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La nuova geografia della ’ndrangheta in Lombardia

MILANO La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale sempre più «radicata» sul territorio lombardo, come dimostra il numero delle “locali” attive nella regione locomotiva d’Italia: 18 quelle accertate…

Pubblicato il: 05/05/2017 – 14:14
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La nuova geografia della ’ndrangheta in Lombardia

MILANO La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale sempre più «radicata» sul territorio lombardo, come dimostra il numero delle “locali” attive nella regione locomotiva d’Italia: 18 quelle accertate negli ultimi anni dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Milano (Bollate, Cormano, Milano, Pavia, Corsico, Mariano Comense, Seregno-Giussano, Desio, Rho, Pioltello, Legnano, Erba, Bresso, Limbiate, Canzo e Solaro, Cermenate, Calolziocorte e Fino Mornasco). Locali che, come emerge dal Bilancio Sociale della Procura milanese, «fanno riferimento a un organismo di coordinamento denominato la “Lombardia”». E «la “Lombardia” ha costanti rapporti con la Calabria. Anzi ogni “locale” presente sul territorio lombardo ha un proprio omologo e deriva da analoga struttura presente in Calabria». Proprio come in Calabria, infatti, anche in Lombardia all’interno di ciascuna “locale” «sono distribuite cariche e doti» che «individuano la funzione e l’importanza degli affiliati all’interno della ‘ndrangheta». E tra le condizioni «di contesto che hanno consentito il radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia vi è la disponibilità del mondo imprenditoriale, politico e delle professioni (cioè il cosiddetto capitale sociale della ‘ndrangheta), ad entrare in rapporti di reciproca convenienza con il sodalizio mafioso». E anche in Lombardia, si legge nel documento redatto con la supervisione del procuratore Francesco Greco e con il supporto scientifico di Sda Bocconi School of Management, «gli incontri tra gli associati, funzionali alla concessione di doti e all’elaborazione delle strategie dell’associazione, avvengono nell’occasione di incontri, definiti “mangiate”, che costituiscono dei veri e propri summit mafiosi».
La ‘ndrangheta costituisce dunque «una presenza stabile e costante, visibile e riconoscibile» in Lombardia, con un «radicamento» tale che «determina la presenza di una condizione di assoggettamento e omertà diffusa, frutto della forza di intimidazione che promana dall’associazione mafiosa armata e radicata sul territorio lombardo». Dove «non è costituita da un insieme di ‘ndrine tra loro scollegate e scoordinate, ma nemmeno da una “macro organizzazione”». In Lombardia si è invece organizzata con «un sistema di regole che crea vincoli tra gli aderenti» attraverso «una configurazione reticolare e strumentale al perseguimento di differenti interessi individuali, con forme di forte solidarietà collettiva e di stringente cooperazione, il cui tessuto connettivo è la soddisfazione di interessi individuali». La ‘ndrangheta lombarda potrebbe dunque essere definita «un’organizzazione unitaria su base federale, costituita da più locali secondo un modello di organizzazione-rete, non di carattere gerarchico verticistico dove il rimando alla ‘ndrangheta e alle sue tradizioni serve, all’interno, per garantire lealtà tra i membri e adesione agli scopi, e, all’esterno, per sorreggere l’efficacia del metodo intimidatorio».

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