La necessità di ricreare un sistema sociale capace di ridurre l’impatto traumatico della crisi economica è una condizione che dovrebbe interessare trasversalmente gli enti locali e pubblici, ottimizzando i servizi senza alcuna dispersione. Nelle Regioni del Sud il problema è ancora più radicale, giacché affronta una crisi sistemica che vede coinvolti attori di ogni genere.
In Calabria è recente la polemica dei centri deputati al recupero dei minori in difficoltà, da sempre costretti a una diaria modesta e peraltro pagata notevolmente in ritardo.
Basterebbe comparare le indennità erogate in altre Regioni per rendersi conto di una disparità evidente.
Non è solo questo il segmento di crisi più evidente. Sono stati tagliati servizi lineari nell’ultimo quinquennio , causati da una spending review che è stata riversata principalmente sugli enti periferici.
Gli enti hanno visto depauperare le loro dotazioni organiche trovandosi personale demotivato, senza ricambio e senza interlocuzione stabile. È anche vero che le figure apicali deputate a una inversione di tendenza non hanno mai messo in campo quella creatività utile a trovare soluzioni alternative.
Se ci si rassegna all’assenza di risorse, senza una sinergia qualificata con altri enti pubblici, difficilmente si esce dall’empasse dell’insussistenza. Comuni e Asp devono mettere insieme risorse umane per attivare gli sportelli per adolescenti, l’assistenza domiciliare ma anche incrociare offerta e domanda di lavoro , mettendo insieme opportunità per chi non ha lavoro. È un percorso che abbisogna di interventi strutturali e del distinguo operato da chi agisce.
La differenza nella qualità la fanno sempre le persone. È di questo messaggio che devono riempirsi le nostre menti, insieme a una ricollocazione generale delle priorità. E i minori, gli svantaggiati socialmente, le persone con disabilità hanno priorità gerarchica se si vuole ricucire il tessuto globale.
*Fondazione scientifica Brf
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