FURBETTI | All’Asp i maghi del cartellino
COSENZA Il meccanismo messo in atto dai furbetti del cartellino è sempre lo stesso. Un collega timbra per due – incurante delle telecamere ormai sempre attive e presenti nelle pubbliche amministrazio…

COSENZA Il meccanismo messo in atto dai furbetti del cartellino è sempre lo stesso. Un collega timbra per due – incurante delle telecamere ormai sempre attive e presenti nelle pubbliche amministrazioni – e lui (o lei) va al supermercato, a fare la spesa o al bar a prendere un caffè. Una “furbata” che diventa più grave se a farne le spese sono pazienti che aspettano di essere curati a casa perché a volte le loro condizioni sono molto gravi. Ecco perché l’azione della Procura di Cosenza nei confronti dei fannulloni – se le accuse saranno provate – sarà durissima. La guardia di finanza, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, dall’aggiunto Marisa Manzini e dal sostituto Donatella Donato, ha notificato diversi provvedimenti a presunti assenteisti del Cosentino e quattro hanno riguardato dipendenti dell’Asp bruzia. Si tratta di un medico e tre infermieri assunti al servizio di assistenza domiciliare: per loro è scattata l’interdizione dai pubblici uffici per un anno. Tra l’altro l’Asp di Cosenza non è immune ai furbetti del cartellino. Diverse inchieste hanno beccato i presunti fannulloni. La notizia di reato di questa nuova indagine nasce da una annotazione del Nucleo tributario della Finanza il quale, nell’ambito di autonoma attività di polizia economico-finanziaria finalizzata ad individuare una possibile truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, è venuto a conoscenza che personale dipendente dell’Azienda ospedaliera nonché dell’Asp di Cosenza è «dedito – è scritto nel provvedimento – ad allontanarsi dall’ufficio senza alcuna autorizzazione ovvero senza vidimare elettronicamente il proprio badge». È emerso che alcuni dipendenti si accordavano tra loro per timbrare a turno il cartellino degli altri che, invece, potevano giungere in altro orario o evitare di presentarsi nei propri uffici.
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OSSERVAZIONE OCCULTA È stata disposta una attività di «osservazione occulta» nei pressi di tali unità, al fine di trovare riscontro attraverso il monitoraggio degli eventuali spostamenti degli impiegati ivi dislocati. In particolare, nel mese di febbraio del 2016 sono state autorizzate le attività di videoripresa degli stabili dell’azienda ospedaliera nonché dello stabile dove sono ubicati gli uffici dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi). Alcuni dipendenti si assentavano sistematicamente durante l’orario di lavoro senza autorizzazione, per dedicarsi ad altre attività di carattere privato. Inoltre, in alcuni casi, venivano favoriti da altri dipendenti, a cui consegnavano il proprio badge, per avere assicurata l’attestazione di inizio e/o fine turno: con tale escamotage veniva fatta risultare contabilmente e amministrativamente una situazione diversa da quella reale. Per la Finanza è stato necessario monitorare costantemente il luogo dove era installato l’unico rilevatore segnatempo, nella struttura sanitaria – Adi -, al fine di verificare eventuali inadempienze da parte del personale dipendente al momento della “timbratura del badge”, nonché installare una telecamera esterna in prossimità dell’unica via di accesso e di uscita della struttura sanitaria.
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ESCAMOTAGE Tramite tale accorgimento è stato possibile anche controllare il flusso di auto in uso ai dipendenti per accertare ulteriori ed eventuali irregolarità. Ciò ha consentito di individuare sia i dipendenti che si allontanavano dal posto di lavoro senza smarcare il tesserino personale sia quelli che, assenti in quel momento, avevano ceduto ad altri colleghi per la “smarcatura”. «Occorre precisare – scrivono i magistrati – che tra l’orologio impostato nel lettore badge installato nell’Adi e il timer impostato nel sistema di videosorveglianza esiste uno scarto di circa 20 secondi. Tale lasso di tempo non ha comunque impedito l’esatta individuazione dei fatti contestati né dei responsabili di ognuna delle condotte illecite». Un importante riscontro agli elementi acquisiti dalle operazioni di videoregistrazione è stato fornito dalle attività di pedinamento e osservazione, nonché dai sopralluoghi effettuati e conseguentemente relazionati. Sono stati attenzionati quei soggetti i cui atteggiamenti, anche prima dell’inizio delle operazioni di videoregistrazione, erano ritenuti anomali e avevano pertanto suscitato l’interesse investigativo da parte dei militari operanti. In particolare, l’attenzione si è concentrata sia sui dipendenti che, con molta frequenza, uscivano e/o entravano dalla sede lavorativa, sia su dipendenti i quali, benché avessero incarichi d’ufficio, erano stati notati spesse volte al di fuori del posto di lavoro. Tali indizi hanno dato modo di predisporre ed eseguire, nei loro confronti, servizi di appostamenti e pedinamenti, la maggior parte dei quali hanno confermato che alcuni degli indagati erano seduti comodamente al bar a prendere il caffè e non per poco tempo, oppure a ora di pranzo a mangiare in ristoranti e trattorie a volte con amici. Incuranti – sostengono le indagini – che a casa c’erano pazienti che aspettavano magari di fare una flebo.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it