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«Chiudiamo l'Antindrangheta»

«Non ce ne voglia l’anima di Berlinguer, ma l’eredità della sua questione morale è oggi una scatola vuota. Riempita, al più, da un intransigente proceduralismo. Una via, cioè, di affrontare la quest…

Pubblicato il: 31/05/2017 – 13:21
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«Chiudiamo l'Antindrangheta»

«Non ce ne voglia l’anima di Berlinguer, ma l’eredità della sua questione morale è oggi una scatola vuota. Riempita, al più, da un intransigente proceduralismo. Una via, cioè, di affrontare la questione morale della politica togliendo alla politica ogni spazio di discrezionalità, soffocando la sostanza con la forma. Facendo, soprattutto, della magistratura e delle sue inchieste il supremo guardiano della moralità».
In più c’è da aggiungere che quando questa interessa partiti come Il Pd, in Calabria poi…, la tecnocrazia legalista stimola il lavoro della rimozione, degli artifici delle auto sospensioni, delle note inneggianti al lavoro della magistratura (una banalità per chi crede nello stato e ha fiducia nelle istituzioni). Una trasformazione antropologica dei lupi bramosi della morale altrui in agnellini rispettosi, garantisti, pacifisti, terzomondisti. 
«Non stupisce, allora, che gli “amministratori onesti” – i perfetti interpreti in Terra della questione morale – coincidano spesso con quelli che alzano le mani e declinano ogni responsabilità. Interessati più alla perfezione formale del loro agire, e non invece alla loro sostanza politica. Così facendo, la questione morale sovrasta e appiattisce la questione della responsabilità. E forse è questo l’effetto distorto della pervicace ricerca di moralità in politica: che nessuno si prende più la responsabilità di fare le cose».
Applicando il ragionamento all’attualità di casa nostra, «la perfezione formale del mio agire», ovvero la mia cultura politica, mi impone di non commentare o strumentalizzare la vicenda Bova prima che non abbia saputo o dovuto chiarire una vicenda delicata che certo imbarazza ma che non è oggettivamente né la prima né l’ultima in una terra dove siamo tutti esposti, specie nelle istituzioni, direttamente o indirettamente a imbatterti in contatti che alcune volte manco lontanamente rivelano il proprio lato oscuro. Non è quindi facile e non sarà mai facile.
Sto quindi al tema che la questione morale non può appiattire la questione della responsabilità, la responsabilità di fare le cose. Il paradosso della vicenda può indurre quindi la politica a una scelta per cui non serve perfezione formale ma solo sostanza. 
Tra le scelte della politica può esservi quella di chiudere la commissione Antindrangheta in consiglio regionale. Per quel che vale è che per quel che ha prodotto in questi anni, al di là dell’impegno e della motivazione di chi nel tempo l’ha guidata, si è dimostrata una commissione inutile, autoreferenziale, priva di poteri al di là della forma.
Una poltrona manifestamente inutile in meno cui magari associare maggiore impegno del Consiglio e delle istituzioni su temi centrali nel contributo istituzionale alla lotta alla ‘ndrangheta come quello della cultura e della formazione che non a caso il procuratore Gratteri ha spesso sottolineato nei suoi interventi conoscendo profondamente quanto noi l’habitat in cui cresce e si alimenta il fenomeno.
Senza la commissione Antindrangheta nessuno di noi si sentirà meno coinvolto nel provare a migliorare il nostro tessuto sociale ed economico a partire dai propri comportamenti ne ad inneggiare con rispetto e magari in silenzio al lavoro importante di un pezzo del nostro stato quale è la magistratura. Non sarà difficile salvare la forma ma la tempo stesso la politica avrà dimostrato sostanza.

 
*Consigliere regionale
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