L'Agenzia nazionale per i beni confiscati trasloca a Roma
ROMA La riforma del Codice antimafia, che andrà in Aula al Senato il prossimo 13 giugno, prevede che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla…

ROMA La riforma del Codice antimafia, che andrà in Aula al Senato il prossimo 13 giugno, prevede che l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata abbia la sede principale a Roma – finora era Reggio Calabria – e le sedi secondarie a Reggio Calabria, Palermo, Catania, Napoli, Bologna e Milano e sia posta sotto la vigilanza del ministro dell’Interno.
Il testo fin qui predisposto prevede che l’Agenzia disponga, compatibilmente con le sue esigenze di funzionalità, che le proprie sedi siano stabilite all’interno di un immobile confiscato. La dotazione organica dell’Agenzia sale a duecento unità complessive (oggi sono meno di cento e la gran parte “comandate” da altre amministrazioni), ripartite tra le diverse qualifiche, dirigenziali e non. Il direttore dell’Agenzia verrà scelto tra figure professionali che abbiano maturato esperienza professionale specifica, almeno quinquennale, nella gestione dei beni e delle aziende: prefetti, dirigenti dell’Agenzia del demanio, magistrati che abbiano conseguito almeno la quinta valutazione di professionalità o delle magistrature superiori. Il soggetto scelto è collocato fuori ruolo o in aspettativa. All’Agenzia sono attribuiti questi compiti: acquisizione, attraverso il proprio sistema informativo, dei flussi informativi necessari per l’esercizio dei propri compiti: dati, documenti e informazioni; acquisizione, in particolare, dei dati relativi ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata nel corso dei procedimenti penali e di prevenzione; acquisizione delle informazioni relative allo stato dei procedimenti di sequestro e confisca; verifica dello stato dei beni nei medesimi procedimenti, accertamento della consistenza, della destinazione e dell’utilizzo dei beni; programmazione dell’assegnazione e della destinazione dei beni confiscati; analisi dei dati acquisiti, nonché delle criticità relative alla fase di assegnazione e destinazione dei beni confiscati, dal provvedimento di confisca emesso dalla Corte di appello.
SANTELLI CHIAMA MINNITI «La decisione di trasferire l’Agenzia nazionale per i beni confiscati da Reggio Calabria a Roma, prevista da un emendamento al Codice antimafia, e di declassare la sede reggina ad una subordinata è inconcepibile, immotivata e illogica ed è ancora più sorprendente che lo si decida mentre è in carica un ministro dell’Interno calabrese e reggino». Lo afferma, in una nota, la deputata di Forza Italia Jole Santelli, coordinatore del partito in Calabria. «Il governo Berlusconi, tramite l’allora ministro Maroni – prosegue Santelli – decise di scegliere Reggio Calabria sulla scorta di considerazioni ineccepibili, la prima delle quali riguardava il fatto che la «’ndrangheta fosse ed è tuttora la più potente e ricca organizzazione criminale del mondo. Portare via da Reggio Calabria l’Agenzia ha un alto valore simbolico negativo e priva la regione di un centro decisionale importante per la distribuzione operativa dei beni confiscati alle cosche». «Vorremmo capire direttamente dal ministro Minniti – dice ancora la deputata di Forza Italia – le ragioni di una scelta che impoverisce, indirettamente, il ruolo della Calabria nel contrasto alle mafie, il peso delle azioni culturali e fattive messe in campo dell’associazionismo e che depotenzia la funzione della regione, socialmente imprescindibile, nella difficile e quotidiana azione di aggressione alle cosche e di prevenzione della loro estensione».