FILO ROSSO | Soldi, cene gratis e assunzioni per gli uomini del clan
LAMEZIA TERME C’è chi ha ceduto, ha pagato ai figli come faceva coi padri. E chi non ha voluto saperne e non si è piegato alle richieste estorsive ma non sempre ha denunciato. Il confine – è stato de…

LAMEZIA TERME C’è chi ha ceduto, ha pagato ai figli come faceva coi padri. E chi non ha voluto saperne e non si è piegato alle richieste estorsive ma non sempre ha denunciato. Il confine – è stato detto nel corso della conferenza stampa dell’operazione Filo Rosso che ha portato al fermo di nove giovani appartenenti al clan Giampà – tra l’essere vittime e complici è sottile. È anche questo un filo rosso che unisce i tempi cupi delle estorsioni feroci con i giorni d’oggi in cui operazioni antimafia come “Medusa” e “Perseo” hanno decapitato quella che era la cosca egemone di Lamezia Terme.
LE ESTORSIONI Il titolare della “Scuola di ballo” Pasquale Valentino che versa 500 euro; la carrozzeria di Domenico Verso che paga, la pizzeria “Insonnia” che cede al pagamento di 300 euro, il titolare della macelleria Antonio Giampà costretto a consegnare 8 chili di carne dal valore di 100 euro a Giuseppe Cappello, più uno svariato quantitativo di merce a Gianluca Notarianni, Fabio Vescio e Michele Bentornato. Il titolare del ristorante “L’Oasi”, Vincenzo Pellegrino, è stato invece costretto a consegnare pesce già cotto, per quattro persone, per il valore di 1.500 euro da recapitare ad Aldo Notarianni all’interno del carcere. Senza contare il forte sconto preteso da «Gianluca Notarianni, unitamente alla madre Giuseppina Giampà ed al fratello Manuel, nell’occasione in cui si recavano a cenare presso il ristorante “L’Oasi”, beneficio scaturito dall’essere, costoro, familiari di Aldo Notarianni al quale, a suo tempo veniva riconosciuto, dall’esercente, lo stesso privilegio», scrive il sostituto procuratore Elio Romano in uno tanti capi di imputazione per estorsione contestai al clan. Sempre pesce, consegnato gratuitamente, ha dovuto elargire, secondo quanto emerge dalle indagini, Michele Curcio, titolare della “Pedro srl”. A tenere particolarmente al proprio look era Giuseppe cappello che ha costretto il parrucchiere Francesco Orlando a 10 tagli gratis per un valore di 100 euro. Duecentoventi euro ha dovuto invece versare il titolare dell’attività commerciale “ex Bazar”, Augusto Antonio di Gizzeria.
LE TENTATE ESTORSIONI E poi ci sono coloro che non hanno pagato: alcuni hanno denunciato, altri no. Il gruppo giovane della cosca Giampà pretendeva dai titolari della società Scare Trade srl che gestisce due supermercati marchio “Conad” a Lamezia Terme il versamento di una somma di denaro ma, soprattutto l’assunzione della moglie di Saverio Giampà, Concetta Massimilla, all’interno del supermercato. Mille euro pretendevano dal titolare di un bar in via del Progresso, Pietro Giampà, 41 anni, che non ha ceduto alla richiesta sapendo che quel “prestito” non sarebbe mai stato restituito. Dal titolare di un panificio e del bar “Marylin”, Pietro Giampà, 36 anni, la cosca pretendeva l’acquisto di tute da ginnastica da inviare ai parenti detenuti.
Anche i messaggi diretti ad Antonio Ferraro, titolare ed amministratore della Cofer srl, azienda impegnata nella realizzazione dei lavori di costruzione del Palazzetto dello Sport in via del Progresso, erano inequivocabili: una bottiglietta contenete liquido infiammabile e proiettili la prima volta e un ordigno rudimentale che esplodendo ha causato lievi danni davanti al cantiere. In “Perseo” su 40 parti offese riconosciute le parti civili costituite sono state appena una manciata e lo stesso tenore hanno i numeri di processi come “Medusa” e “Chimera”.
Si aspetta, ora, di sapere quanti confermeranno di avere subìto estorsione, e se vi sarà un processo, quanti si costituiranno come parti offese.
ale. tru.