Tutti gli affari dei Piromalli – VIDEO INTERCETTAZIONE

REGGIO CALABRIA Dalla commercializzazione di olio d’oliva contraffatto, alla distribuzione nazionale e internazionale di prodotti agricoli, dalla gestione di servizi per resort e villaggi turistici, all’apertura di punti vendita di abbigliamento. Non conosceva confini di settore l’impero societario e commerciale costruito in meno di due anni da Antonio Piromalli, rampollo dell’omonimo casato di ‘ndrangheta, incaricato dal clan di far fruttare gli enormi capitali di famiglia. Un compito che Piromalli jr ha dimostrato di saper svolgere in modo eccellente, allargando il raggio degli affari di famiglia non solo al Nord Italia, dove ha piazzato la propria base operativa, ma anche all’estero. Dagli Stati Uniti, inquinati con olio di sansa spacciato per extravergine d’oliva, all’Est Europa, inondato con agrumi, kiwi e pesche prodotte per la ‘ndrangheta, Piromalli ha saputo diversificare i propri affari, scegliendo per ogni settore “l’uomo giusto”.

I RE DELL’OLIO Co-protagonisti della gigantesca truffa organizzata alle spalle dei consumatori americani sono stati per lungo tempo i ras calabresi dell’olio Domenico e Gioacchino Careri, per gli inquirenti storicamente legati al boss Giuseppe Piromalli e al figlio Antonio. Grazie a loro – e soprattutto al loro uomo negli Stati Uniti, Rosario Vizzari, da tempo residente in New Jersey– i fratelli Careri sono riusciti a conquistare una fetta importante del mercato statunitense, spacciando olio di sansa (spesso anche avariato) per extravergine di qualità. Circostanze oggi al vaglio anche di Fbi e autorità statunitensi, cui l’Italia ha chiesto l’estradizione di Vizzari, latitante negli Usa.

LE ROTTE DELLA FRUTTA Nel settore ortofrutticolo invece, vero e proprio motore degli affari del clan era il consorzio Copam, costituito da numerose cooperative calabresi e siciliane, in grado di produrre prodotti per 20 milioni di euro l’anno. A gestirlo per conto dei Piromalli era Rocco Scarpari, formalmente solo un dipendente, ma per gli inquirenti vero dominus della cooperativa. La commercializzazione dei prodotti era invece curata, per conto di Piromalli jr, da Alessandro Pronestì, responsabile della rete di distribuzione italiana ed estera. Grazie a lui, in Italia la frutta dei Piromalli ha invaso il mercato ortofrutticolo di Milano, mentre in Romania era arrivata sui banchi dei mercati di Timisoara ed Oarja. «Forse tu non hai capito una cosa – assicurava Pronestì agli imprenditori rumeni preoccupati per le possibili interruzioni nell’approvvigionamento – la cooperativa prima manda a noi e poi se avanza manda agli altri!».

LA GARANZIA COPAM Del resto, il consorzio era totalmente in mano ai Piromalli. Non a caso, era proprio la Copam a pagare – in anticipo – l’olio prodotto dai fratelli Careri, come le operazioni di intermediazione per l’esportazione di olio negli Stati Uniti. Appesantite dalla “tassa Piromalli”, che il 44enne Antonio, intercettato, spiega così «Glielo hai specificato a Scarpari? ogni vendita che facciamo fare a lui ……..già a priori deve sapere che due centesimi li deve mettere in fattura in più per noi». Per meglio controllare il consorzio – e guadagnare ulteriormente – negli ultimi mesi il clan stava valutando l’idea di trasferire la sede di Copam all’interno dell’area commerciale del porto di Gioia Tauro, sia per abbattere le, sia per rendere ancora più agevoli le attività di esportazione di agrumi verso gli Stati Uniti. A livello logistico, l’operazione non avrebbe comportato nessuna difficoltà. Anche il porto, a Gioia Tauro, è cosa loro.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it