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'Ndrangheta in Liguria, arresti e perquisizioni – VIDEO

GENOVA Operazione anti ‘ndrangheta in corso dalle prime ore di stamane nel golfo del Tigullio, nella provincia di Genova: i poliziotti della squadra mobile hanno effettuato quattro arresti e perquisi…

Pubblicato il: 15/03/2017 – 7:28
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'Ndrangheta in Liguria, arresti e perquisizioni – VIDEO

GENOVA Operazione anti ‘ndrangheta in corso dalle prime ore di stamane nel golfo del Tigullio, nella provincia di Genova: i poliziotti della squadra mobile hanno effettuato quattro arresti e perquisizioni a carico di altri indagati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta calabrese da anni residenti in Liguria. Tutto ruota intorno a delle società finanziarie. Si ipotizzano i reati di usura, estorsione, esercizio di abusiva attività finanziaria e traffico di stupefacenti, oltre che riciclaggio di denaro di provenienza illecita con la conseguente intestazione fittizia di beni e società. L’esito finale dell’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova sarà reso noto nel corso di una conferenza stampa che si terrà in mattinata presso la procura di Genova. L’anno scorso un’analoga operazione contro la ‘ndrangheta nel golfo del Tigullio aveva permesso alla polizia di arrestare otto persone ed eseguire misure cautelari a carico di altre tre persone, oltre all’esecuzione di sequestrati di beni immobili e società per decine di milioni di euro.

DIECI CASI DI USURA Prestiti usurai che superavano il 120% e se la vittima non riusciva a pagare veniva minacciata, picchiata e poi “spogliata” di quote societarie di bar o appartamenti. Era questo il metodo della “locale” di Lavagna che aveva preso di mira sia piccoli imprenditori edili sia titolari di bar e esercizi che tenevano anche slot all’interno secondo quanto accertato dalla Dda. Due ordini di custodia cautelare hanno raggiunto i fratelli Francesco Antonio e Antonio Rodà, gia’ in carcere da giugno a seguito della prima parte dell’indagine, mentre sono finiti in manette oggi Paolo Paltrinieri e Alfred Remilli. I reati contestati sono, a vario titolo, usura ed estorsione aggravata dall’uso del metodo mafioso, spaccio di stupefacenti, intestazione fittizia di beni e riciclaggio. Sono almeno una decina i casi di piccoli imprenditori a cui l’associazione avrebbe prestato soldi a strozzo. In un episodio, una vittima a fronte di un prestito di 250 mila euro aveva dovuto restituirne 560 mila ed era anche stato picchiata perché indietro con i pagamenti. «Questa – ha sottolineato il sostituto procuratore Alberto Lari che ha coordinato l’indagine della polizia – non è una mafia povera ma è una organizzazione che guadagna e lucra».