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Il fallimento politico sull'addio dell'Alitalia al "Tito Minniti"

Per motivi di opportunità, avevo deciso di non interloquire in ordine ai peana intonati negli ultimi mesi da variegati pulpiti in relazione alla fallimentare gestione della Sogas, ma oggi che, non …

Pubblicato il: 11/03/2017 – 8:13
Il fallimento politico sull'addio dell'Alitalia al "Tito Minniti"

Per motivi di opportunità, avevo deciso di non interloquire in ordine ai peana intonati negli ultimi mesi da variegati pulpiti in relazione alla fallimentare gestione della Sogas, ma oggi che, non è in gioco soltanto il futuro, ma anche e soprattutto il presente del Tito Minniti, non esito ad offrire il mio modesto contributo dialettico alla causa aeroportuale.
Rammento a me stesso che il primo disimpegno dell’Alitalia matura nello scorso autunno ancorché strumentalmente “congelato” nel contesto di una palese strategia referendaria, ma con gelida reticenza spacciato per un successo epocale conseguito dalla infantile politica reggina. Infatti, l’Alitalia, puntuale e prevedibile come gli alisei, ripropone in termini devastanti la cruda realtà che avvia a gran falcate una città metropolitana, con innata vocazione turistica, al pressoché totale isolamento, grazie alla palese inidoneità al ruolo di molti politici reggini, regionali e nazionali con l’aggravante della diffusa uniformità politico-cromatica.
Fra questi spicca il sindaco reggino in carica, inimitabile interprete di quella ormai dilagante corrente di pensiero secondo la quale, all’insegna del “nuovismo” e del “giovanilismo”, si governa non con l’ingegno bensì con l’età, esaltandosi a “sezioni unite” addirittura anche per il banale ripristino, udite, udite, della fontana di Tre Aie. Lo stesso, dimenticando l’urticante reprimenda dei vertici dell’Alitalia rivolta proprio «alla politica locale che non ha saputo trovare soluzioni» (alla quale, evidentemente, egli si ritiene estraneo), affetto ed afflitto da incontestabile otium contemplativo, tenta puerilmente e quanto mai coraggiosamente di trasferire il cerino acceso… A chi? Ma certo, alla Sacal! Rea di essersi aggiudicata soltanto da qualche ora la gara per la gestione degli aeroporti di Reggio e Crotone. Siamo veramente alle comiche che più che ridere fanno tragicamente piangere perché traducono patetici limiti operativi, inidoneità al ruolo, incapacità e quant’altro, confermando, fra selfie, sortite sui social network e quant’altro, la solita ben coreografata “spocchia” radical-chic, in attesa di una “provvidenziale” nomination parlamentare. Un fatto è certo, con il sindaco Falcomatà (quello vero) le cose sarebbero andate diversamente. Ne deriva che, secondo il pensiero del “sopraggiunto” Falcomatà, la Sacal dovrebbe assumersi l’onere di supplire alla latitanza del Comune, della Regione, del Governo, dei parlamentari e ministri espressione della maggioranza nazionale, forse perché tutti impegnati in “ferie brevi”…
Mi sarei aspettato ben altre iniziative dall’attuale Falcomatà et similia, magari documentandosi sulle ragioni del disimpegno dell’Alitalia che gestisce circa il 90% del traffico aeroportuale e che, per quel che mi riguarda, non ha tutti i torti, ove si pensi che per una toccata all’aeroporto di Reggio deve pagare ben 1.600 euro, mentre il costo pagato presso l’aeroporto di Lamezia non supera i 600 euro. La politica, in questo quadro a dir poco inquietante, ha dimostrato soltanto totale incapacità lasciando sbigottiti tutti coloro i quali si aspettavano ben altro e non il pilatesco “sub-appalto” alla Sacal delle proprie responsabilità.
Questo è il traguardo raggiunto da chi vive di luce riflessa, trastullandosi con ex compagni di scuola o di calcetto, costringendo fior di consiglieri della stessa maggioranza ad interminabili anticamere dopo averli emarginati (perché non gestibili), da qualsivoglia coinvolgimento istituzionale ancorché coralmente indicati. Se poi, per come si sussurra, a giugno anche la compagnia Blu Panorama dovesse esibirsi in una “envirement”, allora l’aeroporto sarebbe fatalmente condannato ad “illacrimata sepoltura” e la politica dovrebbe solo decidere a quale uso agricolo destinarlo. Forse, però, l’occasione potrebbe essere paradossalmente propizia per indurre qualcuno a trasferire braccia e menti al mondo dell’agricoltura che ne ha tanto bisogno! Un fatto è certo, quando in passato la città di Reggio lottò per l’istituzione della Corte di Appello, la giunta comunale, con in testa il sindaco Vittorio Barone Adesi, non esitò a rassegnare le dimissioni. Si dirà: altri tempi. No, semplicemente, altri uomini!!

*ex presidente della Commissione consiliare di Vigilanza

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