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«Legge elettorale, ora il Pd si fermi»

È un grave errore politico far finta di non capire e non vedere quello che sta veramente accedendo e quel che è già accaduto. La presentazione ufficiale da parte del M5S dell’emendamento che chiede…

Pubblicato il: 08/06/2017 – 9:36
«Legge elettorale, ora il Pd si fermi»

È un grave errore politico far finta di non capire e non vedere quello che sta veramente accedendo e quel che è già accaduto. La presentazione ufficiale da parte del M5S dell’emendamento che chiede di inserire nella legge elettorale il voto disgiunto tra quota proporzionale e quota maggioritaria e il voto di preferenza nella quota proporzionale è una rottura profonda dell’accordo tra i quattro partiti che avevano concordato la legge elettorale. 
Non tratto qui l’argomento per cui nel merito condivido i due punti, convinto come sono che a costituzione vigente l’unico sistema non in contrasto con il suo dettato sia quello del proporzionale italiano utilizzato fino all’esordio del Mattarellum. 
Noto invece l’ipocrisia di chi ripete affannosamente di non condividere questa legge (quella dell’accordo) ma di accettarla per responsabilità nazionale, avverte gli altri partiti che qualsiasi rottura dell’accordo raggiunto rimetterebbe tutto in discussione, e fa finta di non accorgersi che l’emendamento presentato dal M5S in violazione dell’accordo è la consumazione di una rottura pesante e irreversibile del patto a suo tempo siglato; al di là di quale sarebbe il risultato della votazione alla Camera. Lo capisce meglio Grillo, del resto, che non a caso ha avvertito il bisogno di un nuovo referendum-bufala sul suo blog (non controllato da nessuno potere trasparente e democratico).
Possibile che i dirigenti del mio partito non capiscano che il voto della Camera sul voto disgiunto e la preferenza, nell’eventualità (non interamente improbabile) venisse approvato chiuderebbe all’angolo il Pd che dovrebbe poi rispettarlo? A quel punto quindi il Pd dovrebbe accettare la violazione dell’accordo tra i 4 partiti o rigettarlo dando ragione ai severi giudizi del presidente Napolitano che ritiene intollerabile che le dirigenze dei partiti cancellino o sovrastino le decisioni del Parlamento con una violazione dello spirito e della lettera della Costituzione.
Ma c’è di più. Grillo ha precisato che comunque l’accordo finale sulla legge verrebbe, prima del voto definitivo, sottoposto all’accettazione del blog (quindi, un procedimento in cui la volontà del Parlamento viene assoggettata a quella di un gruppo privato). Se il blog bocciasse l’accordo il M5s si sfilerebbe lasciando agli altri 3 partiti la responsabilità dell’accordo. A quel punto Grillo, dopo avere magari incassato la possibilità di nominare i propri parlamentari (per evitare le massicce defezioni che ha già conosciuto nella legislatura in corso), potrebbe impostare la propria battaglia elettorale accusando gli altri di inciuci vari radicalizzando la spinta populista che è il motore della sua strategia. Il Pd quindi andrebbe al voto con una legge che non è quella che vorrebbe ma accettata solo per responsabilità inseguito dalle accuse del M5S di inciuci e violazioni varie.
Possibile che nessuno si rende conto che sarebbe la ripetizione del film girato da Bossi nel 1994 quando l’onorevole Mario Segni venne chiuso in una identica trappola che segnò nella prospettiva la fine del suo progetto politico?
Credo che una classe dirigente attenta dovrebbe sospendere immediatamente la discussione in aula e verificarne la fattibilità.

*Deputato Pd

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