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Don Giorgio sferrò un pugno, poi il pestaggio

REGGIO CALABRIA Ragazzi che giocano a pallone in un cortile. Un’immagine che rievoca spensieratezza giovanile, più che violenza. E invece a Reggio quella partita a calcio è stata la causa scatenante…

Pubblicato il: 28/05/2017 – 9:37
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Don Giorgio sferrò un pugno, poi il pestaggio

REGGIO CALABRIA Ragazzi che giocano a pallone in un cortile. Un’immagine che rievoca spensieratezza giovanile, più che violenza. E invece a Reggio quella partita a calcio è stata la causa scatenante della brutale aggressione ai danni di don Giorgio Costantino. Le immagini delle telecamere di sorveglianza hanno permesso agli inquirenti di ricostruire tutta la scena e di individuare nel 25enne Giacomo Gattuso il principale responsabile del pestaggio contro il sacerdote. Il gip ha convalidato il suo fermo con l’accusa di tentato omicidio. In manette sono finiti anche Agostino Ceriolo, Salvatore D’Agostino, Domenico Zampaglione e Simone Liconti, gli amici presenti al momento dell’aggressione ma che hanno dichiarato di non conoscere Gattuso. Per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari per un periodo di 60 giorni.

L’AGGRESSIONE Ormai da tempo don Giorgio doveva fare i conti con quei giovani che disturbavano, soprattutto la sera. Per questo aveva più volte chiesto l’intervento dei carabinieri, che in una occasione avevano anche sequestrato lo scooter a uno dei ragazzi che frequentavano il piazzale del Divin Soccorso. La situazione, però, non era mai stata risolta, al punto che le suore della parrocchia avevano già programmato il loro trasferimento in un’altra sede. In quella zona si sentivano in pericolo. La notte tra il 23 e il 24 maggio quei giovani giocavano a calcio. Quando il pallone finiva nel cortile della canonica, qualcuno di loro entrava per prenderlo. Era stata anche usata una bottiglia di plastica per impedire la chiusura del cancello.
Don Giorgio, forse svegliato dagli schiamazzi, esce in vestaglia e inizia a riprendere la scena con il cellulare. Uno dei ragazzi si avvicina e chiede spiegazioni. Il prete mima il gesto di picchiarlo. Si avvicinano tutti gli altri, anche Gattuso. Non lo picchiano, ma con un movimento corale e intimidatorio lo fanno indietreggiare. Il sacerdote accerchiato sferra un pugno proprio a Gattuso, che reagisce con violenza: almeno sei colpi alla testa e un calcio. Il 25enne si impossessa del telefonino del parroco e lo distrugge scagliandolo a terra. Don Giorgio è ancora in piedi e prova a parlare con gli altri ragazzi. Gattuso è sempre in preda all’ira. Qualcuno cerca di trattenerlo, ma riesce comunque a divincolarsi e a colpire nuovamente il sacerdote. Che, ormai a terra, riceve altri calci alla testa.
Le riprese video, scrive il gip nell’ordinanza, pur riscontrando la versione dei giovani in merito al comportamento del sacerdote, «registrano in modo inequivoco la feroce e ripetuta violenza» di Gattuso, fermata solo dall’intervento degli altri ragazzi presenti. Nulla, insomma, «che possa neppure lontanamente essere messo in rapporto comparativo di minima proporzione con il colpo inferto dal sacerdote, da tempo esasperato e con addosso un gruppo di giovani, al Gattuso». L’ipotesi della legittima difesa da parte del 25enne non è quindi contemplata.

LE INTERCETTAZIONI Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le varie responsabilità anche grazie alle intercettazioni ambientali. Convocati negli uffici della polizia giudiziaria, gli amici di Gattuso provano a escogitare qualcosa per farla franca. Zampaglione comunica agli altri le sue intenzioni: «Ho pensato di dirgli che io non ho visto niente… confusione…». E Liconti aggiunge: «Non gli devi dire niente, vedi che lo leggono…». Quando torna dopo il confronto con gli inquirenti, Zampaglione è preoccupato: «Qua ci arrestano a tutti». E Gattuso: «Minimo ci danno trent’anni». Passa tutta la notte, poi D’Agostino, rivolto a Gattuso e Liconti, seduti davanti a lui, dice chiaramente: «Ti vedi proprio tu che lo “bastuniavi” (picchiavi)». Nel successivo interrogatorio, Gattuso ammette le sue responsabilità.
Nelle motivazioni della custodia cautelare, il gip spiega che la «furia violenta» del 25enne «dimostra la sua spiccata pericolosità sociale, evidentemente sempre pronta a innescarsi con conseguenze devastanti, in assenza di minimi freni inibitori». La pericolosità di Gattuso «è poi confermata dal precedente per rapina riportato nel suo casellario giudiziario, che nulla è valso come monito per i suoi futuri comportamenti antisociali».

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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