La fondatrice calabrese del Moas: «Mai preso soldi da scafisti»
ROMA «Non abbiamo mai preso soldi da scafisti. Le donazioni arrivano da gente che, come noi, crede che salvare una vita umana significhi salvare il mondo. Per privacy non possiamo fare nomi. Ma se c…

ROMA «Non abbiamo mai preso soldi da scafisti. Le donazioni arrivano da gente che, come noi, crede che salvare una vita umana significhi salvare il mondo. Per privacy non possiamo fare nomi. Ma se ce li chiedesse un giudice saremmo a disposizione. Tutte le donazioni sono eticamente controllate». Lo afferma Regina Liotta, fondatrice di Moas insieme al marito Christopher Catrambone, in un’intervista a Repubblica. «Non riceviamo chiamate dai barconi» e «abbiamo sempre rispettato la legge», assicura Liotta. «In mare non puoi chiedere: Tu che tipo di migrante sei? Scappi da una guerra e sei un migrante economico?». «In queste settimane noi siamo stati lo strumento dei partiti per fare politica del terrore», accusa Liotta. «Ci siamo trovati di fronte a una campagna razzista, nazifascista, che distrae dalla cosa più importante: si parla di finanziamenti per non dire che in mare c’è gente che muore per la nostra indifferenza. L’Italia era un modello di accoglienza. Ora, invece, chi siamo?». «Io sono italiana, orgogliosamente calabrese. Mio marito Chris americano. Insieme abbiamo deciso, avendone la possibilità economica, di dedicare un pezzo della nostra esistenza a soccorrere chi, dopo aver subito violenze e atrocità varie, decide di scappare», racconta la donna. «Siamo stati costretti a occuparci di loro dall’Europa, dall’Italia. Dovrebbe essere mestiere degli Stati impedire a chi fugge dalle torture, alla ricerca di diritti, di morire in mare. E invece, purtroppo, questo non accade. Moas, come le altre Ong, ha occupato uno spazio colpevolmente vuoto».