Sotto usura per pagare gli studi al figlio, gli indagati si difendono
COSENZA «Non c’è stata alcuna richiesta di pizzo». Lo ha detto al gip del Tribunale di Cosenza Roberto Citro, uno dei cosentini arrestato giovedì mattina dai carabinieri della compagnia di Rende che…

COSENZA «Non c’è stata alcuna richiesta di pizzo». Lo ha detto al gip del Tribunale di Cosenza Roberto Citro, uno dei cosentini arrestato giovedì mattina dai carabinieri della compagnia di Rende che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, Giusy Ferrucci, su richiesta della Procura, nei confronti suoi e di Francesco Citro, entrambi accusati dei reati di usura aggravata dallo stato di bisogno ed estorsione.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo operativo radiomobile e della stazione di Rende, è stata avviata lo scorso febbraio in seguito alla denuncia presentata dalla vittima, che si era indebitata per poter pagare al figlio un corso di formazione professionale nel nord Italia. Purtroppo, l’uomo non riuscendo ad affrontare le spese per il mantenimento della famiglia, si era rivolto a dei conoscenti che si sono offerti di prestargli la somma di 3.500 euro pattuendo il tasso usuraio di 500 euro al mese. Ciò non ha fatto altro che peggiorare la già grave situazione economica della vittima, alla quale veniva anche tolta l’autovettura come garanzia per il saldo del debito. Disperato, il 49enne ha infine trovato la forza di rivolgersi al comandante della Stazione carabinieri di Rende che lo ha convinto a denunciare i fatti.
Venerdì mattina si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei due davanti al gip Giusy Ferrucci. Francesco Citro, difeso dall’avvocato Antonio Ingrosso, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Mentre Roberto Citro, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri, ha raccontato la sua versione dei fatti al gip. Prima di tutto, il 50enne ha affermato che il cugino è totalmente estraneo alla vicenda. Ha poi precisato di aver prestato alla vittima 7mila euro e non 3.500 come si evince dalla denuncia ma di non aver mai preteso nulla in cambio. Roberto Citro ha ribadito più volte di non aver mai minacciato la vittima né la sua famiglia e di non averlo mai fatto avvicinare da persone vicine alla criminalità organizzata anche perché non ha alcun tipo di rapporto. I legali hanno chiesto la revoca della misura cautelare in carcere. Si attende la decisione del gip.
mi. mo.