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Accuse di mafia per l'ex ministro Scajola

REGGIO CALABRIA Si aggrava con accuse di mafia la posizione dell’ex ministro dell’interno Claudio Scajola. Il pm Giuseppe Lombardo ha modificato il capo di imputazione contestando al politico l’agg…

Pubblicato il: 31/05/2017 – 10:34
Accuse di mafia per l'ex ministro Scajola

REGGIO CALABRIA Si aggrava con accuse di mafia la posizione dell’ex ministro dell’interno Claudio Scajola. Il pm Giuseppe Lombardo ha modificato il capo di imputazione contestando al politico l’aggravante mafiosa nell’ambito del procedimento Breakfast, in cui Scajola è accusato di aver aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena a sottrarsi ad una condanna definitiva per concorso esterno e ad occultate il suo immenso patrimonio.

CONTRIBUTO CAUSALE AL SISTEMA CRIMINALE Tutti reati – ha affermato il pm, che ha voluto modificare il capo di imputazione prima che gli imputati si sottoponessero agli interrogatori previsti nelle prossime udienze – commessi «consapevolmente al fine di proteggere Matacena quale soggetto in grado di fornire un determinante e consapevole apporto causale alla ‘ndrangheta reggina, attraverso lo sfruttamento del suo rilevantissimo ruolo politico e imprenditoriale e per questa via agevolare il più ampio sistema criminale, imprenditoriale ed economico, riferibile alla predetta organizzazione di tipo mafioso, a cui favore il Matacena forniva il suo costante contributo».

APPALTI PER I CLAN In sostanza, emerge dal nuovo capo di imputazione, grazie all’ex deputato di Forza Italia da anni latitante a Dubai, alla grande mangiatoia degli appalti pubblici si sarebbero abbeverate una serie pressoché infinita di aziende dei clan. Nascosto dietro la A&A grazie ad una complessa schermatura, Matacena si è aggiudicato molti dei più importanti appalti della stagione del “modello Reggio”, crollata sotto il peso del buco di bilancio. Quegli appalti, fra cui il tapis roulant, la ristrutturazione del lungomare, il palazzetto dello sport, la palestra dei vigili del fuoco, alloggi popolari e persino l’edificio della nuova Questura, sono stati poi spezzettati in una serie di subappalti, affidati ad aziende riconducibili ai più importanti clan di Reggio Calabria e alle famiglie che attorno ci orbitano.

MUTUO SCAMBIO «Tali rapporti contrattuali – si legge nel capo di imputazione – costituivano lo strumento per affidare parte dei lavori relativi alle opere pubbliche già richiamate a soggetti direttamente o indirettamente inseriti nella, o comunque riferibili alla predetta organizzazione criminale di tipo mafioso, con la conseguente volontaria agevolazione del predetto sistema criminale mediante la canalizzazione a suo favore dei connessi vantaggi patrimoniali di rilevante entità». Un sistema criminale che per questo – sostiene la pubblica accusa – ha sempre avuto tutto l’interessa a «mantenere inalterata la piena attività del Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita dalle molteplici aziende indicate ed altre – si sottolinea nel capo di imputazione – in corso di individuazione, che venivano utilizzate, dietro articolate ed indispensabili operazioni di interposizione fittizia in grado di superare gli sbarramenti costituito dalle informazioni prefettizie».

SISTEMA DI RELAZIONE Operazioni – emerge chiaramente dalla contestazione – necessarie «per schermare la vera natura delle compagini sociali, dei consorzi e delle associazioni temporanee di imprese e la destinazione delle relazioni politiche, istituzionali ed imprenditoriali del sistema criminale di tipo mafioso prima richiamato e dal predetto Matacena garantite a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale».

IL CONTRIBUTO DI FIORDELISI E POLITI Una manovra resa possibile dalla complessa operazione di mascheramento e occultamento del patrimonio di Matacena, cui per l’accusa hanno consapevolmente partecipato anche la storica segretaria dei coniugi Matacena, Maria Grazia Fiordelisi, e il braccio operativo dell’ex deputato oggi latitante, Martino Politi. Ad entrambi, il pm ha contestato l’aggravante mafiosa prevista dall’articolo 7. Medesima contestazione, già da tempo, viene mossa alla moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, per la quale il capo di imputazione è stato modificato in sede di udienza filtro.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it 

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